La città è sconvolta da una serie di omicidi, le cui modalità riproducono le efferatezze effettuate da John Kramer, alias Jigsaw. Peccato che lui sia ufficialmente morto da dieci anni, il che spinge il detective Hoffman e il suo collega Keith a cercare di capire chi possa aver dato nuovamente il via ai perversi "giochi" di Kramer. Nel frattempo, in una località sconosciuta, le nuove vittime di Jigsaw devono sopravvivere a delle prove particolarmente brutali, e mentre gli indizi si accumulano le forze dell'ordine devono fare i conti con un'ipotesi terrificante: e se il famigerato killer enigmista fosse in qualche modo ancora vivo?
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Game over?
Dal 2004 al 2010 il pubblico appassionato di horror aveva un appuntamento fisso al cinema: la saga di Saw, nata dalla fantasia del regista James Wan e dello sceneggiatore/attore Leigh Whannell (successivamente co-autori di Dead Silence e di Insidious e i suoi vari sequel/prequel). Un autentico fenomeno, che si ripresentava annualmente nel periodo di Halloween, senza rivali o quasi (Paranormal Activity si presentò quando le vicende di Jigsaw e dei suoi discepoli erano ormai agli sgoccioli), con l'evoluzione costante di un'idea semplice ma diabolica: un serial killer che in realtà non uccide nessuno, poiché sono le vittime, tramite le loro scelte, a determinare chi sopravvivrà o meno alle trappole costruite da John Kramer. Nel primo Saw - L'enigmista, complice un budget esiguo, l'atmosfera malata ebbe la meglio sul gore esplicito, mentre nei capitoli successivi è progressivamente aumentata la quantità di sangue, sottolineando la dimensione violenta legata al sottogenere noto come torture porn (un aspetto che gli stessi creatori del franchise hanno criticato, distanziandosi dalla loro creatura dopo l'uscita di Saw III - L'enigma senza fine, l'episodio dove Jigsaw muore).
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Nonostante un ammirevole tentativo di costruire una mitologia coerente, lontana anni luce dalle contraddizioni interne di altri franchise del brivido come Halloween - La Notte delle Streghe o Venerdì 13, anche la saga di Saw è finita in un circolo vizioso di ripetitività, portando alla sospensione delle sevizie con l'uscita del settimo capitolo, Saw 3D, con l'intenzione di riattivare il tutto solo in caso ci fosse un'idea abbastanza forte (nel frattempo la LionsGate aveva annunciato un nuovo appuntamento annuale con un'altra icona horror, il famigerato Leatherface, ma dal 2010 a oggi sono usciti solo due nuovi lungometraggi, di cui uno relegato a una modalità di distribuzione piuttosto particolare negli Stati Uniti). Da quell'ultimo "Game over!", pronunciato ai tempi dal dottor Lawrence Gordon (vittima di Jigsaw nel primo episodio e suo complice nell'epilogo), sono passati sette anni, un intervallo lungo nel corso del quale altre creature hanno cercato di usurpare il "trono" dell'uscita propizia nel periodo di Halloween. E ora, in attesa di vedere quello che Jason Blum e John Carpenter si inventeranno per il ritorno in scena di Michael Myers, il legittimo sovrano dei brividi cinematografici di fine ottobre è nuovamente con noi.
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È lui o non è lui?
Saw: Legacy è al contempo un sequel, un reboot, un remake e un best of. Un ottavo capitolo ufficiale che ci ricorda perché seguivamo con tale passione le vicende di Kramer e dei suoi apprendisti e al contempo guarda al futuro, con l'intenzione di rilanciare il franchise. Una parziale tabula rasa (non vengono rivisitati i luoghi storici come il bagno dove era rinchiuso Gordon, e solo l'inquietante voce del killer, interpretato come sempre da Tobin Bell, assicura la continuità per quanto riguarda il cast), che consente ai registi Peter Spierig e Michael Spierig (Daybreakers - L'ultimo vampiro, Predestination) di esplorare gli elementi tipici della saga con un occhio nuovo e libero, che si riallaccia però al passato quando si tratta di un elemento in particolare: come nel capostipite, viene abbracciata maggiormente la componente thriller, dando al mistero un'importanza maggiore rispetto alla spettacolarità delle trappole. Da quel punto di vista la traduzione italiana del titolo del film è in parte errata: l'originale Jigsaw non rimanda solo all'alter ego di John Kramer, ma anche al puzzle narrativo che ha sempre contraddistinto il franchise, con nuovi tasselli aggiunti col passare del tempo.
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Siamo di fronte a un prodotto ibrido, la cui natura multipla è rappresentata perfettamente dal celeberrimo tema musicale, inizialmente proposto in versione remixata sui titoli di testa e poi progressivamente più vicino alla sua forma originale, man mano che l'identità del film si consolida insieme a quella dell'assassino. E mentre scorre il sangue viene anche ritrovata la componente filosofica del franchise, precedentemente sacrificata nella maggior parte dei sequel (fa eccezione il notevole Saw VI, che prende di mira il sistema sanitario americano) in nome della spettacolarizzazione del gore e ora tornata in auge per restituirci il "vero" Jigsaw, il cui fascino si celava proprio nel divario tra le sue intenzioni e i suoi metodi. Qui è lo spettatore stesso ad essere attirato in una trappola, dalla quale si esce avendo ritrovato il piacere dell'appuntamento di genere per la fine di ottobre. John Kramer è morto, lunga vita a Jigsaw!
Movieplayer.it
3.5/5