Presentato nella sezione Giornate degli Autori di Venezia 2020, unico film italiano in concorso, è nelle sale italiane dal 7 settembre Spaccapietre, opera seconda di Gianluca e Massimiliano De Serio, con protagonista Salvatore Esposito, che ancora una volta accetta di lavorare sul suo corpo e dimostra di essere sempre più intelligente nella scelta dei ruoli.
L'attore questa volta è Giuseppe, spaccapietre che, colpito da una scheggia, perde la vista a un occhio. Disoccupato, è la moglie a lavorare nei campi, sotto un caporale privo di ogni umanità. Quando la donna muore per la fatica, Giuseppe rimane da solo con Antò (Samuele Carrino), il figlio, che sogna di diventare un paleontologo.
Abbiamo incontrato Salvatore Esposito al Lido di Venezia, dove ci ha raccontato di essersi messo ancora una volta alla prova, soprattutto dal punto di vista fisico. Non si vedeva da tempo un accanimento simile su un personaggio e un attore: "Il mestiere dell'attore ti porta a confrontarti con i tuoi limiti: durante la mia carriera cercherò di farlo sempre e di superarli. Quando i De Serio mi hanno proposto questo progetto e questo personaggio, ho accettato subito perché secondo me questa è una storia che va raccontata. Poi ognuno trarrà le sue conclusioni, però è giusto puntare un riflettore su una situazione che purtroppo, nel 2020, è ancora reale. Ci sono tantissimi italiani ed extracomunitari vittime: è una cosa veramente assurda."
La nostra intervista a Salvatore Esposito su Spaccapietre
Spaccapietre, la recensione: Salvatore Esposito si trasforma di nuovo per i De Serio
Spaccapietre e il mare
Giuseppe fa una promessa al figlio: la mamma non se n'è veramente andata. E per dimostrarglielo lo porta al mare. Il mare del film è quello della Puglia, ma Salvatore Esposito, Nato e cresciuto a Napoli, conosce bene le sensazioni che dà: "Il mare è un po' come il cielo, con l'unica differenza che ci sono alcune città dove il mare non si può vedere, mentre il cielo lo puoi vedere sempre. Il mare credo che abbia quel tocco in più di malinconia, di amore, di gioia, di apertura rispetto al cielo, che cambia con la notte, con le stelle, col sole, con le nuvole. Invece il mare è sempre lì, che ti guarda: attraverso quell'immensità cerchi di guardare anche verso di te. Credo che il mare in questo sia unico. Poi sono napoletano: mi scorre nelle vene. Come il caffè e la pizza."
Salvatore Esposito e la scelta dei ruoli
Avrebbe potuto rimanere legato a vita al personaggio che lo ha reso famoso, il boss Genny Savastano di Gomorra - La Serie. Invece Salvatore Esposito sceglie con cura i suoi ruoli, cambiando completamente personaggio ogni volta e dimostrando una grande apertura verso ogni tipo di storia: "Credo che gli attori non abbiano dei compiti specifici: nonostante si voglia dire che l'attore abbia un'importanza soltanto perché ha davanti una camera. L'attore, attraverso il ruoli che interpreta, sceglie con cura ciò che, dal suo punto di vista, deve essere raccontato e, attraverso i suoi personaggi, decide come raccontarlo. Poi nella vita di tutti i giorni ognuno può essere un eroe, un portatore di speranza, un comunicatore. Ormai coi social network ognuno ha un telefonino e il suo spazio. Ci vuole uno spirito propositivo soprattutto verso il bene. Questo dovrebbe essere l'uso dei social: purtroppo non è sempre così. Da artista cercherò sempre di scegliere ruoli che diano a me qualcosa in più, che mi facciano crescere e mi diano la possibilità di lasciare qualcosa in chi mi guarda. Nel bene o nel male."