Quest'anno la Rai ha deciso di fare qualcosa di diverso dal classico adattamento di Eduardo De Filippo che omaggia i vecchi sceneggiati televisivi. Propone infatti a fine anno - il 28 e 29 dicembre su Rai1 - Se fossi te. Una favola fantastica e magica d'altri tempi con al centro uno degli escamotage narrativi più utilizzati negli ultimi anni: lo scambio di corpi.
Cosa succede se questo accade non solo ad un uomo e ad una donna ma anche a due persone che sono di due classi sociali diverse? Provano a rispondere Marco Bocci e Laura Chiatti nella miniserie in due parti.
Se fossi te: nel corpo dell'altro
Intitolata inizialmente Nei tuoi panni, la miniserie porta per la prima volta insieme sullo schermo Marco Bocci e Laura Chiatti. Massimo Mancuso e Valentina Sangiorgi lavorano nella stessa ditta che produce panettoni: lui è un operaio vedovo con due figli a carico, lei è la figlia del proprietario, dalla vita (apparentemente) perfetta. È la Vigilia di Natale ed entrambi vanno a trovare i propri cari al cimitero; lei ha perso il fratello, che il padre avrebbe voluto come erede dell'azienda.
Dopo aver espresso il desiderio di vivere nei panni dell'altro almeno per 24 ore, i due si risvegliano vedendolo magicamente esaudito. Ovviamente, neanche a dirlo, l'avventura che vivranno servirà non solo a fargli vedere che la vita dell'altra persona non è necessariamente migliore della propria, ma anche a fargli trovare un eventuale terreno di compromesso.
Una miniserie ricca (forse troppo) di spunti e tematiche
Se fossi te non si limita a mettere in scena, in modo teatrale, lo scambio dei corpi e dei sessi ma vuole anche indagare le dinamiche di potere all'interno di un (qualsiasi) posto di lavoro, oltre alla disparità sociale a volte davvero troppo evidente nella realtà tra dirigenza ed operai. Non è un caso che utilizzi come pretesto e luogo di scambio proprio un'azienda che produce uno dei prodotti più venduti nei mesi delle festività, acuendo il lato commerciale del Natale.
La miniserie parte dai pregiudizi di entrambi i protagonisti per arrivare all'empatia, con un percorso di consapevolezza che si prende il proprio tempo per avverarsi. Le due puntate attraversano svariate tematiche (forse un po' troppe per una sola miniserie): l'elaborazione del lutto, l'indipendenza femminile e l'egemonia del patriarcato, la malattia, la dipendenza, la famiglia disfunzionale, il privilegio.
Un ritmo altalenante
Per contro, la durata delle due puntate - di fatto due mini-film - sembra eccessiva, quando forse avrebbe funzionato meglio il formato da quattro episodi, asciugando alcune sequenze soprattutto nella parte finale. Un epilogo perfettamente favolistico ma che si perde alcuni pezzi per strada, facendo risultare più sciocchi alcuni passaggi e sviluppi.
Ci sono alcune lungaggini e ridondanze inutili, alcuni tempi morti e altri che invece andavano maggiormente approfonditi. Tutti elementi che appesantiscono la narrazione, causando un ritmo narrativo non uniforme e fluido. La scelta di rendere la location del Friuli-Venezia Giulia non legata ad alcun luogo geografico - se non qualche accento qui e lì - può essere funzionale al concetto di favola di Natale ma lascia allo stesso tempo perplessi sulla resa.
Marco Bocci e Laura Chiatti: meglio nei panni dell'altro
I due protagonisti - sembra ironico dirlo - funzionano meglio nei panni dell'altro piuttosto che in quelli dei propri personaggi. Si vede però come ci sia stato uno studio di preparazione da parte di entrambi dietro le quinte, dove hanno dovuto lavorare in modo diverso dato che non interpretavano una coppia anche nella storia.
A fare da contorno uno stuolo di interpreti più o meno conosciuti, capeggiati da Nino Frassica e Bebo Storti, mai troppo invadenti con la loro comicità (soprattutto il primo). In fondo, cosa c'è di più natalizio di due persone che vengono da due mondi molto diversi - a livello sociale, economico, culturale - ma che riescono a trovare più di qualche punto d'incontro e di contatto, conoscendo meglio la vita quotidiana dell'altro? Trovare qualcuno da amare.
Conclusioni
Se fossi te è una miniserie che racchiude lo spirito del Natale senza rinunciare ad un po' di magia ed attualità. Tra tante tematiche affrontate (forse troppe) emerge soprattutto quella della differenza sociale più che dei sessi, dove i due protagonisti dimostrano più padronanza nei panni dell'altro che del proprio personaggio. Una miniserie riuscita a metà, che però non possiamo non consigliare come visione familiare durante le festività.
Perché ci piace
- La magia semplice ma efficace dell'idea alla base della miniserie.
- L'incontro-scontro tra i mondi di Massimo e Valentina.
- Marco Bocci e Laura Chiatti hanno chimica come nella vita...
- Il tema delle dinamiche di potere sul posto di lavoro...
Cosa non va
- ...ma come performance singola funzionano più nei panni dell'altro che del proprio personaggio.
- ...più che le dinamiche dei sessi e le molte altre affrontate, forse un po' troppe.
- C'è troppa discontinuità tra alcune scelte narrative, soprattutto nella parte finale.