Dopo Il testimone invisibile e Lo spietato, Riccardo Scamarcio fa tris e mette in fila un altro ruolo in cui può giocare con l'ambiguità del suo sguardo, sempre più inquietante e magnetico, grazie a Non sono un assassino di Andrea Zaccariello, nelle sale italiane dal 30 aprile, ispirato all'omonimo romanzo di Francesco Caringella. L'attore ha il ruolo del vicequestore Francesco Prencipe, amico d'infanzia del giudice Giovanni Mastropaolo (Alessio Boni), trovato morto nel suo studio. Prencipe è l'ultimo ad averlo visto vivo e tutti gli indizi sembrano suggerire la sua colpevolezza, di cui è convinta la PM Paola Maralfa (Claudia Gerini). L'uomo chiede quindi aiuto all'amico avvocato Giorgio Annichiarico (Edoardo Pesce), che lo difende nel processo.
Antiche rivalità, segreti, un mistero chiuso in un cassetto e nel rapporto tra tre uomini che una volta erano quasi fratelli: Non sono un assassino è un thriller che usa l'indagine per entrare nella mente dei suoi personaggi e scavare nei lati più oscuri dell'animo umano, rappresentati da un Riccardo Scamarcio che sta diventando il vate ufficiale del male del cinema italiano. Un male strisciante, con cui si impara a convivere, come lo scarafaggio che appare più volte nel film: nessuno lo schiaccia, tutti lo osservano: "Il male fa parte di te, impari a conviverci, non lo schiacci, perché schiacceresti te stesso. Kafka insegna" ci ha detto Alessio Boni a Roma, all'anteprima stampa della pellicola.
'La poesia richiede tempo, cura ed empatia'
All'opposto dello scarafaggio ci sono le poesie scritte da Giorgio, eterno respinto da una donna che non lo ama, ma del cui pensiero non riesce a liberarsi, perché gli ricorda di quando era giovane e aveva infinite possibilità. Secondo il suo interprete, Edoardo Pesce, l'avvocato: "È un personaggio che subisce ciò che lo circonda: lui simboleggia la parte fragile e pura del film. È lui la vittima: gli altri due sono maschi alfa, mentre lui è beta".
Perché la poesia non va più di moda? Secondo Pesce: "Perché richiede cura. Non è una cosa da fare con velocità". D'accordo Boni: "Richiede ascolto. La poesia è come un sigaro accompagnato dal rum e oggi si va di sigarette veloci". Per Riccardo Scamarcio invece: "Corrado Augias ha dato una bella definizione di internet: all'aumentare della velocità diminuisce la potenza, dove la velocità sta nella possibilità di avere accesso alle informazioni e la potenza è la nostra capacità di empatizzare con queste. In questo momento c'è un calo di empatia e il cinema dovrebbe stare dalla parte giusta, ovvero lavorare su questo processo empatico che c'è tra la scena e lo spettatore".