La stagione targata Rai parte con una serie feel good, ossia La ricetta della felicità. La serie, in onda ogni giovedì su Rai1, racconta di due donne molto diverse tra loro che scopriranno il significato di "sorellanza".

Marta (Cristiana Capotondi) è una milanese che si è sempre affidata completamente al marito, ma ora viene accusato di frode finanziaria. Deve rimboccare le maniche e scoprire cosa sia successo a sua insaputa. Per farlo si reca nella fittizia Marina di Romagna insieme alla figlia adolescente e alla suocera smemorata: lì incontra Susanna (Lucia Mascino), madre single di una ragazza adolescente che gestisce un'officina e una stazione di benzina. Abbiamo iniziato proprio dall'ingrediente segreto che dà il titolo alla serie per intervistare le due protagoniste, Cristiana Capotondi e Lucia Mascino.
La ricetta della felicità: la nostra intervista a Cristiana Capotondi e Lucia Mascino
"Nella serie vengono affrontati tanti argomenti, come l'incontro con l'altro e il dialogo. È un viaggio emotivo dentro di sé per un percorso di speranza verso il futuro. Forse la felicità in realtà è fiducia", ci dice Lucia Mascino, protagonista di una fiction in prima serata molti anni dopo Una mamma imperfetta.
Scherza Cristiana Capotondi: "Se avessimo avuto la ricetta segreta te l'avremmo potuta dare sottobanco ma purtroppo non è così (ride). Però in questa storia ci sono vari ingredienti: il rinnovamento, il viaggio, avere il cuore aperto quando incontri l'altro e immaginare che la vita ad un certo punto possa trasformarsi. Ti ritrovi dentro un'onda e devi accettare il cambiamento e seguire la corrente. Quindi anche l'idea che la vita sia trovare l'amore nella distruzione per poter ricostruire, nella perdita che il mio personaggio affronta all'inizio. Susanna invece ha altre perdite più cicatrizzate".
Come cavarsela senza gli uomini

Marta e Susanna sono due donne apparentemente molto diverse l'una dall'altra, perché entrambe hanno imparato - o stanno imparando - a cavarsela senza gli uomini. Secondo le due interpreti però La ricetta della felicità non vuole dirci di non affidarci mai totalmente agli altri, anzi tutto il contrario. Come ci racconta Capotondi: "La vita è più bella quando viene condivisa, anche solo attraverso un abbraccio. Affidarsi non vuol dire rinunciare, non l'ho mai considerato un atto di debolezza ma un grande atto di forza perché è difficilissimo farlo davvero".
Le fa eco Mascino: "Anche io ho sempre trovato forza e non debolezza nella scelta di fidarsi (ecco che ci torniamo) perché così si vive totalmente. Ci si affida ad un consiglio, ad una stretta di mano, ad uno sguardo, ad un'emozione. Io l'ho fatto con Susanna e mi ha trasmesso il poter essere una capofamiglia, il motore di tutto". Guardandola, Marta capisce di potercela fare anche lei e le si affida.

L'interprete di Susanna ricorda anche l'importanza di riabbracciare se stessi, dopo essersi affidati a qualcun altro: "Ad un certo punto non c'è niente di più bello e liberatorio dell'uscire dalla storia che credevi di dover raccontare per qualcun altro. A me è successo nella vita, quando ho interrotto un percorso seguendo la mia voce. Nel racconto che facciamo c'è proprio lo spogliarsi dal ruolo che ti sei costruito, ce ne si guadagna tutti".
Saper chiedere aiuto ed essere generosi: i mantra della serie
Quali messaggi vuole veicolare La ricetta della felicità? Ci sono due frasi bellissime che dice Marta: "Non c'è niente di male a chiedere aiuto" e "Si chiama generosità, ma non ha mai ucciso nessuno". Forse dovremmo tatuarcele oggi nella società, come ci dice Capodondi: "Io sono della vergine, volevo sempre fare tutto da sola, con la soddisfazione di dire che ce l'ho fatta con le mie sole forze. Ma oramai ho un mantra: chiedo aiuto a partire dalle piccole cose come 'mi dà una mano a mettere la valigia sulla cappelliera?' in aereo, cosa che non ho mai fatto prima. Questa è la più banale ma è un esercizio perché, se sei abituato, lo fai anche per le cose più importanti ed interiori".

Chiude Mascino: "La gentilezza e la generosità sono elementi fondamentali ma non si possono insegnare. Però sono contagiose, quindi tanto più vedi intorno a te, tanto più le metti in pratica ed effettivamente non costa niente a nessuno".