La terza serata di Sanremo 2024 si muove pigra vero il finale, che arriva, come da scaletta, intorno all'1:30. Non fosse stato per Teresa Mannino, l'irriverenza di Russell Crowe e un paio di performance, sarebbe trascorsa senza neppure lasciar traccia. Gli ascolti continuano a non calare (il Festival non è mai sceso sotto i 10 milioni di spettatori e sotto il 60% di share) ma, ci giuriamo, giovedì 8 febbraio più di qualcuno deve essersi addormentato su Edoardo Leo e svegliato direttamente con Gianni Morandi e Fiorello.
Le nostre pagelle della terza serata
Amadeus rosicone: 3
Non gli sono andate giù le critiche per l'ospitata di John Travolta. Dopo essersi alterato in conferenza stampa ha deciso, con poca eleganza, di approfittare di uno "spazio sicuro" senza contraddittorio come il palco dell'Ariston per dare sfoggio di permalosità e benaltrismo. Certo i toni nel corso della giornata si erano inaspriti e le accuse di pubblicità occulta sono pesantissime (ancora di più dopo il precedente di Instagram un anno fa, per cui la RAI è stata multata), ma quell'attacco passivo-aggressivo a chi, facendo il proprio mestiere, vuole vederci chiaro, è stato eccessivo e fuori luogo.
Sanremo 2024: non si sevizia un John Travolta
Teresa Mannino: 8
Per fortuna c'era lei a co-condurre questa terza serata, altrimenti piuttosto soporifera. Porta a Sanremo il suo stile riconoscibile, la sua comicità irriverente e "urlata" che può non piacere a tutti ma ha il pregio (e ieri anche il compito) di risvegliare l'Ariston e il pubblico a casa. Solo lei, oltre a Fiorello, è fin qui riuscita a far ridere di cuore Amadeus e il suo monologo (temutissimo, non in quanto suo ma proprio in quanto monologo) ha dimostrato che pure sul palco dell'Ariston si può dire qualcosa di incisivo e intelligente senza pesantezza.
Russell Crowe: 9
Ha cantato, ha parlato, ha soddisfatto l'annuale desiderio del pubblico di sentir dire "Al mio segnale scatenate l'inferno" (siamo d'accordo che, in italiano, preferiamo Luca Ward?). Ha fatto anche di più: ha preso in giro, in un colpo solo, John Travolta e chiunque abbia pensato di fargli ballare il ballo del qua qua in mondovisione (ma sotto sotto quella gag deve averlo fatto ridere moltissimo). Non solo è più di quanto solitamente gli ospiti facciano a Sanremo, è epica.
Il Tre: 4,5
Siamo chiaramente un Paese che non sa votare. Altrimenti come ci si spiega il quarto posto de Il Tre nella classifica della serata?
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Maninni: 4,5
Cerca di recuperare punti per il Fantasanremo con matite e fiori. In effetti potrebbe fare meglio lì che nel Sanremo vero e proprio. La canzone è debolissima.
Bnkr44: 5
Le boyband dopo i primi 2000 dovrebbero essere illegali. Invece girano ancora a piede libero e ogni tanto finiscono pure sul palco di Sanremo. Acerbi, con un pezzo che è più un compitino. Ma si portano dietro una bella energia.
Santi Francesi: 7
Uno dei pezzi che si apprezzano di più al secondo ascolto. Loro acquisiscono maggiore fiducia sul palco dell'Ariston e procedono spediti come L'amore in bocca, elegante fusione tra pop ed elettronica.
Mr. Rain: 4
Leggere alla voce Il Tre. Con una riflessione in aggiunta: il testo di una canzone che ha bisogno di tanti preamboli e di tante didascalie non è un testo complesso, è solo scritto male.
Rose Villain: 7
La sua è una di quelle canzoni che rischia la sottovalutazione, non aiutata dall'arrangiamento in chiave sanremese. Eppure quei salti a piedi uniti tra pop e urban sono forse una delle cose più interessanti dell'edizione.
Alessandra Amoroso: 6
Raggiungerebbe la sufficienza anche intonando il bugiardino di un farmaco per il reflusso. La canzone che porta però è fuori tempo massimo, nonostante il testo importante.
Ricchi e Poveri: 5
La seconda interpretazione non porta ripensamenti (almeno per noi). Gianni Morandi, Orietta Berti, Iva Zanicchi, I cugini di campagna... Se ad alcuni il ritorno ha portato fortuna, non è detto che funzioni per tutti.
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Angelina Mango: 8,5
Esplosiva. Riesce a risvegliare anche un teatro Ariston nel pieno del letargo invernale, che le tributa una standing ovation e l'attende stasera, quando canterà un brano di papà. Prima nella classifica della serata, sembra ormai la favorita verso la medaglia d'oro. Attenzione, però, a Geolier.
Diodato: 7
Ti muovi è un pezzo meno "prepotente" di Fai rumore e, d'altro canto, dal 2020 Sanremo è un po' cambiato. Probabilmente quattro anni dopo Diodato non arriverà neppure nelle prime cinque posizioni, superato da un rapper che non rappa a caso, ma, soprattutto in questo scenario, è importante che lui, elegantemente, ci sia.
Ghali: 8
Si presenta vestito come Michael Jackson (ma la quantità di pietre e lustrini è quella che saprebbero portare solo Cher, Beyoncè e Malgioglio) e durante l'esibizione deve far fronte a qualche problema tecnico. Ma Casa mia è una hit dall'allure rétro ormai inarrestabile, con un testo chiaro e diretto anche per chi non è di questo mondo. Ghali non è solo tornato: è cresciuto.
Negramaro: 6,5
L'emozione si scatena nel finale, il problema è quello che c'è prima. Un pezzo intenso che fatica però a decollare per l'assenza di un ritornello. Giuliano Sangiorgi però si conferma uno dei nostri migliori interpreti.
Fiorella Mannoia: 6
L'impressione è che Mariposa, nonostante un testo socialmente impegnato, perda qualcosa a ogni ascolto.
Sangiovanni: 5
Ha preso meglio le misure rispetto alla prima serata (anche del completo), ma Finiscimi finirà nella sezione dimenticatoio di Sanremo 2024. A meno che non siate suoi fan.
La Sad: 6
I revival portano sempre con sè una necessaria dose di semplificazione. L'effetto scimmiottamento del e dei punk del passato non è solo dietro l'angolo: è reale. Rispetto alla prima serata, però, i La Sad cominciano finalmente a divertirsi e ci ricordano che il punk, come il rock, è soprattutto una questione di atteggiamento. E poi il bonus Pelù al Fantasanremo è uno dei più divertenti.