Ci sono film che sono talmente grandiosi nei contenuti e nella messa in scena da risultare indimenticabili. Poi ci sono film che, nonostante non siano acclamati capolavori e non abbiano contribuito alla storia del cinema, ci entrano nel cuore. Infine, ci sono quei film che non avrebbero davvero nulla per cui andare oltre una sola e semplice visione e che, invece, ci ritroviamo ciclicamente a riguardare in maniera appassionata e piacevole. Stiamo parlando dei cosiddetti guilty pleasure ovvero quei film che ci piacciono (anche molto) ma che un po' ci vergogniamo a dirlo ad alta voce ben sapendo che sono prodotti senza gran valore artistico e disprezzati dai più. A dire il vero, il termine "guilty pleasure" nasconde un significato negativo su cui non concordiamo completamente perché siamo dell'idea che non bisogna sentirsi in colpa se un film piace, nonostante sia un film "brutto". Chi è appassionato di horror (o del cinema di genere) sa bene come molti dei titoli del cuore non siano opere di assoluta qualità, eppure in qualche modo ci intrattengono, ci divertono e, perché no, ci fanno sentire bene. Non fa eccezione Resident Evil, il film di Paul W. S. Anderson del 2002, primo di una lunga serie, che si basa sulla saga videoludica survival horror di successo per trasformarsi in un horror action ad alto tasso adrenalinico con Milla Jovovich e Michelle Rodriguez. Un film che sembra non avere nulla di eccezionale e che, invece, si dimostra sempre un ottimo titolo da rivedere, specie nelle calde serate estive. Ecco i 6 motivi per cui Resident Evil rimane un guilty pleasure da rivedere.
1. Milla Jovovich nel ruolo di Alice
Una donna bionda in un vestito rosso senza maniche e con un fucile in mano: quest'immagine iconica rappresenta al meglio Milla Jovovich nel ruolo di Alice, la protagonista della saga. Qui senza memoria e a prima vista ingenua e innocua, a volte mostrandosi pure fragile e sensibile (aspetto che verrà ridimensionato parecchio nei sequel trasformandola in una pura macchina da guerra), da semplice responsabile della sicurezza del laboratorio dove viene creato il Virus T, Alice diventerà un'eroina action capace di catalizzare su di sé tutto il carisma della saga cinematografica. Non a caso, il fatto di essere lei stessa senza memoria all'interno della storia crea subito un legame forte con l'ignaro spettatore che si ritrova, come lei, catapultato nell'inaspettata situazione orrorifica..
2. Le trappole della Regina Rossa
Cinque anni prima di Resident Evil, un film diretto da Vincenzo Natali ebbe una forte risonanza. Trattasi di The Cube, un horror fantascientifico dove alcune persone dovevano uscire da una struttura cubica in cui molte stanze nascondevano al loro interno trappole mortali. Lo stesso accade ai soldati che devono disattivare i sistemi di sicurezza controllati da un super-computer chiamato Regina Rossa. Attraversando un corridoio dovranno superare le trappole della Regina Rossa che consistono in raggi laser intelligenti capaci di prevedere le mosse dei soldati. Una sequenza ormai cult e che trova il suo climax nel reticolo che fa letteralmente a pezzi il soldato. La stessa Regina Rossa rappresentata come una bambina virtuale rimane uno dei momenti più memorabili del film.
3. La musica di Marilyn Manson
Proprio parlando della Regina Rossa non possiamo fare a meno di citare il contributo della musica di Marilyn Manson composta per l'occasione per il film. Lontana dai tipici suoni industrial metal a cui siamo abituati, la musica elettronica composta da Manson, oltre a essere il tema principale del film, dona alla storia una dimensione fiabesca e dark, distante dal minimalismo d'atmosfera a cui siamo abituati. Prendendo la Regina Rossa e il personaggio di Alice come riferimento, Manson compose un tema musicale capace di richiamare le atmosfere di "Alice nel paese delle meraviglie", cosa che, per certi versi, anche il film richiama attraverso il modello narrativo della protagonista immersa in un mondo a lei sconosciuto dove le leggi della natura vengono ribaltate, con i morti viventi e altri esperimenti biologici abominevoli.
Resident Evil: i momenti migliori della saga cinematografica
4. Carneficina di zombi
Ammettiamolo: dove il primo Resident Evil deve gran parte della sua riuscita è nelle sequenze d'azione, vero e proprio marchio di fabbrica di Paul W. S. Anderson che, senza le esagerazioni spettacolari kitsch e trash dei capitoli successivi, riesce a coniugare al meglio con l'atmosfera horror che permane in tutto il film. Solo un paio di zombi all'inizio, come a voler riscaldare il pubblico lentamente, per poi mettere in scena vere e proprie orde di morti viventi affamate. Ciliegina sulla torta la presenza dei cani (citazione a uno degli esseri più temibili del primo videogioco di casa Capcom) e del Licker, un abominio che si meriterà la battaglia nel gran finale sulle rotaie di un treno. Sangue, proiettili, morsi e uccisioni si susseguono in quella che è una vera e propria corsa alla sopravvivenza che non concede tregua. Se Resident Evil ha un pregio è proprio quello di intrattenere lo spettatore senza concedergli un momento di tregua.
5. Tradire il videogioco creando un videogioco
Certo, il film di Resident Evil non è esattamente un adattamento fedele delle atmosfere e del contenuto del videogioco. L'approccio da survival horror è totalmente assente prediligendo l'action adrenalinico e, a una villa desolata con dipinti, enigmi, statue, porte segrete che richiamano l'horror di stampo gotico si è preferito un laboratorio tecnologico con laser e super-computer, eppure la scelta di tradire il materiale di partenza in tutto e per tutto (salvo la scelta dei nomi e qualche citazione sparsa) ha mantenuto intatta la struttura narrativa composta da aree in cui procedere, percorsi da seguire e boss di fine livello. Proprio questa semplificazione narrativa permette di godere a pieno dello sviluppo narrativo e del ritmo del film: attraverso i personaggi monodimensionali e dal grilletto facile che devono superare le insidie prima dello scadere del tempo, Resident Evil sembra un videogioco, diverso dall'originale, ma divertente allo stesso modo.
6. Il finale sorprendente
Resident Evil ha dato il via a una saga non propriamente riuscita anche se capace di incassare il giusto per procedere fino al sesto capitolo. Senza dubbio, gran parte del merito va al finale sorprendente e a quell'ultima inquadratura che chiude il film. Alice si risveglia ancora una volta in un laboratorio, esce e si ritrova in una città desolata: il virus T è fuoriuscito dai confini dell'Alveare e ha infettato tutta Racoon City. Alice vaga per le strade fino a trovare un fucile a pompa e lo carica. La macchina da presa si allontana da lei inquadrando uno skyline post-apocalittico. Un finale aperto, ma soprattutto amaro che mostra la fine e l'impotenza della civiltà umana contro le leggi della natura. La saga avrà modo di espandere la propria mitologia (diventando anche sempre più complicata e assurda), ma questo finale cupo riesce a colpire lo spettatore ricordandogli, dopo un'ora e mezza di azione e sparatorie, i motivi per cui siamo affascinati dal cinema horror.