È ormai nostra abitudine andare oltre la semplice recensione per i grandi film, quelli che in tanti aspettano e corrono a guardare, quelli che riempiono le sale e le casse dei cinema. Ci piace ripensarci, analizzarli, in qualche modo sezionarli per individuare quei momenti da portarci dietro, quelli da conservare in un angolo del cuore per vedere quanto a lungo resisteranno e se sapranno rivaleggiare le grandi scene cult della storia del cinema. Lo facciamo ovviamente anche per Rogue One: A Star Wars Story, il primo film antologico, banalmente spin-off, della saga di Star Wars, quel film che esaudisce la promessa fattaci di raccontare le gesta di quel manipolo di ribelli tanto coraggioso e audace da rubare i famigerati piani della Morte Nera.
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Non è un mistero che l'impresa sarà portata a buon fine, perché nelle prime battute della saga iniziata nel 1977 quei preziosi piani che celavano un punto debole erano già nelle mani dei ribelli, ma c'è una seconda impresa, ugualmente riuscita, che abbiamo accolto con stupore e gioia: quella di Gareth Edwards nel costruire un film coraggioso, potente, forte seppur imperfetto. Come i suoi stessi eroi. La tentazione di individuare un unico momento esaltante lungo pressappoco l'intera seconda metà del film c'è, ma faremo lo sforzo e scenderemo più in profondità e nel dettaglio, individuandone dieci brevi e molto circoscritti. Dieci immagini possenti che portiamo dentro di noi dopo una duplice visione, felici di constatare che la saga di Star Wars è più viva che mai.
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Jedha occupata
Sabbia, deserto, strade strette e mercatini. La Città Santa di Jedha ci appare come una di quelle mediorientali del nostro mondo, come la Mecca o Gerusalemme. Jedha è una città occupata dalle truppe imperiali ed oltre a monaci, preti e vagabondi, le sue strade sono percorse da soldati dell'Impero che le pattugliano minacciose. Siamo in una galassia lontana lontana, ma potremmo essere nel nostro mondo, anche per il modo repentino con cui scoppia la violenza, con un'imboscata ad un mezzo imperiale che fa precipitare la situazione. La battaglia è dura, sporca, lontana dalle asettiche spade laser e mistici poteri dei Jedi. C'è una ribellione in corso e questa è pura guerriglia urbana.
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Un nuovo messaggio
Nel covo di Saw Gerrera, Jyn si trova faccia a faccia col padre da cui è stata separata tanti anni prima. Ma non è l'uomo in carne ed ossa a spiegare le sue ragioni alla figlia a cui pensa ogni giorno, è un suo ologramma nella cui immagine imperfetta e disturbata echeggia quella che qualche decennio fa abbiamo sentito implorare "aiutami Obi-Wan Kenobi. Sei la mia unica speranza." Per tutta la sua durata, Rogue One ci racconta di persone che non conosciamo, di fatti che ci sono stati solo accennati, ma lo fa ricorrendo a sensazioni e dettagli che conosciamo fin troppo bene, solleticando le nostre emozioni.
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Un'ombra familiare
Sappiamo da tempo che Darth Vader sarebbe stato in Rogue One, aspettiamo la sua entrata in scena, e quando Orson Krennic si reca in un oscuro palazzo sul mare capiamo che è arrivato il momento. L'entrata in scena è di quelle a effetto, anticipata dalla sua ombra, gigantesca e minacciosa sulla parete alle spalle di Krennic: la sagoma è inconfondibile, evoca mantello e casco, incombe sul suo sottoposto e lo rende, ai nostri occhi, minuscolo. La voce italiana, per un attimo, ci distrae, ma non può rovinare il momento: Darth Vader è tornato e il cinema ritrova uno dei suoi più grandi villain.
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Rogue One Assemble
Convinta dalle parole di suo padre, Jyn cerca di convincere l'Alleanza Ribelle a fare incursione su Scarif per impadronirsi dei piani della Morte Nera, ma trova l'opposizione del comando. Jyn non si arrende e trova conforto in un pugno di compagni che si dicono disposti a partire ugualmente. "Non ce la faremo in quattro" annuncia sconfortata. "Quanti ne servirebbero?" Le chiede Baze guardando alle sue spalle colmo di speranza: Cassian Andor li sta raggiungendo accompagnato da un folto numero di ribelli e racconta loro di una vita segnata dalla ribellione, dall'assenza di speranza e scelte. Rogue One (Rogue Uno nella triste traduzione italiana) è formata e pronta a partire.
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"Sarò sempre al tuo fianco"
Non sarebbe Star Wars senza un droide. Quello di Rogue One è un droide imperiale riprogrammato, chiamato K2-SO e caratterizzato da una particolarità: dice sempre ciò che pensa, a costo di sembrare brusco e poco conciliante. E lo abbiamo adorato in tutti le sue esternazioni, fin dalla prima apparizione e fino al suo toccante destino. Scegliamo uno di questi tanti momenti, quello in cui sorprendentemente dichiara a Jyn Erso che le sarà sempre accanto, lasciando noi e la ragazza senza parole. Ma niente paura, il momento dura solo un attimo: una breve pausa ed aggiunge spiazzante: "me l'ha ordinato Cassian".
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Diversivi
In dieci devono sembrare mille. Lo dice Cassian ai membri della squadra prima di andare con Jyn e K2 verso la banca dati per recuperare i piani. E i suoi uomini lo fanno, con coraggio, un pizzico di pazzia e, perché no, una buona dose di furbizia. Solo nella navetta e pronto a ripartire per riportare gli altri in salvo, Bodhi Rook usa l'unica arma che ha: la radio. E lo fa creando confusione e diversivi, annunciando truppe ribelli in ogni base, mentre gli ordigni piazzati dai suoi compagni esplodono tenendo occupate le truppe imperiali. Sono in pochi, ma col cuore e la mente di un esercito.
L'illusione della Forza
Quello che vediamo in Rogue One è un mondo in cui i Jedi sono stati sconfitti ed i pochi ancora in vita si sono esiliati e rifugiati in luoghi sperduti. Lo sappiamo, ne conosceremo alcuni molto presto (lo abbiamo già fatto, ma nel futuro di questa storia), ma ora la Forza è solo qualcosa di astratto, una leggenda, un mito. In essa crede fermamente Chirrut Îmwe, che nei momenti di difficoltà ripete incessantemente di essere tutt'uno con la Forza, più una preghiera disperata che una reale evocazione. Eppure la Forza, o semplicemente il caso, lo proteggono nel momento chiave, quando lentamente e con sicurezza si muove tra i colpi dei soldati imperiali per andare a tirare la leva che permette a Bodhi Rook di attivare la comunicazione con i Ribelli ed avvertirli dello stato della battaglia.
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Vengono fuori dalle fottute pareti
Se a terra la battaglia infuria e i nostri eroi soccombono uno dopo l'altro, non va meglio nello spazio, mentre i Ribelli lottano per aprire un varco nello scudo che circonda Scarif e permettere a Jyn di trasmettere i piani rubati. Uno dopo l'altro, gli X-Wing colpiscono, inutilmente, lo scudo, ma all'improvviso la minaccia contro di loro aumenta: un portello si apre in uno Star Destroyer ed uno sciame imponente di Tie Fighter ne esce mettendosi sulle tracce dei caccia nemici lasciandoci a bocca aperta: quello che stiamo guardando è la potenza dell'Impero Galattico nel periodo del suo massimo splendore.
L'ultimo sacrificio
La missione è ormai compiuta, i piani sono stati rubati e trasmessi, ma lassù sulla Morte Nera non ci stanno e decidono di nuclearizzare tutta la città su Scarif. Jyn Erso e Cassian Andor capiscono che non andranno via da quel pianeta, si trascinando sulla riva e guardano l'orizzonte che si illumina di un'immensa esplosione che non tarderà a travolgerli. Si tengono per mano per darsi coraggio e attendono, consapevoli di aver sferrato un duro colpo all'Impero ed aver dato una speranza alla Ribellione: la Morte Nera ha una falla, messa ad arte da Galen Erso, e l'Alleanza ha gli schemi della nuova, potentissima arma e può individuare questa debolezza per poterla distruggere.
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Una spada nel buio
Ribelli in fuga, un corridoio buio. Poi la lama della spada laser, una ferita di fuoco che illumina la figura minacciosa che la porta: Darth Vader è arrivato e i pochi minuti che seguono sono tra i più esaltanti dell'anno. Vader si fa strada tra i soldati ribelli in fuga, che disperatamente cercando di salvarsi dal loro inseguitore e mettere al sicuro i piani della Morte Nera appena ricevuti, li colpisce senza pietà con la sua spada laser, li scaraventa da una parte all'altra con la Forza, procedendo inarrestabile verso il suo obiettivo e verso quell'incipit di Guerre Stellari che tutti così bene conosciamo.
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Rogue One chiude qua, sul sorriso colmo di speranza di Leia, portandoci per mano fino alla soglia di quella storia già scritta e raccontata, affidandoci, ancora e ancora e ancora, a quella visione di Lucas che 40 anni fa ha dato una colpo di spalla fortissimo alla storia del cinema.