Recensione Christmas in love (2004)

Una commedia che, a modo suo, porta sul grande schermo l'amaro della quotidianità, ironizzando sulla chirurgia estetica come sull'abuso di telenovelas, sul significato della famiglia come su quello dell'amore...

Ridere per non piangere

Puntale come ogni anno, nel bianco Natal 2004 esce Natale in...no, scusate... Merry Christmas...no, ecco: Christmas in love Così si chiama l'ultimo film di Neri Parenti, un titolo che pare una sorta di remake ben rielaborato dei vari Merry Christmas (2001), Natale sul Nilo (2002), Natale in India (2003)...
Puntale anche l'immancabile coppia Boldi-De Sica, risfoderata per l'occasione e quanto meglio accompagnata: la scelta del cast, che spazia da Ronn Mossa Danny De Vito, da Alena Seredovaa Sabrina Ferilli, da Tosca D'Aquino ad Annamaria Barbera e via dicendo, si è rivelata semplicemente (con)vincente.

Merito anche di una sceneggiatura a sei mani (Fausto Brizzi, Marco Martani e lo stesso Neri Parenti) che vanta un'evidente ispirazione al secolare Albergo del libero scambio (datato 1894), uno dei più fortunati copioni di Feydeu. In realtà niente di particolarmente spettacolare, un mix di tradimenti, scappatelle, desideri più o meno repressi, coppie in crisi, azzuffate, scollature generose, lacrime e risate per tutti. Ma -c'è un ma: come promesso, niente volgarità. Questo stupisce nell'ultimo prodotto di Aurelio de Laurentiis: l'assenza delle solite scenette da commediola commerciale piene zeppe di nudi integrali (qui inesistenti, fatta eccezione per le gambe della Seredova o il pancino della Capotondi!) e conseguenti battutacce da osteria a tutto spiano.

Stavolta c'è di più e di meglio, ogni cliché sembra affondare nel magma della vita reale, fatta soprattutto di problemi. Così la brillante esibizione di Sabrina Ferilli e Christian De Sica, nei panni della coppia di ex-sposi che dopo anni di odio reciproco (irresistibili le loro litigate "romane"!) riscopre l'amore, fa da sfondo alla tragicommedia familiare di un Massimo Boldi che lascia la moglie per un'avvenente ragazza che ha la stessa età di sua figlia Monica (rispettivamente interpretate dalle sopracitate Alena e Cristiana, un'attrice media in due). E qui interviene l'ironia del regista, che sostituisce presto la goliardia del cinquantenne alle prese con una donzella tanto più giovane quanto bella, con l'escamotage tragico di Monica, che per far capire al padre quanto stia sbagliando assume un attore (fra tutti il migliore: Danny De Vito) che simuli la stessa situazione, si finga, cioè, suo fidanzato: lui, cinquantenne, con lei, ventiquattrenne.

Ma il dolce-amaro della commedia non finisce qui: l'esilarante quanto improbabile accoppiata di Ridge e Sconsolata cela, dietro le inevitabili risate dovute a strafalcioni geniali ("Finalmente Concetta la Rosa incornerà il suo sogno nel sacchetto dopo trent'anni di vita da schifo" oppure "Sono 5678 puntate che t'sogno in dutte le misure" _o ancora "di sopra sono Catherine Zebra-Jonz, di sotto Jenifer Lops_"), la triste realtà di una donna come tante, la sfortunata Concetta la Rosa di Mazzara del Vallo telenovela-dipendente, costantemente umiliata dalle colleghe e da una vita da single immersa nell'odore del pesce, una vita che finalmente ha l'occasione di cambiare per un solo Natale, grazie al concorso "Passa il Natale con Ridge"...

Nota a margine, la riflessione sul matrimonio: ammiccando fra tradimenti e fedeltà d'apparenza, _Christmas in Love _si oppone ai pregiudizi comuni e ribalta la medaglia, presentandoci una Hollywood fedele (Ronn non fa che pensare alla futura moglie che lo aspetta negli States) e un'Italia birichina fatta di plastica (si pensi alla coppia di medici di chirurgia plastica interpretata dai suddetti Ferilli e De Sica) e arrivismo (i complici Tosca D'Aquino nei panni di una psicologa e Cesare Bocci in quella dell'avvocato).

Inaspettata quanto originale l'idea del rewriting in chiusura stile Sliding Doors (della serie: se non fosse andata così, cosa sarebbe successo?), che ironizza sugli ipotetici esiti cinematografici già visti e rivisti miliardi di volte, dall'"happy end" al "troppo triste". Parenti sceglie invece la via di mezzo, la pacca sulla spalla florescente, proponendo per il suo finale un trio Boldi- De Sica- De Vito letteralmente... da fuochi d'artificio!
Simpatica anche l'omonima colonna sonora di Tony Renis, cantata da R. Olstead, che, fra uno stacchetto della sigla di Beautiful e l'altro, dà un tocco di allegro brio al panorama mozzafiato delle algide (ma non troppo) nevi di Gstaad.
Ebbene sì, dobbiamo riconoscerlo: tutto sommato Neri Parenti quest'anno ha vinto la sfida - quella di aver firmato l'ennesimo esemplare, benché stavolta francamente gradevole, di "cine-panettone".