Recensione Lady Snowblood (1973)

Una donna viene messa al mondo solo per vendicare la sua famiglia. Un melodramma sotto forma di film d'azione che ha saputo meravigliare ed ispirare anche Tarantino per Kill Bill.

Rosso su bianco

Nata unicamente per vendicare le ingiustizie e le violenze subite dai genitori, Yuki viene partorita con dolore all'interno di un carcere femminile durante una terribile tormenta di neve. La madre muore dandola alla luce e lei vivrà nel suo ricordo. Addestrata come una killer professionista non appena raggiunge l'età giusta comincia il suo viaggio alla ricerca di ogni singolo membro della gang che, per uno scambio di persona, non ha avuto scrupoli nell'uccidere suo padre e ripetutamente violentare la madre. Yuki è il frutto della prostituzione della donna con i carcerieri attuata con l'unico scopo di dare alla luce qualcuno che potesse perpetrare la vendetta.

Già un successo (nazionale) all'epoca della sua uscita Lady Snowblood torna ora in auge a livello internazionale per il forte impatto che ha avuto su Quentin Tarantino nello scrivere e dirigere Kill Bill. La trama è molto simile ma ancora di più lo sono l'aria che si respira nel film, la narrazione, le musiche (alcune canzoni pop giapponesi sono proprio state riutilizzate) e molte soluzioni di regia. I film è interamente scandito per capitoli e ogni capitolo è incentrato su una persona di cui vendicarsi, c'è un forte senso dell'epica (di stile giapponese però e non europeo come per Tarantino) e subitanee ed iperboliche esplosioni di violenza con tanto di sangue zampillante.

Al di là delle similitudini con la rielaborazione tarantiniana, Lady Snowblood è un film fortemente simbolico e fortemente giapponese. Al contrario magari di altri grandi maestri del cinema nipponico, capaci di dar vita ad opere contemporaneamente locali e globali, questo film di genere mantiene uno stretto legame con la sua cultura, ed è tutto giocato su forti contrapposizioni. La purezza e la violenza, l'innocenza perduta (o mai avuta) e la redenzione, il sangue e la neve e chiaramente il bene e il male. Tutte queste dicotomie trovano una chiarissima rappresentazione estetica nell'immagine di una bellissima e delicatissima donna che in realtà è una killer spietata e letale e sono accentuate dai colori molto forti e molto contrastati e dalle frequenti sovrapposizioni di sangue su vestiti bianchi o sulla neve.

Una menzione speciale poi va alle scenografie. Nonostante il film spesso rappresenti azioni che si svolgono in esterno è girato quasi tutto in interni, ricostruendo anche gli ambienti naturali, con una perizia tecnica invidiabile ma anche con un certo gusto per la deformazione e il controllo dell'illuminazione. Girare tutto in interni (anche ciò che dovrebbe essere in esterno), come spesso si faceva nel cinema hollywoodiano degli anni d'oro, dà al regista la possiblità di avere il controllo totale sull'illuminazione e la resa estetica di ogni singola scena. Questo è evidente in ogni inquadratura di questo piccolo gioiello misconosciuto.