Renato Pozzetto presenta 'Un amore su misura'

Affiancato dal compare storico Cochi Ponzoni, da Anna Galiena e dall'l'ex modella svedese Camilla Sjoberg, Renato Pozzetto tenta un improbabile ritorno.

E' proprio Vittorino Andreoli, autore di Yono-Cho, il romanzo da cui è tratto Un Amore Su Misura, a precisare lo spunto della storia, ovvero che in tutte le coppie ci sia un momento in cui si desidera un altro, con il conseguente scatenarsi di infedeltà, bugie e gelosie, che sono all'origine di ogni incomprensione, nelle sue parole: "L'imperfezione è la vera forza dell'amore e questo è l'elogio dell'imperfezione".

Questa l'origine della trama, mentre l'origine del film è Renato Pozzetto, qui anche nell'inedito ruolo di regista, a spiegarla: "Ho avuto un periodo, fino a 6 o 7 anni fa, in cui il pubblico si era distratto, c'erano concorrenti più giovani che mi incalzavano e io non facevo quello che mi piaceva anche se continuavo ad avere successo (leggi la serie di Le comiche con Paolo Villaggio)". Da questa insoddisfazione dunque si è originata l'esigenza per Pozzetto di un momento di pausa, durato almeno un paio d'anni dopo i quali è arrivato il libro di Andreoli, che è diventato quasi subito sceneggiatura con l'aiuto di José María Sánchez Silva. Poi il malore che ha accusato il regista-sceneggiatore spagnolo (che in seguito lo ha portato alla morte) ha prolungato i tempi di lavorazione, dilatandoli fino a 4 anni. Tempo nel quale è uscito anche La donna perfetta il film di Frank Oz, che affrontava un tema non troppo diverso da quello di Yono-Cho e che soprattutto aveva lo stesso titolo che Pozzetto aveva immaginato per il film.

Ancora una volta dopo Da grande, c'è una curiosissima corrispondenza, tra Hollywood e il cinema del comico milanese. E proprio Da Grande è un titolo che ricorre spesso nelle parole dei protagonisti del film, la stessa Anna Galiena, che in Un amore su misura è la moglie che lascia l'anonimo ingegnere interpretato da Pozzetto dando il via alla trama, ricorda che era dai tempi di quel film che aveva sempre voluto lavorare con Renato e finalmente questo film sembrava coronare il suo sogno, se non fosse che: "Pensavo che avrei fatto molte scene con Renato ed ero molto felice, invece poi non ne ho fatte praticamente mai perchè già ci incrociamo poco nel film e il più delle volte lui si era già fatto i controcampi... Ma alla fine ha funzionato".

Anna Galiena compare infatti più volte come apparizione, una visione frutto della coscienza del protagonista, all'interno di una storia narrata sui toni dell'assurdo, come spiegano in sequenza i gli attori: "E' una storia surrale che parla delle controindicazioni dell'amore." afferma il regista "Una storia nella quale mancano tutti i difetti e le gelosie tipiche di un rapporto, cose che sono nel nostro DNA e che quindi non possiamo fare a meno di cercare", mentre la Galiena fa un discorso leggeremente diverso: "Le incomprensioni tra sessi ci sono sempre state e quello che avviene oggi mi sembra una delle facce dell'ansia di negare la morte, che è il nostro più grosso tabù al momento. Oggi l'amore lo vedo molto come amore-consumo, ti prendo, ti lascio, ne cerco un altro... (intanto annuiscono gli altri attori) E appunto questo film parla della grande tentazione di avere un partner come lo si desidera. Ma la perfezione creata in laboratorio non può essere una risposta, semmai lo è quella raggiunta al termine di un cammino fatto insieme".

Certo non è stato facile per Renato Pozzetto assumere anche il ruolo di regista, operazione necessaria dopo la scomparsa di Sanchez: "Avendo fatto la scenggiatura avevo tutto dentro" dichiara l'attore-regista "ma avevo paura di preoccuparmi troppo della recitazione dei miei colleghi piuttosto che di me stesso". E le difficoltà di inventarsi regista non si sono fermate qua: "Non avevo mai giudicato una collega, per questo non è stato facile fare il casting. In particolare Camilla (la donna robot) l'ho scelta perchè aveva qualcosa di più maturo rispetto alle altre ragazze che si erano presentate, e io temevo che con un'attrice più ragazzina, più bambina il rapporto sarebbe risultato più fastidioso per lo spettatore".

Proprio Camilla Sjoberg, la donna perfetta creata in laboratorio per soddisfare il suo acquirente, precisa (dopo i rituali complimenti e schernimenti): "Ero molto diffidente sul set, me ne stavo sulle mie" e non fatica ad ammettere che "spero che questo film possa essere per me una finestra".