Serie TV in arrivo nel 2019, direttamente da Canneseries

Ecco alcune delle serie in arrivo nel 2019 che abbiamo potuto vedere in anteprima alla seconda edizione di Canneseries.

Studio Tarara
Studio Tarara: una scena della serie

Sappiamo tutti quanto sia difficile ormai riuscire a stare al passo con il mare di serie che ogni giorno vengono distribuite sui canali televisivi o sulle piattaforme streaming. E sappiamo anche che pensare di realizzare una guida completa sulle serie TV in arrivo nel 2019 sia una missione persa in partenza. Eppure, di ritorno dalla seconda edizione di Canneseries, il nuovo festival francese sulle serie TV, ci è sembrato giusto condividere un breve commento su tutti i nuovi prodotti che abbiamo potuto assaggiare e che, come tutti voi, potremo continuare a visionare nella loro interezza solo quando, e soprattutto se, arriveranno anche in Italia.

Di tutte queste serie non abbiamo potuto vedere più di due episodi, di alcune di queste addirittura solo uno, ma bisogna ammettere che quasi tutte hanno lasciato il segno e sono riuscite nella difficilissima impresa di farci desiderare di più, di farci sognare un festival di binge watching più che di "assaggi". Alcune di queste serie che seguono sono già destinate anche al nostro mercato grazie a Netflix o Amazon, per altre invece dobbiamo solo sperare e attendere. Scopriamole insieme.

Canneseries 2019, la giuria è donna con Miriam Leone, Katheryn Winnick ed Emma Mackey

Come vendere droga online (in fretta)

Come Vendere Droga Online In Fretta
Come vendere droga online (in fretta): un'immagine promozionale

Cominciamo da una delle serie più interessanti che abbiamo visto in questi giorni, di certo la più fresca e originale. Come vendere droga online (in fretta) - in originale How to Sell Drugs Online (fast) - è una nuova serie originale Netflix tedesca, rivolta ad un pubblico giovane e girata e montata con uno stile da social 2.0, eppure tratta da una incredibile storia vera: quella di un liceale che, per riconquistare la propria fidanzatina, decide di aprire un vero e proprio e-commerce di sostanze stupefacenti. Con tanto di wishlist, carrello degli acquisti, commenti dei clienti... Ad aiutarlo c'è un amico disabile e geniale ma altrettanto incosciente, e i due insieme promettono davvero molto divertimento, ma anche il bel personaggio della ex-fidanzata, tornata confusa dopo un anno passato negli States, garantisce storyline appassionanti e non banali. Se vi è piaciuto Sex Education è probabile che qui troverete pane per i vostri denti. Su Netflix dal prossimo 31 maggio.

Magnus

Magnus
Magnus: una scena della serie

Sicuramente la serie più fuori di testa del gruppo, la norvegese Magnus è fondamentalmente una commedia con elementi fantasy e crime. Il protagonista è un poliziotto combinaguai che si ritrova a dover investigare nella scomparsa di un attore famoso, apparentemente rapito da... un troll. Peluche giganti, invenzioni senza senso, scambi di persone, travestimenti e un collega che tenta di suicidarsi almeno 3-4 volte ad episodio: in questa serie c'è tutto, forse troppo. Diverte a tratti, ma le battute e le trovate sono talmente tante che non si fa in tempo nemmeno a godersele. Della trama vera e proprio inutile parlare, è talmente affogata dal resto che si arriva al termine dei due episodi sfiniti e senza nessun interesse per quello che è successo sullo schermo. Magari ai novergesi piacerà, chissà, ma per noi è decisamente troppo.

Magnus
Magnus: un momento della serie

Junichi

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Junichi: una scena della serie

Cambiamo completamente genere e tono con Junichi, serie giapponese prodotta dal regista Hirokazu Koreeda, Palma d'oro lo scorso anno per Un affare di famiglia. La trama segue, episodio dopo episodio, la vita di questo bellissimo ragazzo senza fissa dimora, che vive alla giornata e fa innamorare di lui molte delle donne che incontra, di ogni età e ceto sociale. Ispirata ad un romanzo piuttosto noto in patria, la serie tradisce, sia per le bellissime immagini che per stile e ritmo, la provenienza dal cinema festivaliero: ci sono tracce evidenti non solo del cinema di Koreeda, ma anche di quello coreano di Hong Sang-soo. Inutile dire, quindi, che si tratta di un prodotto rivolto principalmente a chi ama il cinema orientale d'autore.

Bauhaus - A New Era

Bauhaus
Bauhaus - A New Era: un'immagine della serie

Una bella sorpresa questo Bauhaus - A New Era, altra serie tedesca ma diversissima dalla precedente. Si tratta di un dramma storico che racconta delle celebre scuola di architettura, arte e design che fu fondata subito dopo la prima guerra mondiale e che fu infine chiusa dal partito nazista quindici anni dopo. Al centro della trama c'è il direttore di allora, l'architetto Walter Gropius - interpretato da August Diehl, vecchia conoscenza per molti appassionati del cinema di Tarantino e Bastardi senza gloria - ma anche alunni e soprattutto alunne che frequentarono i rivoluzionari corsi dell'epoca. La cosa bella di questa serie è che, a differenza di quanto si possa immaginare, non è mai troppo pesante, ma regala una visione piacevole ed appassionante, almeno nei primi due episodi che abbiamo potuto vedere: temi difficili come la parità tra uomo e donna o la nascita del nazismo e dei sentimenti antisemiti si uniscono alle vicende personali di tutti i personaggi quasi come fosse, perdonate il paragone azzardato, una sorta di Saranno famosi della Repubblica di Weimar. Non male come punto di partenza per uno show, non trovate?

Nehama

La serie israeliana Nehama, scritta e interpretata da Rasher Levi, dà vita a un personaggio profondo e toccante: è lui il Nehama del titolo, sposato con una donna che ama, padre di cinque figli e dipendente di un'azienda operante nel mondo della tecnologia che non ama particolarmente. Per questo vive la classica crisi di mezza età e rimpiange quella carriera da comico che ha abbandonato per dedicarsi alla famiglia; una crisi che esplode quando la moglie muore tragicamente in un incidente d'auto, spingendolo a tornare verso quel sogno abbandonato da tempo. Una serie ricca di calore che, al netto di qualche momento meno riuscito, riesce a toccare le corde giuste, accoglie lo spettatore e propone un sapore da fantastica signora Maisel in versione maschile.

Nehama
Nehama: un'immagine della serie

Now Apocalypse

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Now Apocalypse: Avan Jogia e Tyler Posey in una scena

Chi conosce il cinema di Gregg Araki, e in particolare l'esplosivo Kaboom, non farà fatica a riconoscere molti elementi ricorrenti delle sue opere anche in questo divertente Now Apocalypse. Anzi, a dirla tutta, all'inizio le somiglianze potrebbero sembrare fin troppo marcate. Ma quello che conta in una serie sono spesso i personaggi più che la trama in sé, e vi assicuriamo che bastano pochi minuti per innamorarsi di questo gruppo folle e variegato e a volerli seguire fino alla fine delle loro strampalate (dis)avventure. Sia chiaro, però, che questa serie Starz non è certo per tutti i palati: bisogna accettare l'idea di vedere su schermo tanto sesso (etero, omo, di gruppo, con lucertoloni alieni...), tanta droga e tante situazioni surreali. Lasciarvi trascinare in questo vortice folle e colorato però potrebbe essere una delle esperienze più divertenti del 2019.

Now Apocalypse
Now Apocalypse: Avan Jogia in una scena

The Rook

The Rook
The Rook: una scena della serie

Esattamente all'opposto, ci spiace dirlo, la serie britannica The Rook, la cui prima ora ci ha annoiato mortalmente. Eppure la premessa di una spy story con elementi sovrannaturali e superpoteri prometteva l'esatto opposto, così come la presenza (marginale) di un'attrice sexy e divertente come Olivia Munn. Questo malriuscito incrocio tra Alias e gli X-Men invece non ha proprio nulla che possa conquistare il grande pubblico, a partire da personaggi anonimi e nemmeno un filo di tensione. Solo dopo averlo visto abbiamo scoperto che in realtà la showrunner della serie doveva in principio essere la Stephanie Meyer di Twilight, ma poi anche lei ha abbandonato per divergenze artistiche: ce l'avessimo detto prima ci saremmo risparmiati l'ora di televisione più straziante da molto tempo a questa parte.

Perfect Life

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Perfect Life: una scena della prima stagione

Molto divertente invece la spagnola Perfect Life (in originale Dejate Llevar), scritta, diretta e interpretata dall'attrice Leticia Dolera, nota anhe da noi per molti horror ispanici. Questa serie però siamo più dalle parti della commedia romantica, con un tocco di family drama, visto che racconta le vite, tutt'altro che perfette, di tre donne molto diverse tra loro. Amori, tradimenti, problemi di carriera, crisi familiari... il genere insomma lo avete capito, ma è il tono leggero, la simpatia e la bravura delle protagoniste e lo sguardo non banale di una giovane ma promettente autrice a fare la differenza qui. Una serie che, se ci sarà la possibilità, continueremo a vedere. Speriamo solo che arrivi in Italia, anche se i premi appena vinti qui a Canneseries fanno ben sperare.

Canneseries 2019: Perfect Life conquista il premio come Miglior Serie

Beecham House

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Beecham House: una scena della prima stagione

Beecham House è invece un drammone storico indiano sulla falsariga di Downton Abbey, ma di livello molto inferiore sia per quanto riguarda la scrittura che le interpretazioni. La serie creata dalla Gurinder Chandha di Sognando Beckam ha il gravissimo difetto di non avere nessun personaggio nemmeno lontanamente affascinante o interessante, e questo distrugge in partenza quando di buono poteva esserci in un'ambientazione esotica ed atipica come quella dell'India del diciottesimo secolo.

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Beecham House: una scena della serie

NOS4A2

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NOS4A2: un irriconoscibile Zachary Quinto in un scena

Tratta dal romanzo omonimo di Joe Hill, NOS4A2 tradisce già dal titolo (provate a leggerlo come Nosfouratwo) l'appartenenza al genere horror e sovrannaturale. E in più, ve lo possiamo assicurare, si percepisce un'atmosfera davvero kinghiana fin dalle prime immagini, ma d'altronde non a caso Joe Hill è proprio il figlio di Stephen King. In questa serie si intrecciano la storia di una giovane ragazza con un potere molto speciale, quello di ritrovare le cose smarrite, e del diabolico Charlie Manx, una creatura mostruosa che rapisce i bambini, succhia loro l'anima e li porta in un mondo chiamato Christmasland, dove ogni giorno è Natale e la tristezza è bandita. La trama è avvincente quanto basta e la serie - sebbene di prima occhiata (abbiamo visto solo il pilota) non sembri troppo diversa da tante produzioni kinghiane televisive degli ultimi anni (Under the Dome, Haven,...) - può contare su un interprete di sicuro appeal quale Zachary Quinto qui perfino più malvagio del suo solito. La serie, prodotta da AMC, arriverà in Italia il prossime 7 giugno in esclusiva sulla piattaforma Amazon Prime.

Vernon Subutex

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Vernon Subutex: una scena della serie

Anche Vernon Subutex è tratto da un romanzo, anzi da una trilogia dell'ex enfant terrible francese Virginie Despentes. La serie vede protagonista Romain Duris nei panni di un vecchio negoziante di dischi che, dopo aver passato gran parte della sua vita quasi da rockstar - tra alcool, sesso, droga e musica - viene sfrattato e deve accettare il fatto che non solo lui, ma anche tutti coloro che lo circondavano, sono invecchiati e andati avanti con la vita. Di mezzo c'è anche un omicidio/suicidio misterioso, un produttore cinematografico losco e intricato in chissà quali affari e la storia parallela di una giovane stagista al suo servizio. La serie di Canal+ non sarà forse all'altezza dell'alone di culto che, solo in Francia ovviamente, circonda l'autrice e i suoi romanzi, ma è comunque abbastanza interessante e piacevole da meritare un'eventuale visione continuata.

The Twelve

The Twelve
The Twelve: una scena della crime series

Molto interessante la belga The Twelve che racconta dei dodici giurati che dovranno emettere un verdetto su un doppio omicidio: l'accusata è una donna che, secondo la polizia, avrebbe ucciso la figlia piccola e che, secondo l'ex marito, sarebbe anche colpevole di aver ucciso la migliore amica diciotto anni prima. La cosa interessante di questa serie è che non è mai quello ti aspetti: uno legge il titolo e la trama e pensa a quel capolavoro che è La parola ai giurati di Lumet, ma in realtà si tratta di un vero e proprio giallo, con tanto di indagini, testimonianze, flashback e colpi di scena. Perfino la parte sui giurati è sorprendente, visto che nel primissimo episodio segue le vicende attraverso gli occhi della tredicesima giurata, una riserva quindi, con problemi di violenza domestica. Sicuramente, tra le tante viste, una di quelle che avremmo voluto continuare a vedere in stile binge watching.

The Feed

The Feed
The Feed: una scena della serie

Non ci ha fatto una buona impressione invece questo The Feed, che racconta di un futuro distopico e nemmeno troppo lontano in cui tutti gli esseri umani hanno impiantata nel loro cervello una tecnologia che permette loro di essere tutti connessi e di poter conservare ed inviare le loro memorie in qualsiasi momento. Qualcosa va storto però quando, in seguito a quello che sembra un attacco hacker, alcune persone connesse sembrano controllate a distanza. Nonostante l'interessante avvio nei primi minuti, ben presto questa serie british si dimostra come una brutta copia di un episodio di Black Mirror: nelle due ore che abbiamo potuto vedere non c'è tensione, non c'è nulla di particolarmente originale, e anche l'evidente critica sociale manca di forza. Peccato.

Studio Tarara

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Studio Tarara: un'immagine della serie

Altra serie belga, altra serie che avremmo continuato a vedere ben oltre i due episodi mostratici: Studio Tarara non è particolarmente originale, ma ha personaggi complessi e accattivanti ed un ottimo impianto narrativo. La trama sembra un po' una sorta di remake di Studio 60 di Sorkin, con il backstage di uno show televisivo simile al Saturday Night Live, ma con in più una cornice da giallo, con un omicidio/suicidio non meglio definito e raccontato (finora) solo a inizio e fine episodio attraverso interviste e inchieste della polizia: un po' in come in Damages o in The Affair dovremo aspettare qualche episodio per capire chi è morto, come e perché. Nonostante, l'avrete capito, l'originalità non sia certo il punto di forza di questa serie, vi assicuriamo che l'ottima scrittura dei personaggi e dei dialoghi, una favolosa colonna sonora anni '90 e la recitazione di tutto il cast riescono ad elevare il prodotto in maniera considerevole.

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Studio Tarara: una scena della prima stagione

The Outbreak

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The Outbreak: una scena della serie

Poteva mai mancare una serie apocalittica? The Outbreak rappresenta un po' la risposta russa a Fear the Walking Dead... ma senza zombie. Perché sì, c'è l'epidemia che fa decine di migliaia di morti in poche ore, ma gli infetti in questo caso muoiono e basta, senza risorgere. Dov'è la parte orrorifica? A quanto pare ai russi non servono mostri, perché basta l'idea rimanere bloccati a Mosca con la popolazione in rivolta e affamata e l'esercito che invece di difendere i cittadini li violenta, deruba e uccide. Pur non essendo particolarmente originale, questo primo episodio che abbiamo potuto vedere era sufficientemente interessante e appassionante (con tanto di cliffangher finale), soprattutto nel modo in cui ci mostra come un governo oscurantista come quello russo reagirebbe ad un evento del genere.

Years and Years

Chiudiamo con Years and Years, miniserie britannica in sei parti, coprodotta tra BBC, HBO e Canal+, sicuramente tra le più ambiziose e affascinanti tra tutte quelle mostrate a Cannes. Scritta da Russell T Davies, colui che nel 2005 rilanciò Doctor Who, la serie è ambientata in un futuro (speriamo!) distopico dominato da nuove tecnologie, una guerra nucleare e nuovi movimenti politici - tra cui un partito 4 stelle che vede a capo una controversa celebrità televisiva che si butta in politica interpretata da Emma Thompson. Difficile dire qualcosa di più specifico sulla trama perché si tratta di una serie corale e molto ricca: pur avendo visto un solo episodio, sono tante le storyline e i temi che la compongono, e sinceramente non vediamo l'ora di poterla continuare. Quando? Non lo sappiamo al momento, ma personalmente ci aspettiamo di vederla su Sky Atlantic, magari nel prossimo autunno.