Shakespeare in Mostra con Helen Mirren e Julie Taymor

Abbiamo incontrato la regista e la protagonista di The Tempest, l'adattamento fantasy del romance di Shakespeare che chiude 'magicamente' la 67ma Mostra del Cinema di Venezia.

Dopo Frida, in concorso a Venezia nel 2002, e il grande successo del musical sui Beatles Across the Universe, la brillante e visionaria regista americana Julie Taymor torna sul grande schermo con la versione cinematografica de La Tempesta di Shakespeare nell'anno (il 2010) del 400esimo anniversario del suo debutto sul palcoscenico. Una versione, quella della Taymor, che filtra l'intramontabile commedia sulla vendetta, sul perdono e sull'amore attraverso il suo originale e fantasioso sguardo. Fedele al suo estro immaginifico, la Taymor trasforma il protagonista dell'opera, lo stregone Prospero, in una donna di grande carisma che la regista affida alle cure del Premio Oscar Helen Mirren, una maga che si avventura in un vortice di alchimie, sentimenti ed eventi cullata dalla natura incontaminata dell'isola incantata e fantastica su cui vive crescendo la giovane figlia Miranda. Magia, amore, colonialismo e dinamiche di regno in questa originale rivisitazione moderna di Shakespeare di cui la regista del Massachusetts (che ha anche diretto la versione teatrale de La Tempesta a New York) ci ha parlato durante la conferenza stampa di presentazione oggi a Venezia insieme a Helen Mirren e allo statuario Djimon Hounsou, che nel film recita nei panni di Caliban, lo schiavo.

Signora Taymor, perchè ha scelto di portare The Tempest anche al cinema oltre che in teatro?

Julie Taymor: Alcuni anni fa avevo prodotto e diretto la piece teatrale di The Tempest a New York e fu il primo dramma di Shakespeare da me diretto. Mi sono innamorata subito di questo dramma e anche se c'erano stati già tanti altri film su quest'opera, penso a L'ultima tempesta di Peter Greenaway, il testo originale permette una tale quantità di soluzioni e di riletture che ciascuno può interpretarlo come vuole, c'è sempre spazio per una personale visione di The Tempest. Poi al mio seguito ho avuto il cast migliore che potessi ottenere, che unito alla straordinaria bellezza del paesaggio e agli effetti visivi che avevo a disposizione ho pensato che il cinema potesse essere un altro mezzo perfetto per raccontare Shakespeare e la sua tragedia, la più complessa e completa che io abbia mai letto.

Signora Mirren, com'è stato interpretare The Tempest al cinema? Helen Mirren: Non mi ero mai avvicinata a The Tempest prima d'ora, neanche a teatro, quando mi è stato offerto il ruolo da Julie ne sono rimasta affascinata perchè Shakespeare è stato l'autore che tanti anni fa mi ha spinto ad intraprendere la carriera di attrice teatrale, pensate che il mio primo ruolo nelle recite scolastiche è stato quello di Caliban (ride). Alcuni anni fa sono andata a vedere la piece teatrale insieme al mio amico Derek Jacobi e mi sono detta che avrebbe anche potuto essere interpretata da una donna nella parte di Prospero, senza neanche cambiare troppo né i dialoghi né la storia di base. Poi due anni fa l'incontro con Julie, non ci conoscevamo ma in un certo senso la pensavamo allo stesso modo su The Tempest. Entrambi avevamo voglia di lavorare insieme e lei mi chiese cosa mi sarebbe piaciuto fare al cinema. Io risposi senza dubbi che mi sarebbe tanto piaciuto recitare nella versione femminile di Prospero e lei mi disse che ci aveva già pensato a questa possibilità. Eravamo come due universi paralleli che non si erano mai incontrati.

Qual'è secondo lei il fascino delle isole nella narrazione di storie come questa? Cos'ha di tanto affascinante la messa in scena su una terra circoscritta dall'acqua?

Julie Taymor: I personaggi di questa storia vengono messi su un'isola senza poter scappare mai e si crea come un sentimento di insofferenza, un ribollìo. E' stato magnifico avere dodici attori su un'isola delle Hawaii tutti insieme, in un ambiente quasi deserto che già di per sé rappresenta uno dei personaggi principali della storia. Essi vivono in questa natura selvaggia e a tratti anche ostile che li influenza, come il clima. Non si riesce a capire in che periodo della Storia ci troviamo, l'isola è l'unica cosa che si vede. La costumista e lo scenografo hanno molto giocato con l'isola ricreando in essa un luogo della mente, un vero e proprio personaggio protagonista. La ricerca della giusta location ha richiesto molto tempo, avevamo bisogno di rocce vulcaniche e di una gola rocciosa che avesse il color della lava perchè è lo stesso Shakespeare a richiederlo nei suoi scritti. L'isola stessa è da lui considerata un luogo magico, siamo stati davvero fortunati a trovarla, volevo che fosse la foresta a spingere i protagonisti l'uno verso l'altro, come fossimo in una fiaba, tutti elementi già presenti nel dna della storia originale. E' nell'esperienza e nella cultura dell'essere umano capire la natura che lo circonda ed entrarci.

Il fatto che Prospero sia una donna ha un significato ben preciso: le donne sono state, ed in certe culture ancora sono, vittime del loro sapere e della sopraffazione. Ha pensato anche a questo aspetto quando ha preparato il suo ruolo? Helen Mirren: Le donne nella Storia sono state sempre punite per la potenza che avrebbero potuto avere nella società. Per me è stata una cosa fantastica interpretare Prospera, perchè ho pensato alle lotte delle donne ai tempi di Shakespeare, quando venivano punite solo per aver letto o studiato, ma ho pensato anche alle donne che ancora oggi, negli stati fondamentalisti e estremisti del mondo, vengono allontanate dall'istruzione e perseguitate. Mi piace che si sia potuto raccontare anche questo aspetto tra le righe, in Prospera ho messo un po' di tutte loro, ma ho dovuto affrontare anche una preparazione tecnica non indifferente. Ho imparato le battute a memoria, ho letto e studiato, sapevo di dovermi preparare alla perfezione, senza una conoscenza approfondita del testo non sarei mai riuscita a recitare. Il grande vantaggio di un film rispetto alla piece teatrale è che la mimica visiva è chiara allo spettatore, non volevo rischiare di entrare nel panico perchè non mi ricordavo le battute alla perfezione. Ho seguito molto il mio istinto, mi sono messa nelle mani di Julie, una regista visionaria e bravissima. Sentivo che questo materiale aveva bisogno della sua visione.

Signor Hounsou, come si è preparato per il ruolo di Caliban e quale opera ama di più di Shakespeare? Djimon Hounsou: Devo essere sincero, non conoscevo Shakespeare prima di lavorare in questo film, The Tempest è stata la mia prima esperienza alle prese con le sue opere. La cosa mi spaventava molto all'inizio, era un linguaggio per me assai difficile, il suo, ma grazie a Julie sono riuscito a farlo, mi sono affidato alla sua fantastica visione, ho letto e studiato l'opera per riuscirne a comprendere le sfumature e per cercare di entrare più approfonditamente possibile nella psicologia e nella natura di Caliban. Senza considerare che dovevo sottopormi ogni giorno a ben cinque ore di trucco. Ricordo la prima volta che ho recitato in scena con Helen Mirren, dovevo mostrarmi in uno stato di collera davanti a quella che io considero l'attrice per eccellenza, ero molto emozionato ed ho cercato di fare del mio meglio.

Signora Taymor, è stato più faticoso portare a termine The Tempest o realizzare la piece teatrale di Spider-man?

Julie Taymor: E' stato un lavoro completamente diverso, con Spider-man ho lavorato per sette anni e mezzo, è un personaggio fantastico da portare a teatro, è stata la produzione più costosa nella storia di Broadway e debutteremo il 21 dicembre al Foxwood Theatre di Manhattan. Qui avevamo un ottimo testo da cui partire, mentre per Spider-man abbiamo dovuto costruire noi l'approccio teatrale, una cosa completamente diversa dal supereroe cinematografico.

Come avete lavorato all'aspetto visivo del film che rende così bene l'aspetto drammatico della storia? Julie Taymor: Lo scenografo ed io abbiamo studiato insieme per capire come affrontare la parte magica della storia, lo spirito di Ariel che doveva essere una cosa eterea e soprannaturale, impalpabile. Non volevamo solo CGI ma fare qualcosa di diverso. Helen doveva interagire con un attore, Ben Whishaw, che non avrebbe potuto materialmente essere sul set e quindi abbiamo deciso di lavorare in post-production sul film per inserire il personaggio. I colori predominanti della storia originale dovevano essere il rosso terracotta, il bianco e il nero. Non ho voluto ricreare imitazioni di colori, non volevo cambiare quelli che avevo trovato sull'isola che erano perfetti. Anche con i costumi, volevamo che instillassero nello spettatore un senso di costrizione per far capire meglio la psicologia dei personaggi che li indossavano. Avevamo un budget non troppo grande quindi non potevamo stare a lungo per le riprese, per questo abbiamo giocato molto con la prospettiva, avevamo anche poche comparse, abbiamo girato le scene della corte di Prospera in uno studio, abbiamo anche operato sull'illuminazione dell'isola e usato una tecnica molto speciale per rendere al massimo il cielo durante l'eclissi.

Perchè secondo voi i personaggi e gli scritti di Shakespeare sono tradotti in tutte le lingue del mondo e portati a teatro in ogni parte del mondo, persino in Giappone. Perchè secondo voi viene apprezzato anche in culture così tanto diverse? Helen Mirren: Le grandi opere, che siano dipinti, poesie, racconti o musiche hanno il potere di affascinare ovunque e chiunque. La grande qualità del lavoro classico è che parla a qualsiasi generazione ed età, tutti ci entrano a loro modo in questi capolavori, non so poi quanto le traduzioni possano essere accurate e fedeli al testo originale ma noi siamo fortunati perchè parliamo in inglese e possiamo capire sia da fuori che dall'interno la dialettica di Shakespeare.
Julie Taymor: Sono stati tratti circa settecento film dalle opere di Shakespeare, potremmo definirlo come lo sceneggiatore più prolifico mai esistito. Anche Kurosawa ha usato le storie di Shakespeare noi suoi film, ovviamente senza il sostegno della lingua. Il perchè è semplice: Shakespeare era un genio e le sue opere sono prima di tutto opere psicologiche di respiro universale. La Tempesta, con il suo tessuto dei sogni contrapposto alla passione della vita, narrata con il linguaggio appassionato che la contraddistingue è davvero un'opera magistrale.