Feel, Angels, e poi come non pensare a Sexed Up o al duetto con Nicole Kidman per Somethin' Stupid, a metà tra omaggio a Frank Sinatra (il suo nume tutelare) e rivisitazione di inizio millennio. Mentre scorrevano, impetuose e folgoranti, le sequenze di Better Man di Michael Gracey (biopic atipico, e per questo memorabile: in sala dal 1 gennaio con Lucky Red), non potevamo non ripensare al nostro legame, musicale ma, se vogliamo, anche personale, nei confronti di Robbie Williams. Forse, l'artista che, insieme a Britney Spears, ha cantato le emozioni di quella generazione nata alla fine degli anni Ottanta. Quella generazione segnata dai primi CD, da ascoltare, riascoltare e, poi, masterizzare (sì, ammissione di reato).
Una generazione segnata da MTV, con i videoclip che facevano il giro, aspettando la canzone giusta al momento giusto, ignari che di lì a poco sarebbero arrivati i file .mp3 da scaricare, seguiti dall'avvento di YouTube (che chiamavamo tubo). Aspettavamo Rock DJ, Supreme, Let Me Entertain You. Una generazione segnata dalla musica come strumento di comunicazione e, di conseguenza, strumento di conoscenza emotiva. Che vuol dire? Che Robbie Williams, a cominciare dall'album capolavoro Escapology, è stato sempre presente nei momenti fondamentali dei millennials.
Robbie Williams, la soundtrack dei millennials
Alzi la mano chi non ha mai dedicato She's the One alla propria fidanzatina, oppure chi, durante una festa di diciotto anni, non sperava che la cotta del momento concedesse un lento sulle note di Advertising Space. Robbie Williams c'era, ormai libero dai Take That. Era il sabato pomeriggio su Top of the Pops, era sulle copertine di Cioè, era la quote sbrilluccichina da pubblicare su MSN, ammiccando senza rivelare troppo. Robbie, divenuto ardente punto di riferimento della cultura pop, certezza per ogni playlist pre-digitale incisa sui CD da diciotto tracce, e recapitata a ricreazione, sperando che quella dedica potesse garantire l'attesa uscita del sabato pomeriggio.
Per mezzo delle sue canzoni, Robbie Williams è stato l'educatore sentimentale perfetto, e altamente efficace per accrescere la fiducia mozzicata di un timido adolescente con problemi di cuore. L'iniziazione verso il romanticismo vista con lo sguardo di Robbie: davanti lo specchio, a cantare Come Undone, facendo rotare una spazzola come lui faceva roteare il microfono, davanti a un pubblico che non gli ha mai voltato le spalle.
Questione di anticonformismo (romantico)
Sono pochi quegli artisti tanto figurativi quanto Robbie Williams: simbolo e sintomatologia di una generazione capace di ritrovarsi nei suoi testi e nelle sue melodie. Basti pensare a Sexed Up, delicata eppure tanto sensuale nel districare quelle pulsioni tutte da scoprire. E basti pensare anche a Strong, brano capace di cantare il paradigma di quell'anticonformismo (utopico) ricercato da ogni tardo adolescente del Duemila. Ecco, è proprio l'anticonformismo, la sua sfrontatezza e la sua aurea talentuosa, ad aver reso Williams il punto di contatto di una generazione cresciuta in fretta ma, forse, ancora non del tutto compiuta.
Una generazione idealista e idealizzata, arrancante rispetto ai propri genitori, e probabilmente arrancante anche verso quei fratelli e quelle sorelle minori, nate quando ormai le playlist si condividevano tramite link e non più tramite CD. Un anticonformismo romantico e ruspante, appunto tradotto in una scimmia che, a venticinque anni dall'età più bella, è ancora lì a ricordarci di quei giorni magici, quando una canzone era l'universo perfetto in cui perdersi e poi ritrovarsi, nel giro di un bacio sperato o di un sms appena ricevuto. Un passato mai tanto passato, che teniamo stretto in una mano, sperando ancora di sentire il vero amore. 'Cause I got too much life, running through my veins, going to waste, and I need to feel real love.