Tre anni dopo Gianni e le donne, una delle voci più originali e apprezzate del cinema italiano degli ultimi anni, Gianni Di Gregorio, sceglie il Festival Internazionale del Film di Roma per presentare la sua terza fatica da regista: Buoni a nulla, un'altra commedia connotata dalla sottile ironia del cineasta e sceneggiatore romano, ancora una volta anche nei panni del protagonista: un maturo impiegato statale che si ritrova improvvisamente costretto a dover rimandare l'agognata pensione per trasferirsi in un nuovo ufficio all'estrema periferia di Roma...
Al Festival, dopo l'anteprima del film, abbiamo intervistato Di Gregorio insieme ai suoi due comprimari: Marco Marzocca, che impersona il suo timido ed ingenuo collega di nome Marco, e Valentina Lodovini, qui nella parte di Cinzia, un'impiegata sfacciatamente sexy e opportunista. Ai tre mattatori di Buoni a nulla si sono uniti, in conferenza stampa, anche gli altri interpreti della pellicola, che uscirà nelle sale cinematografiche giovedì prossimo, oltre al produttore Angelo Barbagallo.
Gianni e i "buoni a nulla": la parola agli attori
Potete raccontarci la vostra esperienza sul set di Buoni a nulla e come vi siete rapportati ai vostri personaggi?
Gianni Di Gregorio: Per fortuna i miei film costano poco e quindi sono facili da realizzare, però tra un film e l'altro passa molto tempo perché mi ci vogliono dei mesi anche solo per elaborare un nuovo soggetto. Grazie a questi attori il film ha assunto una struttura davvero solida. Tutto è nato dall'interrogativo se una persona mite possa cambiare e reagire, in ossequio ai canoni contemporanei del dover essere rampanti a tutti i costi. Il mio personaggio, Gianni, è un impiegato un po' negato, ma la mia intenzione non era quella di tracciare un ritratto negativo degli uffici pubblici; piuttosto volevo riflettere sulla possibilità di cambiare il proprio carattere, e mi sono reso conto che forse sono proprio le persone miti, come Gianni e Marco, a permetterci di vivere meglio. Il messaggio finale forse è che non si può cambiare completamente, ma bisogna raggiungere un giusto equilibrio e imparare a dire di no.
Marco Marzocca: Ho amato la dolcezza di Marco: si tratta di un personaggio buono che, nonostante tutto, non riesce a diventare cattivo. A mio avviso il messaggio del film è che è impossibile cambiare. Gianni ha bene in testa il progetto fin dall'inizio, ma pur mantenendo il racconto sui binari prestabiliti ha permesso a tutti noi di apportare qualcosa al film. È il regista più "francese" che abbiamo oggi in Italia, grazie alla sua ironia e delicatezza, che gli permettono di non ricorrere ai soliti espedienti di tante commedie italiane. Nei suoi film riesce ad inserire poesia, comicità e riflessione, oltre alla capacità di descrivere personaggi di grande spessore e profondità.
Valentina Lodovini: È un privilegio essere al Festival di Roma con tre film diversi, soprattutto in un'edizione in cui il pubblico ha la grande responsabilità di giudicare le pellicole. Sono molto felice di aver lavorato con Gianni, mi ha dato l'enorme opportunità di far parte del suo mondo così particolare, e non lo ringrazierò mai abbastanza per questo.
Daniela Giordano: È stato un set pieno d'allegria, ci siamo divertiti molto e ci siamo sentiti come fanciulli intenti a giocare. Anche il mio personaggio, Marta, fa parte della categoria degli individui miti, che rischiano di trovarsi sempre fuori posto rispetto alla società. Il film racconta la difficoltà di vivere propria delle persone più "normali"... e per calarmi nel personaggio ho anche impato a ballare la salsa!
Anna Bonaiuto: Adoro Pranzo di Ferragosto, mi piace l'originalità di Gianni, e questo film ha la stessa leggerezza dei suoi precedenti, con personaggi un po' innocenti e un po' mascalzoni. Gianni racconta attraverso il suo punto di vista questo piccolo mondo che è l'Italia.
Angelo Barbagallo: Con Gianni ci conosciamo da tantissimo tempo e abbiamo lavorato spesso insieme. Mi sono divertito ad interpretare il piccolo ruolo del direttore dell'ufficio. Pensate che una volta ho recitato anche con Juliette Binoche, ma mi è piaciuto di più recitare insieme a Gianni! Benché non sia facile: bisogna entrare nel mondo di Gianni e seguire il suo mood.
Gianni Di Gregorio: All'inizio Angelo non voleva accettare la parte, ho dovuto insistere!
Imparando a dire di no
Quanto vi rispecchiate nei vostri personaggi e cosa ne pensate di loro?
Gianni Di Gregorio: Io nella vita sono esatamente così, non sono capace di dire di no, anche se poi spesso mi pento di aver accettato delle cose che non mi va di fare. Anche in questi anni sono rimasto sempre uguale: al massimo, quando proprio non riesco a dire di no, scappo, mi nebulizzo... sono fatto così dalla nascita, non c'è niente da fare!
Valentina Lodovini: Immagino che il pubblico penserà che Cinzia è una paracula; io però credo che sia una ragazza sveglia ma un po' pigra, che si comporta in base a come la trattano gli altri e prova a difendersi come può in un mondo di maschi... negli ambienti di lavoro esistono anche queste dinamiche. Marco e Gianni non sono certo degli eroi, ma si rivelano dei personaggi buoni e genenerosi.
Marco Marzocca: Anch'io mi sono trovato spesso nelle stesse situazioni di Marco, quando non riesco a dire di no e poi me ne pento e mi do del deficiente!
Gianni Di Gregorio: Sul set Marco aveva sempre l'asso nella manica... alla fine di ogni scena tirava fuori la battuta più bella, e quindi non davo mai lo stop e mi affidavo alle capacità di improvvisazione di Marco. Per esempio nella scena in cui io e lui guardiamo la partita, Marco ha tirato fuori la battuta "I colori sono falsati... Totti mica c'ha i capelli verdi!": quella battuta non c'era nel copione, e mi sono dovuto forzare per non scoppiare a ridere! Ma anche tutti gli altri hanno contribuito in questo modo, e per me vederli cercare i propri personaggi e interagire fra loro è stata una vera gioia.
Marco Marzocca: Anche per me è bellissimo lavorare così! Del resto io vengo dal teatro comico, quindi, come si dice nel gergo, sono un bravo "scaccolatore": queste battute mi vengono spontanee. Per esempio, in una scena Marco rimane da solo seduto a tavola con la madre di Cinzia, dopo aver preso un'aspirina... allora mi è venuto naturale dire "Buona questa aspirina... dove le compra?".
Uno dei temi del film è la difficoltà di essere se stessi, che porta ad adeguarsi alle aspettative degli altri: cosa ne pensate?
Valentina Lodovini: È un comportamento che spesso assumiamo per paura: per paura di fallire, di contrariare gli altri, di non piacere... questi temi però emergono anche grazie alla purezza dello sguardo di Gianni, che racconta le sue storie senza pregiudizi.
Marco Marzocca: Poi a volte si assume questo atteggiamento anche per non complicare le situazioni... per esempio, io negli Stati Uniti ho sentito un proverbio: "happy wife, happy life". Tutte le donne, in quanto tali, sono fatte in questo modo: dopo un periodo di convivenza, l'uomo per evitare di discutere deve imparare a cedere e dare ragione alla sua compagna!
Gianni Di Gregorio: A mio avviso, nella società di oggi è necessario recuperare l'ottimismo. A maggior ragione di fronte allo sfacelo, io credo che si debba reagire in senso positivo, cercare di "fare": sia per i giovani, sia per quelli più adulti, nella speranza di rimettere in piedi l'Italia.
Buoni a nulla segna la conclusione del percorso del personaggio di Gianni?
Gianni Di Gregorio: In un certo senso sì, è un po' la fine di una trilogia, anche se non ne sono ancora sicuro... in Buoni a nulla mi interessava andare ancora più a fondo con questo personaggio. Però io e Marco vorremmo fare un altro film insieme.
Un'ultima domanda: puoi raccontarci l'aneddoto di quando hai fatto affondare un carro armato?
Gianni Di Gregorio: Da giovane, quando ho fatto il servizio militare, ero stato nominato tenente carrista... ma ve lo immaginate, che proprio a me affidino dei carri armati? Purtroppo è successa una cosa grave: prima mi sono perso sull'altopiano di Asago con cinque carri armati, perché non sapevo leggere le mappe... naturalmente fui arrestato, ci successe di tutto! E poi, la volta successiva, il nostro carro armato finì nelle sabbie mobili. Ci avevano addestrato dicendoci "Non abbandonate mai il mezzo", ma io a un certo punto ho detto ai miei compagni "Ragazzi, usciamo!", perché il carro armato stava sprofondando sempre di più, e così siamo saltati tutti fuori. Insomma, ho dato ordine di abbandonare il mezzo!