I consumatori abituali di serie televisive lo sanno bene: il destino di molti (troppi) show è quello di subire un lento e inesorabile declino nel corso delle stagioni. A volte la trama si allontana troppo da quella che era l'idea iniziale, i personaggi vengono snaturati o, semplicemente, si cerca di allungare il brodo laddove, in realtà, non c'è più niente da dire.
Ci sono poi alcune serie la cui magia si esaurisce già dopo la primissima stagione. Magari hanno rappresentato un fenomeno seriale al loro debutto, conquistandosi il favore della critica e del pubblico, ma, al secondo ciclo di episodi, non si sono dimostrate all'altezza delle aspettative. Questo non significa necessariamente che siano prodotti del tutto scadenti ma che, probabilmente, autori, sceneggiatori e showrunner non sono stati in grado di mantenere l'alto livello iniziale. Vi vengono già in mente alcuni titoli che hanno subito questo infausto destino? Ecco quelle che, secondo noi, sono le serie tv peggiorate dopo la prima stagione.
1. True Detective
Iniziamo la nostra lista delle serie tv peggiorate dopo la prima stagione con un titolo diventato subito un cult al suo debutto, salvo poi subire una brusca frenata: True Detective. Affermare che la seconda stagione della serie ideata da Nic Pizzolatto sia inguardabile non sarebbe affatto giusto. Ma dire che non sia assolutamente all'altezza del primo ciclo di otto episodi rappresenta un dato di fatto. A contribuire all'enorme successo della prima stagione sono stati sicuramente i suoi protagonisti: Matthew McConaughey e Woody Harrelson, rispettivamente nei panni dei detective Rust Cohle e Marty Hart. I loro personaggi appaiono complessi, dotati di un background approfondito e ricchi di chiaroscuri; caratterizzazione che, invece, risulta carente per quanto riguarda i quattro protagonisti della seconda stagione di True Detective, i cui contorni appaiono molto più labili e sfuggenti. Stessa cosa vale per la sceneggiatura, per la quale si è scelta una struttura più intricata e un caso forse troppo complesso per poter essere gestito in soli 8 episodi. Il risultato è una stagione un po' sconclusionata, nel corso della quale è facile perdere il filo o, addirittura annoiarsi. Da una serie rivoluzionaria come True Detective ci saremmo aspettati molto di più.
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2. C'era una volta
L'originale idea alla base di C'era una volta rappresenta, di certo, l'elemento che ha permesso di catalizzare l'attenzione del pubblico sulla serie fantasy creata dagli scrittori di Lost, Edward Kitsis e Adam Horowitz. A causa di una maledizione lanciata dalla Regina Cattiva, i personaggi delle favole trascorrono le proprie vite nella cittadina di Storybrooke, senza aver memoria né dell'esistenza della magia né del loro passato. Ogni episodio della prima stagione si concentra su un personaggio diverso, rivelando il suo collegamento alla storia principale attraverso salti temporali e colpi di scena. Una dinamica interessante e che funziona bene per le prime 22 puntate ma che, a forza di essere reiterata nelle stagioni successive, perde presto la sua efficacia, diventando banale e, a tratti, incoerente. Già dalla seconda stagione, infatti, a prevalere è la sensazione di trovarsi di fronte a uno schema sempre uguale che si ripete all'infinito; e a nulla è servito il tentativo di portare una ventata di novità nella serie sostituendo completamente il cast alla fine della sesta stagione.
3. Heroes
Dopo il meritato successo di una prima stagione che si è guadagnata numerosi premi televisivi nonché una nomina da parte dell'American Film Institute come uno dei dieci programmi tv dell'anno, il volume due di Heroes (Generazioni) non si è assolutamente dimostrato all'altezza delle aspettative di pubblico e critica. Complice probabilmente lo sciopero degli sceneggiatori che ha costretto a una brusca chiusura delle fila delle storie, i soli 11 episodi della seconda stagione non soddisfano chi si era affezionato allo stile noir e ingegnoso delle prime 23 puntate. La sorpresa (e il dramma) di chi scopre di possedere capacità sovraumane non è più tale, proprio perché la ripetizione delle medesime dinamiche cancella la possibilità di qualsiasi colpo di scena, finendo, inevitabilmente, per annoiare lo spettatore. Vista la sua brevità, si sarebbe potuto pensare a una semplice stagione di transizione, utile come apripista per la successiva; ma la banalità e le continue forzature del terzo volume non hanno fatto altro che confermare l'inevitabile declino di una serie partita, invece, con il piede giusto.
4. Westworld
Ambientata negli anni Cinquanta del XXI secolo, la serie ideata per HBO da Jonathan Nolan e Lisa Joy ha al centro della sua narrazione il parco dei divertimenti di Westworld, un luogo a tema Wild-West popolato da androidi e in cui i facoltosi ospiti possono dar sfogo alle proprie fantasie più sfrenate senza alcuna ritorsione. Questo fino a quando i robot prendono coscienza della propria condizione di vittime e iniziano a ribellarsi. Se la prima stagione ha rappresentato un mix perfettamente equilibrato tra momenti di azione, scienza e riflessione su importanti temi morali (come quello del libero arbitrio), il secondo ciclo di episodi, lungi dall'essere considerato un prodotto scadente, non riesce, però, a essere all'altezza delle altissime aspettative che uno show di tale livello aveva creato. La seconda stagione, infatti, appare altalenante, a tratti eccessivamente complessa e frammentata, a tratti addirittura noiosa. Il tentativo di conquistare una fetta sempre più ampia di pubblico, inserendo troppa azione a discapito dell'introspezione, ha fatto sì che la serie iniziasse a snaturarsi, aspetto che, purtroppo, ritroviamo anche nella terza stagione di Westworld.
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5. Le terrificanti avventure di Sabrina
L'idea di una Sabrina Spellman in versione dark ci aveva sedotti già dall'annuncio della serie ispirata ai fumetti di Roberto Aguirre-Sacasa e Robert Hack e intitolata Le terrificanti avventure di Sabrina. Una vera e propria novità rispetto alla serie degli anni '90 che, con questa ultima versione, condivide unicamente i nomi dei protagonisti. E forse proprio la sua freschezza era riuscita, perdonate il gioco di parole, a stregarci. Come spesso però accade quando ci si trova di fronte a degli show "innovativi", l'avanzare della narrazione spesso non riesce a mantenersi sul livello dei primi episodi. Per quanto riguarda Le terrificanti avventure di Sabrina, è difficile stabilire una netta distinzione fra le stagioni, per quanto i suoi 35 episodi (più 1 speciale) siano suddivisi in quattro parti. In ogni caso, i capitoli successivi al primo sono, senza dubbio, meno coinvolgenti della Parte 1. A volte le scelte degli autori appaiono fin troppo sopra le righe, altre si ha come l'impressione che vi sia una certa urgenza a tirare le fila delle storie, facendo apparire la serie come affrettata e approssimativa
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6. Tredici
Apprezzata da molti in quanto offre la possibilità di trattare alcune tematiche estremamente delicate come la violenza sessuale, i disturbi alimentari e, soprattutto, il suicidio in adolescenza, Tredici avrebbe dovuto fermarsi alla prima stagione. Lo show, infatti, basato sull'omonimo libro di Jay Asher, era inizialmente stato pensato come una mini-serie, salvo poi essere prolungato fino alla quarta stagione per approfondire i personaggi secondari. Una scelta molto azzardata vista la peculiare struttura narrativa, basata sul racconto diretto delle vicende da parte della protagonista suicida. Dalla seconda stagione in poi, infatti, la serie cambia completamente rotta, appesantendosi con ulteriori drammi, tragedie e indagini dei quali non sentivamo affatto il bisogno. La scelta di andare oltre la prima stagione ha reso uno show che già era al limite del possibile assolutamente inverosimile.
7. Skins
Benché la seconda stagione di Skins riesca a mantenere intatte molte di quelle emozioni che i primi 9 episodi ci avevano regalato, sicuramente non raggiunge il livello della precedente, virando più verso un registro tragi-romantico che pensavamo (e speravamo) di esserci risparmiati. Più intrecci amorosi e meno nuda e cruda realtà, quindi, nonostante i suoi temi caratteristici quali l'abuso di droghe, i disturbi alimentari e di personalità e la sessualità continuino a essere trattati. Un destino inevitabile per una serie che, inizialmente, ci aveva abituato a un livello tanto alto? Forse, ma quel che è certo è che questa seconda stagione rappresenta solo il primo passo (tutto sommato ancora accettabile) verso un inarrestabile declino.
8. Big Little Lies
Big Little Lies aveva tutte le carte in regola per tenere gli spettatori incollati allo schermo: una trama avvincente basata sull'omonimo best seller di Liane Moriarty, tante bugie, un omicidio e, soprattutto, un cast davvero eccezionale (Reese Witherspoon, Nicole Kidman, Laura Dern, Alexander Skarsgård e Adam B. Scott, solo per citare alcuni nomi). E, infatti, la prima stagione della serie non ha assolutamente deluso le aspettative, tanto che, appena uscita, i fan hanno subito iniziato a chiedere a gran voce una seconda stagione. Seconda stagione uscita a due anni di distanza, portando con sé un vero peso massimo di Hollywood: Meryl Streep. Nonostante le ottime premesse e la magistrale interpretazione della Streep, però, il secondo ciclo di episodi della serie sembra un po' prendere le distanze dal mood precedente, avvicinandosi sempre di più al genere soap opera. Lungi da noi affermare che la seconda stagione di Big Little Lies non sia un buon prodotto, ma, di certo, sembra mettere da parte le sue velleità "artistiche" per trasformarsi in uno show di puro intrattenimento o in un fenomeno da social media.
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9. Altered Carbon
Basata sul secondo romanzo della trilogia letteraria scritta da Richard Morgan, la seconda stagione di Altered Carbon dimostra fin da subito di non possedere lo stesso mordente e la stessa ambizione della precedente. Probabilmente il motivo va ricercato nell'evidente difficoltà nel riproporre le pagine del romanzo in versione televisiva, con la conseguente rinuncia a utilizzare un materiale imponente e complesso. Sembra, invece, attingere a un immaginario sci-fi già ampiamente esplorato, tentando di suscitare interesse nello spettatore solo cambiando il protagonista (o meglio, le sue sembianze), switchando da Joel Kinnaman a Anthony Mackie. Otto nuovi episodi che, anche se magari non deludono al 100%, dimostrano di aver completamente esaurito l'impulso creativo della prima stagione.
10. Come vendere droga online (in fretta)
Concludiamo la nostra lista delle serie tv peggiorate dopo la prima stagione con uno show dall'effetto stupefacente (in tutti i sensi) che, nel corso dei suoi primi 6 episodi ci aveva spinto a un binge watching senza respiro: Come vendere droga online (in fretta). Capace di affrontare con ironia e leggerezza un tema in realtà decisamente spinoso (nonché basato su fatti realmente accaduti), Come vendere droga online perde, con la seconda stagione, i suoi toni scanzonati, virando su un registro decisamente più serioso e che poco si accorda con l'impalcatura in stile comedy dello show. Lo stesso protagonista, Moritz, viene completamente snaturato, passando dall'essere l'impacciato ma geniale nerd che avevamo conosciuto a un personaggio assolutamente negativo, dispotico e accecato dalla sete di potere. Un cambio di rotta che non ci saremmo mai aspettati da una serie che ci aveva conquistati proprio per la sua vincente comicità.