"Tutte le strade, soprattutto quelle dell'incompiutezza, portano al Sud". Come quelle assolate che si arrampicano sui fianchi della costa lucana e su cui si muove peregrino e irrequieto il protagonista del film, il quarto diretto e interpretato da Rocco Papaleo. Sono passati esattamente undici anni dall'esordio nel 2010 con Basilicata coast to coast to coast che avrebbe regalato al cinema italiano di quegli anni un nuovo autore fino ad allora confinato al ruolo di comico e cabarettista; sarebbero seguiti i meno ispirati Una piccola impresa meridionale e Onda su onda, ma dal 13 aprile (come leggerete nella recensione di Scordato) Papaleo torna al registro poetico e surreale degli inizi con il suo film più maturo, compiuto e forse anche più personale.
Storia di un uomo che non sapeva accordarsi con il mondo
Scordato non cattura sin da subito, ci mette un po' a carburare e a conquistare lo spettatore, ma quando lo aggancia non lo molla più fino ad un epilogo forse prevedibile sulla falsariga dei canovacci di tante commedie contemporanee, ma l'unico possibile nell'economia di una narrazione circolare che inizia e finisce nello stesso identico luogo. Affresco sociale e insieme dramma familiare, lavora con il tempo, il ricordo, le fratture da ricomporre, è un film di fantasmi e rimossi, una storia di perdono e smarginature che si perdono nel cono d'ombra tra sogno e realtà. Al centro della vicenda c'è Orlando (Rocco Papaleo), un mite accordatore di pianoforti; a sessant'anni suonati ogni mattina si alza sempre qualche minuto prima che suoni l'allarme della sveglia puntata alle 7.24, fuma erba per curare l'anima e il corpo acciaccato dai lancinanti dolori alla schiena, cosa che alla sua età non trova assolutamente ridicola come il suo alter ego da ragazzo gli rimprovera, quello che trova ridicolo è semmai "impiegare un'ora la mattina per mettermi dritto sperando che nessuno mi veda". Da bambino cantava in un coro, poi "sono uscito dal coro", scriveva poesie insieme a sua sorella Rosanna, ma poi "è uscito" anche dalla poesia.
È uscito praticamente da tutto Orlando, da quando ha lasciato il suo paese d'origine, Lauria, per trasferirsi a Salerno e non tornarci praticamente più. Oggi è un uomo pigro, incompiuto, rancoroso che passa le giornate a litigare con il suo io da giovane che non perde occasione per ricordargli come era e cosa è diventato. Ma la vita si sa, riserva delle sorprese anche all'anima più solitaria: per Orlando sarà l'incontro con Olga (Giorgia), un'affascinante fisioterapista, che gli diagnostica una contrattura "emotiva" e gli chiede di portarle una sua foto da giovane così da poterlo aiutare a risolvere i suoi problemi. Una richiesta bizzarra che lo costringerà a mettersi in viaggio verso il paese natio e a rivivere tutti quegli eventi che lo hanno trasformato nell'uomo scordato e anaffettivo che è oggi.
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Tra passato e presente: la poesia di un racconto dai toni miti
Rocco Papaleo ha scritto Scordato con Valter Lupo cavalcando l'onda emotiva del lockdown e la sensazione di non essere in quel momento "accordato" con la realtà, quasi una categoria dello spirito che la scrittura riesce a restituire in tutte le sue sfumature. Il racconto procede tra momenti di ilarità, ricordi di gioventù evocati da continui flashback e scanzonati siparietti (come quello esilarante con Giuseppe Ragone); il presente, tempo della disillusione, e il passato, che è invece quello delle rivolte studentesche, del terrorismo, degli ideali rivoluzionari, viaggiano su binari paralleli e occupano insieme lo stesso spazio. Orlando e il suo alter ego parlano, litigano, si urlano addosso, fanno bilanci e sono entrambi reali. È un film di parole e musica (quella di Michele Braga), poesie in rima baciata e vecchie filastrocche d'infanzia, costruito con il ritmo di una partitura jazz e strutturato attorno al tema del doppio.
Papaleo si riappropria di una dolenza e una sincerità disarmante e i suoi co-protagonisti non sono da meno: da Giorgia qui al suo debutto da attrice, seppur con qualche impaccio naturale in vesti che normalmente non le appartengono, ai giovani Simone Corbisiero (i duetti tra Papaleo e il suo "doppio" sono la cosa più riuscita di tutto il film), e Angela Curri nel ruolo della sorella "dimenticata", sepolta insieme alle fotografie che Orlando è andato a recuperare. E chissà che alla fine non riescano entrambi ad accordarsi nuovamente con il mondo, ché in fondo "nella musica come nella vita la questione è inserire la nota giusta". Basta saperla trovare.
Conclusioni
La recensione di Scordato si conclude ribadendo quanto ampiamente analizzato fino a ora. Rocco Papaleo torna alla dimensione autoriale degli esordi e realizza il suo film più maturo, poetico e surreale, forse anche il più personale. Si avventura in un viaggio a ritroso nel tempo nella natia Lauria in Basilicata tra i fianchi delle montagne che precipitano sulla costa e si affida al registro della commedia sociale e del dramma intimo per firmare una storia di ricomposizioni e ricuciture con il passato. Un film di parole, rime baciate e musica dove la bravura degli interpreti fa il resto. Menzione speciale per la cantate Giorgia, qui alla sua prima prova da attrice, superata seppur con qualche naturale inciampo che caratterizza tutte le prime volte.
Perché ci piace
- La poesia e la dimensione surreale malinconica che permea l’intero racconto.
- Lo sdoppiamento del protagonista: il tema del doppio pirandelliano tiene banco per tutto il film poggiando sulle spalle dei due interpreti, Rocco Papaleo e Simone Corbisiero, che danno vita a un duetto esilarante.
- La sincerità delle interpretazioni: dagli attori protagonisti ai comprimari tutti sono portatori di una genuina verità scenica.
Cosa non va
- Il film non cattura sin da subito, richiede un po’ di pazienza prima di carburare e agganciare lo spettatore.