Resistance - La voce del silenzio, disponibile dal 23 giugno su tutte le maggiori piattaforme digitali, è il film che racconta la storia vera di Marcel Marceau che, prima di diventare il famoso mimo conosciuto in tutto il mondo, si adoperò tra le fila della Resistenza francese durante la Seconda Guerra Mondiale. Marceau riuscì a salvare la vita di migliaia di bambini e ragazzi rimasti orfani a causa del nazismo portandoli oltre il confine svizzero. Resistance - La voce del silenzio non è un semplice biopic incentrato sulla figura dell'attore e sulla sua scalata al successo, ma il racconto di un uomo che decide di combattere le atrocità della guerra combattendo non con pistole o fucili (come dirà nel film "Io non combatto. Io penso dunque sono.") ma con le armi dell'arte dialettica e dell'intelletto. Ambientato tra il 1938 e il 1945, il film mostra anche come Marcel, da egocentrico incompreso sempre pronto a dimostrare la propria cultura superiore alla media, viene cambiato dagli eventi della guerra dimostrandosi via via sempre più legato ai suoi compagni (in particolare nei confronti di Emma) e ai bambini orfani che sceglie di salvare. E proprio in questa situazione riuscirà a migliorare anche la sua arte pantomimica: la paura di venire scoperto, il bisogno di comunicare a gesti, la capacità di rasserenare gli orfani spaventati, ma anche il gesto di non parlare per evitare di dare informazioni ai soldati nazisti saranno l'eredità che si porterà dietro tutta la vita come artista.
Storie di Resistenza
Nel corso della storia del cinema sono stati molti i film che hanno mostrato personaggi in lotta contro gli orrori e i soprusi dei nazisti. Ecco, quindi, 10 film sulla Resistenza al nazismo: storie ispirate a persone realmente esistite o eroi di finzione, commedie o film drammatici, narrazioni ancorate ai fatti e altre che riescono a cambiare la Storia con la S maiuscola. Marcel Marceau riuscì nella sua impresa grazie alla sua arte e al suo talento, altri protagonisti dei film che seguiranno usarono l'ingegno, alcuni il potere della risata e altri ancora una buona dose di violenza sopra le righe: come a dire che non importa il modo utilizzato, l'importante è resistere.
Resistance - La voce del silenzio: il film disponibile in digitale, ecco dove
1. Il grande dittatore (1940)
Come non iniziare da Charlie Chaplin (citato anche nel film con Jesse Eisenberg, Marcel Marceau iniziò infatti la sua strada artistica imitando proprio Charlot) e da Il grande dittatore? Il film racconta la storia di un barbiere ebreo che, nel ghetto dove abita, reagisce costantemente ai soprusi dei soldati della Tomania capitanata dal dittatore Adenoid Hynkel (sempre interpretato da Chaplin). Una lunga lotta per la sopravvivenza e uno scambio di persona porterà il barbiere, con gli abiti del dittatore, a tenere un discorso sull'umanità durante un comizio. Chaplin riesce nel miracolo di realizzare un film contro il nazismo proprio in contemporanea con l'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Tantissimi i momenti memorabili tra i quali è giusto citare la famosa scena in cui il dittatore danza con il mappamondo. Nel film, ad esclusione del discorso finale che di fatto sancisce la fine di Charlot come personaggio muto, si usa una lingua inventata: in questo modo la storia di resistenza, per quanto legata alle vicende europee di fine anni Trenta, risulta universale.
2. Roma città aperta (1945)
Il film di Roberto Rossellini, primo di una trilogia dedicata all'antifascismo e pietra miliare del cinema italiano neorealista, è capace ancora oggi di emozionare. Merito di Anna Magnani e Aldo Fabrizi, due indimenticabili protagonisti che in questo film danno il loro meglio (Fabrizi si dimostra anche un ottimo attore drammatico), ma anche di un'asciuttezza formale che rende Roma città aperta un film che non invecchia di un giorno. In una Roma ancora non liberata dagli alleati, le vite di alcuni personaggi appartenenti alla Resistenza s'intrecciano tra lotte, vittorie e sconfitte. Un film a due anime, quello di Rossellini, che man mano che procede diventa più cupo e tragico lasciando spazio, però, a un finale luminoso e pieno di speranza.
3. Schindler's List (1993)
Capolavoro di Steven Spielberg, interpretato da un affascinante Liam Neeson e fotografato in un meraviglioso bianco e nero, Schindler's List è forse il film più conosciuto e celebre quando si parla di Resistenza. La storia vera di Oskar Schindler, imprenditore tedesco e personaggio ambiguo (e per questo, a differenza dei nazisti sempre inquadrati in piena luce, spesso raffigurato tra la luce e l'ombra), che riuscirà a salvare migliaia di ebrei dai campi di concentramento facendo leva sulle sue conoscenze e sul suo ingegno. Un lungo racconto di più di tre ore che, nel narrare la storia vera del personaggio, riesce a mostrare senza filtri (e con una certa violenza esplicita se consideriamo i canoni di Spielberg) le persecuzioni degli ebrei fino a sottolineare, con una scelta cromatica, quanto sia importante ogni singola vita. Il finale a colori fa entrare il film nel campo del documentario mostrando i veri sopravvissuti ormai invecchiati poggiare una pietra sulla tomba di Schindler.
4. La vita è bella (1997)
Ne La vita è bella Roberto Benigni è Guido Orefice, libraio di origine ebraica che, per proteggere il figlio di cinque anni Giosuè dagli orrori del campo di concentramento, gli racconterà che si trovano nel mezzo di un gioco a premi dove il vincitore avrà in regalo un carro armato. Un capolavoro della commedia (inizia come un classico film di Benigni in costume per poi aggiungere il dramma nella seconda metà) che prende l'eredità pesante dei film neorealisti. Un vero e proprio miracolo di scrittura da parte del regista e del suo fedelissimo Vincenzo Cerami. Trasformando la tragedia in un gioco, plasmando la realtà ad altezza bambino, la resistenza di Guido è dettata dal cuore e riuscirà ad imporsi fino alla fine persino dopo la sua morte (verrà catturato da un soldato tedesco e fucilato): il campo di concentramento verrà liberato e un carro armato comparirà sotto gli occhi di Giosuè.
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5. Train de vie (1998)
La forza dell'immaginazione come arma per resistenze alla propria tragica condizione umana: è questo il messaggio di Train de vie, la commedia di Radu Mihaileanu che racconta la storia di un gruppo di ebrei che decide di fuggire in Palestina fingendo di stare su un treno di deportati (con tanto di finti soldati nazisti per sviare i sospetti). Sembra esserci un lieto fine in questa commedia con la riuscita del piano, se non che, a sorpresa, l'ultima inquadratura ci svela la verità: tutto quello che abbiamo visto è in realtà il racconto fantastico di un deportato che ora si trova in un lager. Una nota amarissima che però ci ricorda il potere delle storie, la possibilità che la fantasia e i racconti ci salvino la vita e ci aiutino ad affrontare le tragedie. O come dire che le dittature non potranno mai catturare l'immaginazione.
6. Il pianista (2002)
Tratto dall'autobiografia di Wladyslaw Szpilman, Il pianista è uno dei film più crudi e allo stesso tempo personali di Roman Polanski che si prodigò nel ricostruire nel minimo dettaglio il ghetto ebraico di Varsavia. Il film racconta la lunga lotta alla sopravvivenza del pianista Szpilman (interpretato da Adrien Brody, qui vincitore di un premio Oscar) e la sua militanza nella Resistenza raccontando anche la Rivolta di Varsavia del 1944. Ma è grazie alla musica che Szpilman troverà l'aiuto di un ufficiale tedesco: anche in questo caso l'arte è capace di unire ciò che la politica divide.
7. La rosa bianca (2005)
Vera storia di Sophie Scholl, La Rosa bianca prende il nome dal gruppo di opposizione clandestino che, all'indomani della disfatta di Stalingrado, cospirava contro il regime nazista dando voce a tutti i giovani che ormai sentivano meno l'entusiasmo della guerra. Questo film vincitore al Festival di Berlino per la regia e per l'attrice protagonista (Julia Jentsch) ha il ritmo di un thriller e la forza emotiva che richiama La passione di Giovanna d'Arco di Dreyer: Sophie Scholl viene catturata dalla Gestapo quasi subito dando avvio a un lungo interrogatorio che si concluderà con un processo farsa dove la ragazza e suo fratello verranno condannati a morte per decapitazione. Non fu una morte vana perché il manifesto che il gruppo stampò fu poi distribuito dagli Alleati in tutte le città tedesche.
8. Bastardi senza gloria (2007)
Il potere del cinema di cambiare la Storia anche (e soprattutto) attraverso la violenza. In Bastardi senza gloria Quentin Tarantino dà sfogo al suo cinema viscerale e personale per immaginare un gruppo di ebrei vendicativi che riescono ad uccidere Hitler durante la proiezione di un film di propaganda nazista. Non c'è spazio per dubbi o personaggio chiaroscurali: la "vendetta ebrea" (così come viene chiamata da Shoshanna) non risparmia nessuno dei tedeschi che, invece, vengono messi in ridicolo più volte. Resistere equivale a sbeffeggiare. Eppure la vittoria dei Bastardi e di Shoshanna, così esaltante, riesce a compiersi solo attraverso lo schermo del cinema (che poi, per l'appunto, esplode), solo attraverso la finzione di questo what if che gioca con la Storia: il piacere ludico della violenza - di cui la poetica di Tarantino è intrisa - svela tutta la sua forza.
9. Jojo Rabbit (2019)
Il nazismo come blocco mentale, una dittatura che ci rende incapaci di crescere. È questa la metafora di Jojo Rabbit, il film di Taika Waititi fresco vincitore dell'Oscar per la migliore sceneggiatura. Johannes Betzler, detto Jojo, è un bambino di dieci anni che stravede per il Fuhrer tanto da averlo come amico immaginario, ma un segreto tra le mura di casa e l'amore della figura materna lo porteranno inesorabilmente ad affrontare le sfide della crescita e a ribellarsi alla dittatura (sia in senso politico che, soprattutto, mentale): la liberazione sarà soddisfacente. Si ride molto senza mai risultare irrispettosi verso l'argomento storico, ma c'è anche spazio per commuoversi - una sequenza in particolare è di una raffinatezza eccelsa - in Jojo Rabbit che vanta un cast d'eccezione e di talento, soprattutto per quanto riguarda i due bambini protagonisti.
10. La vita nascosta (2019)
L'ultimo film di Terrence Malick, nonostante fosse stato annunciato per la primavera, è ancora inedito in Italia, ma noi abbiamo potuto vederlo allo scorso Festival di Cannes. Una vita nascosta è il ritorno a un cinema più narrativo da parte del regista statunitense e racconta la storia vera del contadino Franz Jagerstatter, obiettore di coscienza che si rifiuta di combattere per Hitler e, successivamente, viene condannato a morte per tradimento. C'è tutto lo stile di Malick in queste tre ore dense: il film racconta la Resistenza attraverso una dimensione spirituale fatta di preghiere e atti di fede. Il flusso di coscienza, tipico del cinema malickiano, ritorna ai fasti dei suoi capolavori più noti e l'ottima sintonia tra immagini e montaggio ci rendono partecipi della crociata di Franz.