Negli ultimi anni abbiamo imparato che il clima è cambiato, non esistono più le mezze stagioni, i giovani non sono più quelli di una volta, che la shrinkflation ha alleggerito soprattutto il nostro portafogli quando facciamo la spesa e che sostituire gli infissi in casa costa 5 volte più di prima.
Ma abbiamo anche appreso che nell'industria dell'intrattenimento c'è stato un prima e un dopo il Covid specialmente in termini di distribuzione e permanenza esclusiva dei film in sala. Il ben noto mix di situazioni che abbiamo vissuto ha portato a un maggior risalto dello streaming e della fruizione domestica dei film e all'accorciamento delle finestre distributive.
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Uno smottamento che era già in atto prima ma che, col Covid, ha assunto l'intensità di una slavina montana. E da un generale incremento annuale delle produzioni per il grande schermo che ha reso più complicata la programmazione delle e nelle sale dato l'affollamento di "pretendenti". È un argomento che a chi fa cinema sta logicamente a cuore e, di recente, è stato affrontato anche da Sean Baker, regista di quell'Anora che, il 2 marzo, concorrerà in sei categorie agli Oscar comprese quelle per miglior film, miglior attrice e miglior regista.
L'erba voglio che non cresce neanche nel giardino del re
Ritirando due importanti riconoscimenti, quello per il Miglior regista attribuitogli ai DGA Awards e quello come Miglior produttore ai PGA Awards, Baker ha incoraggiato i suoi "fellow filmmakers" ad esigere finestre di permanenza esclusiva in sala di almeno 90 giorni. Una cosa che attualmente si può permettere al massimo Christopher Nolan.
Ironia sul potere contrattuale di Nolan a parte, le parole di Sean Baker fanno riflettere specie alla luce di alcuni dati snocciolati da IndieWire. L'anno scorso, prendendo in esame le 85 pellicole distribuite su larga scala in nordamerica, la finestra cinematografica media è stata di soli 32 giorni. In calo rispetto ai 37 del 2023. I numeri mutano, anche sensibilmente, se ci soffermiamo sui dieci lungometraggi di maggior incasso del 2024. In questa circostanza, la media di giorni sul grande schermo sale a 46 giorni. Che è comunque meno dei 58 del 2023 dove però la media della Top 10 è stata influenzata proprio da Nolan e dal suo Oppenheimer e dal caso Sound of Freedom.
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Durante il 2024, le uniche due pellicole ad aver beneficiato di una finestra superiore ai 60 giorni sono le due produzioni Disney Deadpool & Wolverine ed Inside Out 2. È dalla matematica che nasce l'appello di Sean Baker. Che è destinato a restare inascoltato.
Hollywood e il suo interesse principale
Che, ci sarete arrivati autonomamente, non è l'amor che move il sole e l'altre stelle, ma sono i soldi. L'industria dello spettacolo ruota intorno a essi, sia che si parli di Deadpool & Wolverine che di Anora. Poi è chiaro: non è che interessarsi alle questioni pecuniarie e di utili raccolti a fronte di un budget speso precluda la realizzazione di film ben riusciti sia a livello di tentpole che di indipendenti, anzi.
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Però le decisioni adottate dall'industria su queste si basano. Possono poi rivelarsi azzeccate o meno, ma lo scopo è sempre massimizzare il profitto. Se nel 2024 i film sono stati in media per 32 giorni sul grande schermo per poi arrivare subito a noleggio e vendita in Digital HD vuol dire che chi li ha prodotti potrebbe sopperire (mancano in ogni caso cifre ufficiali) alla minor permanenza in sala e a quel che ne consegue in termini d'incassi, proprio con le revenue home video. Che, fra l'altro, garantiscono a major e case di produzione un guadagno maggiore. Con la distribuzione theatrical il margine è del 50%, con la distribuzione digital l'80%.
Poi ci sono due ulteriori fattori da tenere a mente. Una minor finestra garantisce un ricambio più veloce della proposta e l'arrivo ravvicinato in digital potrebbe comunque finire per regalare dei benefici a una pellicola. E proprio Anora è interessante da analizzare da questo punto di vista.
Nella top 10 di iTunes
Sempre IndieWire spiega che l'opera di Sean Baker non era inclusa nel sondaggio sulla media di permanenza in sala in quanto film distribuito, inizialmente, in poche sale. Il 18 ottobre scorso era disponibile solo in 6 sale. Che sarebbero poche per Ladispoli e dintorni, figuratevi per l'intero nordamerica. Un mese dopo, il 17 novembre, ha toccato il picco di massima diffusione e, successivamente, ha esordito in PVOD 30 giorni dopo. A 60 giorni dalla sua uscita.
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Globalmente, il film distribuito dalla NEON ha incassato 36 milioni che, considerato il budget di 6, sono un ottimo risultato. Vale la pena soffermarsi sui 15 milioni ottenuti in nordamerica dove nel fine settimana dell'8 novembre ha registrato la sua migliore performance con 2,5 milioni di dollari in 1.104 sale. Quello dopo, il 17 novembre, ha raccolto meno di 1,8 milioni in 1.500 cinema. Inevitabilmente, nella settimana seguente ha perso 1000 sale e tra il 45° e 60° giorno di programmazione ha generato un giro d'affari di soli 800.000 dollari. Metà dei quali finita nelle casse di NEON. Intanto, di Anora si era iniziato a discutere come di possibile protagonista della stagione dei premi e proprio per questo motivo, da quando è arrivato in digital, ha registrato una prova eccellente sia a noleggio che in vendita.
Su iTunes non è mai uscito dalla Top 10 giornaliera e anche se con questo settore le cifre sono più segrete e inaccessibili dei dossier del Pentagono sugli UFO e UAP, con un noleggio fissato a 5,99 dollari e un prezzo di vendita di circa 19,99 dollari è altamente probabile che NEON abbia fatto dei bei soldi dalla release digital di Anora. Un'ulteriore dimostrazione di come al di là dei coloriti piagnistei al grido di "come faremo signora mia!" che ascoltiamo sul tema delle finestre, quello fra sala e modalità di fruizione sul piccolo schermo dovrebbe essere un rapporto più collaborativo e meno sterilmente conflittuale.