Quello di Stonehearst Asylum è un Brad Anderson forse più "ludico" che in passato, più divertito, ironico e citazionista nel mettere in scena le sue tematiche predilette; un approccio, il suo, in cui al thriller psicologico si mescola la memoria per il gotico cinematografico che fu (Hammer in primis) e l'abile giustapposizione di due generazioni di divi (Jim Sturgess e Kate Beckinsale da una parte, Ben Kingsley e Michael Caine dall'altra). L'ispirazione, molto libera, un racconto tra i meno noti di Edgar Allan Poe, Il sistema del dr. Catrame e del prof. Piuma.
Nell'incontro che lo ha visto protagonista al Festival del Film di Roma, dove il suo film è stato presentato in anteprima europea, il regista americano ha tenuto comunque a sottolineare come il film metta in scena, pur in un contenitore diverso, tutti i temi che più gli interessano; e come, tra questi ultimi, ci sia la storia d'amore tra i personaggi di Sturgess e della Beckinsale, vero motore della storia.
La storia e il cast
"Il film è un adattamento molto libero di uno dei racconti meno noti di Poe", ha detto il regista. "Joe Gangemi aveva scritto la sceneggiatura 15 anni fa, e da allora sono stati diversi i registi che dovevano essere coinvolti: a un certo punto, è sembrato che Johnny Depp e Natalie Portman dovessero esserne protagonisti, ma poi non se n'è fatto più niente. Appena ho letto la sceneggiatura, mi sono subito innamorato dei personaggi, e soprattutto della storia d'amore. Da sempre, i livelli di inganno e le identità diverse mi affascinano, così come mi ha sempre affascinato il gotico di Poe; sono pochi i film recenti ispirati alle sue opere. Mi è sembrata una buona occasione per portare Poe, nella sua straordinarietà, in un film che potesse essere visto da molti, un modo per introdurre il pubblico alla sua opera. Mi sono sempre piaciuti i film Hammer ispirati a Poe, ma ho cercato di fare una cosa un po' diversa: un film con uno stile, se vogliamo, più regolare. Non volevo un effetto stilistico eccessivo, troppo caratterizzante: era importante venissero fuori, piuttosto, il tono, la recitazione e i personaggi."
Sul cast, il regista ha speso parole di elogio. "Il lavoro è stato lungo, ma ho avuto la disponibilità di attori straordinari. Sono stato ben felice di come hanno lavorato: a differenza di quanto accade di solito, stavolta abbiamo avuto esattamente il cast che volevamo. Ben Kingsley e Michael Caine, poi, non lavoravano insieme dagli anni '80, quando recitarono in un film in cui uno interpretava Sherlock Holmes e l'altro Watson (si tratta di Senza indizio, ndr); stavolta, per la prima volta, si sono trovati faccia a faccia, uno contro l'altro. Inizialmente i loro ruoli dovevano essere scambiati, ma poi abbiamo pensato fosse meglio così."
Tematiche ricorrenti
Il regista è passato poi a parlare dei temi del film, e dei loro legami col resto della sua filmografia: "Il racconto trattava proprio di un medico che andava in un manicomio per studiare i metodi di questo sovrintendente, per scoprire poi che erano i pazzi a gestire il manicomio. Nello scrivere la sceneggiatura, Joe ha inserito elementi che mostravano il suo amore per Poe, ed entrambi abbiamo cercato un modo per catturare la sua sensibilità. Anche Session 9 era una storia ambientata in un manicomio, ma immersa in una situazione da horror; questa è più una storia d'amore. La cosa più commovente è vedere questa donna che non riesce ad appartenere realmente a nessun luogo, e trova il suo terminale ideale nel rapporto col protagonista. C'è una riflessione sulla sanità di mente, e su quanto sia realmente importante essere sani di mente se ci si appartiene l'un l'altro."
I personaggi hanno tutti luci e ombre, nessuno sembra realmente positivo. "Nei miei precedenti film come L'uomo senza sonno, Transsiberian e Session 9, ci sono personaggi che vivono un segreto che ancora non hanno scoperto in loro stessi. Sono questi i personaggi che mi attirano. Anche in questo film molti personaggi non sono sinceri: quello di Ben Kingsley, per esempio, fa finta. Sono tutti personaggi non onesti con loro stessi, che solo alla fine hanno un momento di catarsi, e si rendono conto del loro stesso segreto; solo allora sono in grado di pagare il prezzo per ciò che hanno fatto. Mi interessa proprio questo tipo di personaggi: non a caso, uno dei miei film preferiti è A Venezia... un dicembre rosso shocking di Nicolas Roeg, in cui troviamo un protagonista con queste caratteristiche."
Viene sottolineato come, comunque, il suo cinema sia difficilmente etichettabile in un genere o in uno stile predefinito. "Io faccio film che mi interessano", ha spiegato il regista, "e sviluppo certe storie e sceneggiature che in un certo momento della mia vita mi affascinano. Come tutti, ho un lato più oscuro e uno più leggero o romantico. Non voglio sentirmi legato a un genere o a un'atmosfera: mi piacciono le sfide, il raccontare nuove storie e nuove avventure. Forse è rischioso per la mia carriera, da quel punto di vista magari sarebbe meglio fare sempre le stesse cose, ma i miei film non hanno molto a che fare con scelte di carriera: un film deve appassionarmi, dev'essere fatto per amore. Continuo ad essere un indipendente, mi faccio guidare dai miei interessi. Il mio prossimo progetto, per esempio, sarà una storia ambientata nel Perù del '700, con protagonista la prima donna che scese nel fiume dell'Amazzonia: sarà una storia d'amore, romantica. Ogni film è una piccola avventura, non etichettabile."
Il comparto produttivo, e il rapporto con la televisione
Viene poi sottolineato come, tra i finanziatori del film, ci sia la Millennium Films di Avi Lerner, che ha prodotto alcuni dei più recenti action movie con Sylvester Stallone. "Sì, loro hanno prodotto film d'azione come Hercules: La leggenda ha inizio e la saga di I mercenari - The Expendables: questo è un film di tutt'altro tipo, ma loro ci hanno messo la stessa cura e lo stesso talento", ha continuato Anderson. "Noi ci rivolgiamo a un pubblico un po' diverso rispetto al loro solito, ma il loro impegno è stato lo stesso. Tra l'altro, il film è stato girato a Sofia, e non è stato facile ricreare il mondo vittoriano inglese in un paese un po' 'sovietico'. Trovare il giusto tono, in quelle location, è stato difficile, ma alla fine ci siamo riusciti."
Qualcuno fa notare al regista le sue passate esperienze nella televisione, e gli chiede un commento sulla realtà attuale della fiction. "Ora si ritiene che le serie di canali come la HBO o quelle diffuse via Netflix abbiano una qualità superiore a quella del cinema", ha risposto Anderson. "Io non sono necessariamente d'accordo, ma devo dire che sì, ora ci sono tantissime belle cose belle in televisione: parlo di serie come Mad Men, Breaking Bad o Il trono di spade, che hanno una grande qualità visiva. Io ho lavorato per la TV in modo episodico, ma mi piacerebbe fare ciò che ha fatto Steven Soderbergh per il suo The Knick. In TV si racconta una storia come al cinema, ma c'è più tempo per farlo e si ha un maggior controllo creativo. Non c'è più una netta demarcazione tra i due ambiti; ma un film è un'esperienza che ha un inizio e una fine, mentre in una serie devi guardare tutto per avere una visione completa della storia. Io, personalmente, continuo a pensare che nulla superi l'esperienza della sala cinematografica, quell'immersione totale che si ha quando le luci si abbassano e le immagini vengono proiettate sullo schermo."