A cosa serve avere talento se in patria nessuno sembra apprezzarlo? La protagonista della nuova commedia di Riccardo Milani, Scusate se esisto!, si chiama Serena Bruno, una bravissima Paola Cortellesi, ed è un architetto che torna in Italia dopo aver mietuto successi all'estero. Purtroppo si rende ben presto conto che per ottenere gli stessi risultati deve farsi passare per uomo e per assicurarsi la possibilità di riprogettare il famigerato serpentone di Corviale, a Roma, decide di diventare l'assistente di Bruno Serena, un professionista integerrimo che, in poco tempo, conquista l'ambito posto. Ecco che l'incontro con il ristoratore Francesco, Raoul Bova, apre nuovi scenari. Bello, affascinante, in sostanza il compagno perfetto, l'uomo è in realtà poco attratto dalle donne e l'amicizia con Serena si svilupperà su basi impreviste.
In uscita nelle nostre sale il prossimo 20 novembre con 01 Distribution (oltre 400 copie), il film conta su un cast ricchissimo che comprende anche Lunetta Savino, Ennio Fantastichini e Marco Bocci, per un'opera leggera che punta ad affrontare argomenti più "seri" come la difficoltà per le donne di veder riconosciuto il proprio talento, spesso messo in secondo piano da figure maschili prevaricanti, o l'impossibilità di essere veri fino in un fondo, in un Paese che alla libertà di un omosessuale di essere se stesso, preferisce la menzogna.
La mano di una donna
Scritto assieme a Furio Andreotti, Giulia Calenda e allo stesso Milani, il film segna il debutto come sceneggiatrice di Paola Cortellesi, che sfrutta benissimo il suo registro comico per affrontare temi molto delicati. "L'idea del film nasce dall'osservazione di tante cose che riguardano noi donne - ha detto - , non sono architetto ma ci piaceva l'idea di parlare di un'eccellenza italiana, una grande professionista che ha fatto grandi esperienze all'estero e decide di tornare in Italia. Qualcuno potrà anche chiederle perché; visto l'andazzo. Abbiamo giocato su questo argomento. Inutile nascondersi, in Italia, come nel resto del mondo, a parità di competenze e bravura le donne sono considerate meno. A questo abbiamo voluto aggiungere una discussione relativa al fatto che spesso ci si nasconda dietro all'immagine che gli altri hanno di te, conformandosi ad essa. Infine, ci interessava raccontare la storia di una coppia di fatto che, pur non avendo lo stesso orientamento sessuale, condivide amore e rispetto, in poche parole si ama. Questi sono argomenti che mi hanno toccato personalmente, se ne parla spesso, ma nel privato e non nei film".
Donne, lavoro e tanti guai
Ogni scrittore attinge dalla propria vita per creare storie e personaggi, viene spontaneo quindi chiedere a Paola Cortellesi se si è mai sentita sminuita nel suo lavoro solo per il fatto di essere una donna. "Certo. Questa è la mia prima sceneggiatura ma sono anni che faccio l'autrice televisiva e spesso, sedendomi al tavolo con grandi dirigenti, ho provato la sensazione di essere _trasparente. Se devono parlare con te, non lo fanno direttamente ma guardano l'uomo che è seduto al tuo fianco. Con Furio ne abbiamo riso insieme, forse la nostra indole ci permette di raccontare questo con il registro della commedia, ma è un fatto ed è brutto sentirsi così_.
Penso che uno dei personaggi più belli del film sia quello interpretato magnificamente da Lunetta Savino, l'eterna vice, una donna più preparata del capo, ma che, essendo inconsapevole della propria forza, non si chiede mai perché non è al vertice, limitandosi a essere chioccia, e rappresentando questo sentimento nel gesto di portare il caffè al capo". "Sono grata per il ruolo di Michela - ha aggiunto la Savino -, lei è contenta di quello che fa, ma nell'incontro con il talento di Serena si rende conto di sé. A volte le donne non hanno consapevolezza del loro valore, purtroppo. Non è casuale che Serena sia un architetto e che il suo punto di vista sia differente, perché lei parte dai desideri delle donne che vivono in quel luogo che vuole ristrutturare".
Gli uomini del film
Tiranni senza pietà e un po' vanesi, come il nuovo capo di Serena, interpretato con la solita perfidia da Ennio Fantastichini, o persone di buon cuore, un po' frastornati dagli eventi come il personaggio di Raoul Bova, gli uomini della pellicola di Milani coprono un vasto range di tipi. "Ormai mi diverto a interpretate questi personaggi così estremi - ha raccontato Fantastichini -, ogni tanto va ricordato che il mondo è pieno di stronzi. Sarebbe meraviglioso se la vita prendesse un altro corso".
Più delicate le istanze incarnate da Francesco. "Avevo accettato già prima di leggere la sceneggiatura perché sapevo che il tema dell'omosessualità sarebbe stato trattato in modo intelligente - ha spiegato Bova - . Non si può considerare l'omosessualità come ad un insulto, dovrebbe essere accettata socialmente. Si pensa di aver fatto tanti passi avanti, ma non è così. Nei film spesso si tende sempre allo stereotipo, ma non possiamo dirlo di Scusate se esisto! e ringrazio Paola e Riccardo per questo. Sono stati bravissimi a toccare anche il tema del voler apparire diversi da quelli che si è. Chiunque vorrebbe mandare a quel paese il proprio capo, che magari è uno che non sa gestire niente, ma non puoi farlo".
Coscientemente stereotipato è il ruolo di Nicola, nuovo compagno di Francesco, un ragazzo alla moda, innamorato del suo fisico, un po' drama queen, ma dal grande cuore. "E' personaggio sopra le righe che racchiude tutti i cliché sui gay - ha detto Marco Bocci -, quando l'ho letto, però, ho visto il Bignami del film; è facile dare dei giudizi su una persona leggera, che nella realtà è molto profonda. Devi fidarti del regista per farlo bene".
Casa Milani-Cortellesi
Dopo Il posto dell'anima e Piano, solo, Paola Cortellesi torna a lavorare con il suo compagno di vita. "Io e Riccardo siamo autonomi e va bene così visto che ci vediamo tutti i giorni - ha spiegato sorridendo -, in questo caso ci tenevo a fare il film con lui perché è frutto di riflessioni fatte a casa, ci sembrava giusto. Ecco, gli sceneggiatori sono stati molto pazienti e quando discutevamo animatamente cosa che succedeva spesso, ci cantavano la sigla di Casa Vianello".
Il chilometro verde
Chi conosce Roma sa che Corviale, poco affettuosamente ribattezzato il serpentone, una striscia di cemento costruita nei pressi di via Portuense, rappresenta uno dei luoghi più desolanti della Capitale, simbolo di una periferia insanabilmente slegata dal Centro. Il progetto di riqualificazione della zona è davvero nelle mani di una donna, l'architetto Guendalina Salimei, che ha ispirato la figura di Serena Bruno. "Abbiamo scelto di rendere protagonista una donna architetto perché ci serviva un lavoro dal senso etico forte e siamo andati a cercare quello che ci sembrava brutto nella nostra città - ha detto Milani -, Corviale è un esempio molto forte, un posto pieno di cemento, senza strutture intorno, una realtà popolare molto forte, simile a tante altre periferie d'Italia ed Europa. Con Serena raccontiamo quello che di buono c'è in Italia. Non siamo sempre il peggio, guardiamo anche a quello che funziona. Non ho ricette, non so tutto, ci sono persone che per mestiere devono risolvere i problemi legati alla mancanza di lavoro. Questo è un film semplice, un film popolare che arriva anche alla testa".