Era il 4 aprile del 1978, ma lo ricordiamo come se fosse ieri. Il ricordo è così forte, vivido, travolgente da rendere impossibile pensare che siano passati quasi 47 anni da quel giorno, da quel debutto capace di segnare una intera generazione (e di riflesso le successive). Normale che la sera dell'Epifania di quest'anno molti di quelli che con Goldrake (o Grendizer, come avremmo imparato in seguito) erano cresciuti si siano sintonizzati sulle frequenze ora digitali di Rai 2, per assistere allo stesso annuncio, rivivere quelle sensazioni, esserne in qualche modo traditi o ingannati.
Per molti quello che è andato in onda non era Goldrake, ma soprattutto il protagonista non era Actarus, non era il Duke Fleed che aveva accompagnato l'infanzia, come un modello a cui aspirare, un idolo che potesse rappresentare un esempio e una guida. Solo cattiva scrittura o (anche) una diversa scelta narrativa segno di un'epoca differente?
I problemi di Goldrake U
Sia chiaro: Goldrake U non è una buona serie, come vi abbiamo già raccontato anche nella nostra recensione: ci sono evidenti forzature narrative per localizzare l'azione, almeno inizialmente, al di fuori del Giappone, in Arabia, per assecondare e accompagnare scelte produttive; le animazioni non sono al top del settore, con cali abbastanza evidenti soprattutto in alcune sequenze (e gli appassionati di vecchia data sono ora abbastanza smaliziati da notarlo); la scrittura indugia troppo su alcuni snodi dell'intreccio più melensi, scivolando in momenti con sapore un po' troppo da soap; l'adattamento italiano cerca di aggirare l'inghippo creato anni fa con i cambi ai nomi originali, inseguendo un equilibrio impossibile tra fedeltà al passato e al giapponese che rischia di accrescere la confusione. Eppure non crediamo siano questi problemi, o non solo questi problemi, ad aver toccato le corde di quelli che si sono lamentati nel corso della visione.
Un altro Goldrake non è possibile
Agli occhi di chi in quell'aprile del 1978, o negli anni a venire, c'era, quel che è andato in onda su Rai 2 è un delitto di lesa maestà. Capita spesso quando si tratta di remake, reboot o qualunque nuova versione di brand amati del passato, come era capitato con estrema e ingiustificata cattiverai con le Ghostbusters al femminile o tanti altri titoli. Per chi c'era, per chi amava, accettare è sempre difficile e forse lo è ancor più in questo caso, perché si tratta anche di animazione e gli spettatori di vecchia data sono ormai in una fascia d'età in cui tanti di loro, la gran parte probabilmente, non si dedica più a questo media, che solo negli ultimi anni sta iniziando a superare il fastidioso automatismo mentale che lo associa a un target di giovanissimi. Per molti, ma per fortuna non per tutti, Goldrake è il cartone animato della loro infanzia, ma quella passione non si è convertita in un'attenzione coltivata nel corso del tempo per tutto il mondo dell'animazione e degli anime.
Il mondo è andato avanti...
Per molti, infatti, Goldrake U è stato un ritorno al media animato dopo tanti anni e quello che hanno trovato è diverso da quello che vi avevano lasciato e che si aspettavano di ritrovare: lo stile visivo è differente (migliore anche, in termini di fluidità, nonostante i difetti del remake); non c'è nel nuovo anime di Goldrake una struttura episodica con il mostro della settimana, ma una costruzione orizzontale più articolata; c'è quindi meno azione, meno di quello che tanti si aspettavano di vedere: ovvero combattimenti tra robot sin da subito e con cadenza regolare.
Questo approccio narrativo cambiato si riflette anche nello sviluppo dei personaggi, che ha reso il nuovo Actarus più problematico e tormentato, almeno nelle intenzioni. Al netto di una scrittura che non rende giustizia alle intenzioni, Goldrake U cerca di rendere relativamente più moderna la storia e il suo approccio a essa, per fare quello che ogni remake si prefigge come scopo principale: raggiungere un nuovo pubblico di una nuova generazione.
... e dobbiamo accettarlo
Se la Rai ha infatti scelto di mandare la serie in prima serata, per cavalcare l'onda della nostalgia del suo pubblico, la produzione messa in cantiere non aveva come target gli spettatori del passato. Sbagliato indignarsi o infastidirsi nel non ritrovare il proprio Goldrake e il proprio Actarus al centro dell'azione, non riconoscerli come quelli che hanno accompagnato i nostri pomeriggi di fine anni '70. Dovremmo guardare al nuovo Goldrake U con la curiosità di vedere in che modo il mondo che ci aveva accolti è cambiato nel corso del tempo per riproporre storie simili a un pubblico differente.
Quello che dovrebbe indignarci, piuttosto, è nel percepire i limiti di scrittura e tecnica che impediscono all'amato Goldrake di poter essere oggi un riferimento come lo era quasi 50 anni fa. Accettiamo, insomma, che ci sia un Actarus nuovo pronto a conquistare un altrettanto nuovo pubblico... ma che sia scritto bene!