Un documentario folle e fuori dagli schemi, fatto di non detti e domande spesso senza risposta. Si chiama Senza fine il documentario con cui Elisa Fuksas racconta, o almeno prova a raccontare, un'icona della musica italiana: Ornella Vanoni, 87 anni e una spregiudicata voglia di vivere. "Un film sulla mia vita fino a un certo punto è reale, poi è irreale. È come una fiaba, è bello finire la vita in una fiaba", dice la cantante in una scena del film rispondendo alla domanda della regista su che cosa significhi fare un film su di lei. Il documentario presentato alle Giornate degli Autori durante la 78a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e al cinema dal 24 febbraio dopo un'anteprima di tre giorni (21, 22 e 23 febbraio) in alcune sale selezionate, è un'opera sregolata dove a dettare i ritmi è la protagonista stessa con le sue assenze e le sue improvvise apparizioni. Un film che trasforma i vuoti e gli imprevisti nella sua forza e nella sostanza stessa del racconto. Doveva essere un road movie, almeno così lo aveva immaginato Fuksas insieme a Monica Rametta con cui lo ha scritto, ma le cose poi sono cambiate. Ecco come la regista e i produttori Mario Gianani e Malcom Pagani raccontano questa esperienza.
La video intervista a Elisa Fuksas
La genesi del documentario: dal road movie al racconto surreale
Perché fare un film su Ornella Vanoni?
Elisa Fuksas: In realtà non volevo farlo, in quel periodo stavo cercando di scrivere un film di finzione ed ero iper impegnata, poi mi chiama Malcom Pagani per dirmi che vuole fare un film su Ornella e mi propone di mandarle il mio lavoro precedente, Isola, che avevo girato con il cellulare. Ero molto prevenuta, avevo il terrore di fare per l'ennesima volta un documentario. Alla fine vado a Milano a casa sua a incontrarla.
E come è andato il primo incontro?
E. F.: Non l'avevo mai vista prima, incontrarla per la prima volta è impressionante, neanche ti conosce che ti prende e ti porta in bagno con lei e inizia a canticchiare Rossetto e cioccolato mentre fa la pipì. Non ero per nulla preparata, sapevo quello che tutti sanno dalla storia con Strehler a Gino Paoli, le canzoni che conoscevo sono principalmente quelle degli anni '60, che poi ho messo nel film. Ci siamo trovate, ma parlando di altro: sesso, uomini, cani. Poi mi ha mostrato delle foto e mi sono accorta di una cosa: fino a un certo punto ha un'espressione di timidezza, poi cambia sguardo. Gliel'ho fatto notare e da quel momento ha iniziato a fidarsi e a credermi. Il mio obiettivo non era fare una retrospettiva: lei vecchia sul divano che racconta le cose che ha raccontato un milione di volte.
Senza fine, la recensione: Ornella Vanoni, tra mito e ricordi fuggevoli
Qual è la ragione profonda che alla fine l'ha spinta ad accettare questa sfida?
E. F.: Ornella è l'ultimo mito di un secolo che si è estinto, è un mito intermittente perché quando canta è avvitata e posseduta dalla bestia del talento, poi torna a essere una signora come tutti noi. C'è sempre quest'alternanza tra il tutto e la persona. Ornella incarna la libertà in un momento in cui tutti pensiamo di essere molto liberi. Al confronto con lei mi sono ritrovata molto più imprigionata e meno libera di quanto pensassi, è l'aspetto più rivoluzionario di questa donna insopportabile e irresistibile allo stesso tempo. Con lei ho un rapporto quasi di famiglia, ma per me Ornella non è né una nonna, né una madre ma potrebbe essere il padre, il fratello, la sorella, il cane, il gatto, in una sola parola la famiglia.
I ringraziamenti finali a Paolo Sorrentino e a Tommaso Paradiso?
Malcom Pagani: Sorrentino è stato il primo a vedere il film alla fine delle tre settimane infernali di riprese: era giugno, faceva caldissimo ed eravamo in pianura Padana in una vecchia località termale nel deserto con la Vanoni che continuava a ripeterci ogni giorno: "Mi volete uccidere!". Era una bolla allucinata per tutti noi, arrivammo a Venezia quasi fuori tempo massimo. A Paolo Sorrentino feci vedere un premontato di una mezz'ora circa, la prima cosa che disse fu: "È una cosa forte". È stato il primo a riconoscergli una sua forza. Tommaso Paradiso invece firma il pezzo iniziale del film. Non potevamo pagare i diritti del brano che avremmo voluto inserire, "Words are dead" di Agnes Obel, e una sera chiesi a Tommaso di vedere il film di Elisa, così in una notte ci ha regalato questa canzone creata all'impronta.
La location e la centralità del corpo
Come hai scelto la location?
E. F.: Ho pensato molto a 8 e mezzo. A maggio Ornella era andata a riposarsi dieci giorni a Castrocaro in questa località termale. Insisteva perché io andassi, così una notte ci andai. E scoprii che era un posto incredibile e mi piaceva l'idea che fosse un posto di memoria, ma non della sua perché andare nei luoghi delle proprie memorie personali rende quei posti macabri, si intristiscono, invece quella è diventata un po' anche una mia memoria, un passato di chiunque.
Quanto lei ha diretto te?
E. F.: Volevo che il pubblico la conoscesse insieme a me, nel momento stesso in cui la raccontavo. Non si è mai sottratta a nessuna domanda, perché non ci sono zone della memoria in cui non va, tutto quello che ricorda è a disposizione di chiunque come il corpo. Non credo che lei mi abbia diretto, alla fine forse ho giocato a essere più buona di quanto non sia. Sono stata più attrice di lei
Come si è sviluppata la sceneggiatura
E. F.: Soggetto e sceneggiatura erano due pagine, delle idee, dei punti. L'idea era che alla fine dei trattamenti diventasse una sirena. Ma tutto poi è cambiato. Questo film non poteva essere scritto più di tanto, la sua natura si è esibita mentre lo stavamo facendo; a un certo punto ad esempio ciò che succedeva intorno al fotogramma mi sembrava molto più interessante di quello che c'era dentro e ho invertito la logica. Ho voluto rendere eterni quei momenti.
Il corpo della Vanoni viene mostrato nella sua nudità e fragilità e rimane centrale per tutto il documentario. Come l'hai convinta a spogliarsi?
E. F.: Mi ha sempre detto di voler apparire per come è, le ho chiesto di spogliarsi e non si è mai sottratta. È una grintosa protagonista e si è pulita via via di tutte sovrastrutture iniziali.