Basato sull'omonimo romanzo dell'esploratore e documentarista Brando Quilici, Il mio amico Nanuk è stato appena presentato alla nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, nella sezione Alice nella Città: si tratta del racconto del rapporto d'amicizia fra Luke, un bambino che vive nell'estremo nord del Canada, e Nanuk, un cucciolo di orso polare di cui il protagonista si ritrova a prendersi cura.
Questa mattina, al Festival, abbiamo incontrato Brando Quilici insieme al regista della pellicola, il veterano canadese Roger Spottiswoode, uno specialista di film d'azione (nel suo curriculum anche 007 - Il domani non muore mai). Co-prodotto da Medusa, Il mio amico Nanuk uscirà nelle sale italiane il 13 novembre in circa trecento copie.
Un film fra l'Italia e l'America
Brando, è stato difficile realizzare questo progetto, produttivamente molto ambizioso e complesso?
Brando Quilici: Senza Medusa questo film non esisterebbe, sono stati loro ad offrirci il primo finanziamento; poi abbiamo cercato anche altri fondi, ma con un progetto del genere l'investimento iniziale è sempre quello che comporta i maggiori rischi. Ho presentato a Medusa questo soggetto un po' anomalo per l'Italia, e il contratto con loro è stato fondamentale per ottenere gli altri finanziamenti necessari in America. Medusa ci ha aperto tutte le porte: Hugh Hudson ha curato la sceneggiatura del film ed ha coinvolto Roger Spottiswoode.
È stato difficile gestire sul set Nanuk, il piccolo orso bianco co-protagonista del film?
Brando Quilici: La più grossa difficoltà del film è stata la velocità a cui cresceva il cucciolo... entro due anni peserà cinquecento chili, mentre all'inizio, appena arrivato sul set, pesava appena ventidue chili! Nanuk è nato in uno zoo e perciò non aveva mai visto la neve, quindi sul set si rotolava dalla gioia. Abbiamo dovuto completare le riprese in soli trentadue giorni, e Roger è stato di una bravura straordinaria. È un regista di Hollywood, abituato a lavorare con troupe grandissime, e sul set si inoltrava sul ghiaccio con grande coraggio, nonostante i rischi.
Roger Spottiswoode: Può sembrare strano, ma è stato bellissimo! Sono stato davvero felice di trovarmi su quel set in mezzo al ghiaccio, e l'orso era adorabile. Il piccolo attore Dakota Goyo e Nanuk sono stati insieme per un mese e hanno instaurato un profondo legame fra loro, al punto che il bambino non aveva alcuna paura e Nanuk era molto protettivo nei suoi confronti. In fondo siamo tutti animali, e anche i cuccioli di orso si comportano un po' come dei bambini. A due mesi non puoi insegnare a un orso cosa fare, agisce proprio come un neonato, perciò abbiamo preferito trasportarlo nel suo ambiente naturale e descrivere la realtà, un po' come nel cinéma vérité.
Una fiaba ecologista sull'amicizia
Come è nato il coinvolgimento nella sceneggiatura di Hugh Hudson, il regista di Momenti di gloria?
Brando Quilici: Avevamo bisogno di reperire fondi per il mercato internazionale e per la sceneggiatura avevamo due alternative: affidarci a Hugh Hudson, che voleva realizzare una storia alla Jack London, o ad uno sceneggiatore canadese più malleabile e collaborativo. Hudson ha un carattere piuttosto difficile, ma il suo nome ha attirato l'attenzione dei produttori americani. Hudson ha cambiato molto il trattamento sia a livello di trama che di dialoghi, anche se poi non tutto ciò che aveva pensato era realizzabile e abbiamo dovuto apportare delle modifiche.
Secondo voi qual è il messaggio principale del film e quale il suo valore primario?
Roger Spottiswoode: L'elemento di azione era già presente nel copione, del resto la pellicola è ambientata in luoghi pericolosi. Questa storia ci ha permesso di affrontare temi molto importanti ma senza doverne parlare in maniera esplicita o ricorrendo a lunghi dialoghi: è la storia molto semplice di un bambino che si adopera per fare ciò che ritiene giusto, e allo stesso tempo questo lo aiuterà a crescere.
Brando Quilici: Si tratta di una grande storia d'amicizia. L'Artico è un mondo poco conosciuto ma meraviglioso e da proteggere, perché a rischio di essere compromesso nell'arco di pochi anni.