Non sono un assassino, la recensione: Riccardo Scamarcio in un legal thriller che scava nel profondo

La recensione di Non sono un assassino: è un film ambizioso e imperfetto, che rappresenta una nuova fase della carriera per Riccardo Scamarcio.

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Non sono un assassino: un momento del film con Riccardo Scamarcio

È un Riccardo Scamarcio nuovo, che non ti aspetti, ormai lanciato verso una nuova fase della sua carriera quello di Non sono un assassino, il film di Andrea Zaccariello tratto dal romanzo di Francesco Caringella, in uscita il 30 aprile. Nella recensione di Non sono un assassino vi parliamo di un film che è la storia di due amici, un poliziotto e un giudice, e di un terzo amico che faceva, o forse fa ancora, l'avvocato. È la storia di uno sparo che, dopo un incontro nella notte, toglie la vita di uno di loro. E di un viaggio alla scoperta di un colpevole che diventa un viaggio nel profondo di un uomo, nella sua coscienza, nella sua volontà. Con un gruppo di attori usati in modo piuttosto originale (Alessio Boni ed Edoardo Pesce), in un Salento ostile, cupo e lontano da quello che siamo soliti vedere nei film.

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La trama: uno sparo nel buio

La trama di Non sono un assassino comincia quando, nel bel mezzo di una notte, il vice questore Francesco Prencipe (Riccardo Scamarcio) riceve una telefonata. È il suo migliore amico (o ex migliore amico?), il giudice Giovanni Mastropaolo (Alessio Boni). I due non si vedono da quasi due anni, e Francesco esce nella notte per precipitarsi da lui. La mattina dopo il giudice viene trovato morto: un colpo di pistola alla testa. E Prencipe è l'ultima persona che lo ha visto in vita. Le sue impronte nella casa sono state rilevate: è il principale, anzi l'unico, sospettato.

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Un nuovo Riccardo Scamarcio

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Non sono un assassino: una sequenza con Riccardo Scamarcio

Non che non ne avesse dato prova prima (i primi sentori si erano visti con il personaggio del Nero in Romanzo criminale, e poi con quello di Pericle il nero), ma con Non sono un assassino, e con Lo spietato, il film che quasi contemporaneamente, è arrivato su Netflix, Riccardo Scamarcio dà definitivamente addio a Step e all'immaginario teen di Tre metri sopra il cielo e simili. Scamarcio ormai è un attore adulto, che ha raggiunto una sua maturità, e sembra avere una certa cifra stilistica in ruoli oscuri, tormentati, da assassino dichiarato o presunto.
In Non sono un assassino tutto questo è ribadito da un look molto interessante: i capelli sono brizzolati, sul volto compare una barba curata e disegnata. Lo sguardo è quello che, quando vuole, Scamarcio sa fare: liquido, ambiguo, malato.

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Non sono un assassino: Vincenzo De Michele e Claudia Gerini in una scena del film

Nel cast di Non sono un assassino Scamarcio non è solo: è affiancato da un Alessio Boni, anche lui invecchiato, con baffi e stempiatura, ma soprattutto da uno dei migliori attori della nuova generazione, Edoardo Pesce, fresco David di Donatello come attore non protagonista, che ancora una volta disegna un personaggio fuori dagli schemi, quello di un avvocato alcolizzato e, nella vita privata, potenziale stalker: la barba folta, l'occhio piccolo e affebbrato, una prestazione ancora una volta convincente. E poi c'è Sarah Felberbaum, che abbiamo appena visto in Bentornato Presidente, che porta con sé quell'aura tutta sua di sensualità, fascino e mistero.

Tra legal thriller e thriller dell'anima

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Non sono un assassino: una scena con Edoardo Pesce

Ma che cos'è allora Non sono un assassino? Tecnicamente un legal thriller, è in realtà un film d'autore travestito da giallo, una sorta di thriller dell'anima dove non conta se si è colpevoli o meno, ma che tipo di uomo si sia diventati, cosa ci sia dentro di noi, nella nostra indole. Si tratta insomma di un film molto, forse troppo ambizioso. Un film che non cerca facili appigli sul pubblico - cast a parte - ma vuole prenderlo e condurlo, anche attraverso un percorso scosceso, dove vuole, farlo riflettere su grandi temi, come la coscienza, la colpa, la tentazione. Se tutto questo è lodevole, il risultato è un film a tratti duro da digerire che, soprattutto nella prima parte, abusa del flashback in un continuo andirivieni nel tempo che finisce per stordire, così come per l'uso della musica (il progressive rock degli Emerson, Lake And Palmer, e il loro disco Pictures At An Exhibition, uno dei fili conduttori del film, come la musica dei Simply Red), insistito, a volte troppo invasivo. È un film che punta a colpire, a suggerire, a far pensare, ma per fare questo troppo spesso si dimentica di una cosa fondamentale: raccontare.

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L'amicizia non esiste

"L'amicizia non esiste. Ognuno di noi ha bisogno di qualcosa, e quando qualcuno te la dà è tuo amico". È questa la frase più bella del film, una frase cinica, disillusa, che rende bene il tono dell'opera. Che vuole metterci in guardia sulla nostra natura debole, sull'ambizione e sulla tentazione. È un messaggio che si perde però nel finale, anzi nei troppi sottofinali, che finiscono per disperdere la forza della scena che svela il perché delle azioni dei protagonisti, e dipana finalmente (ma non completamente) la matassa. Non sono un assassino è un film ambizioso, non completamente riuscito, intrigante e imperfetto.

Conclusioni

La recensione di Io sono un assassino ci parla di un legal thriller, un film d’autore travestito da giallo, una thriller dell’anima che viaggia nella nostra indole. Si tratta di un film molto, forse troppo ambizioso. Punta a colpire, a evocare, a suggerire, ma si dimentica di una cosa fondamentale: raccontare.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.1/5

Perché ci piace

  • Scamarcio ormai è un attore adulto, che ha raggiunto una sua maturità, e sembra avere una certa cifra stilistica in ruoli oscuri, tormentati.
  • Un legal thriller si traforma in thriller dell’anima, interessato a capire cosa ci sia dentro di noi.

Cosa non va

  • Soprattutto nella prima parte abusa del flashback in un continuo andirivieni nel tempo che finisce per stordire.
  • L'uso della musica è troppo insistito, troppo invasivo.
  • Il messaggio si perde in troppi finali e sottofinali, che finiscono per disperdere la forza della scena chiave.