Dopo il franchise di Hunger Games, Red Sparrow vede riuniti il regista Francis Lawrence e il premio Oscar Jennifer Lawrence, qui in veste di una super spia letale e bellissima di nome Dominika Egorova. Figlia devota e prima ballerina di grande talento, Dominika subisce un incidente che stronca prematuramente la sua carriera e la lascia con poche opzioni e un futuro incerto. Avvicinata da suo zio Ivan, un agente dell'intelligence russo, Dominika finisce per essere arruolata in una sezione segreta dove mediante metodi disumani vengono creati gli Sparrow, degli agenti - donne e uomini - addestrati a usare il loro corpo e la loro mente come armi infallibili.
Dominika diventa la Sparrow più pericolosa che il programma abbia mai prodotto e le viene assegnato l'incarico di guadagnarsi la fiducia di Nate Nash (Joel Edgerton), agente della CIA che gestisce un informatore russo appartenente agli alti ranghi del governo. Nel cast anche Charlotte Rampling, Mary-Louise Parker, Ciarán Hinds e Jeremy Irons; l'adattamento del romanzo firmato da Jason Matthews è opera di Justin Haythe. In occasione dell'uscita in homevideo del film, che sarà disponibile in DVD, Blu-Ray e negli store digitali dal 27 giugno, facciamo due chiacchiere con il regista su com'è stato girare la pellicola, sul genere di ricerche effettuate per il tipo di storia che stava raccontando e sul suo continuo sodalizio con la Lawrence, qui alla sua quarta collaborazione con il regista.
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Il lavoro di ricerca
Ha fatto molte ricerche in merito all'argomento trattato nel film?
Si, ho fatto un bel po' di ricerche, ma devo dire che c'era molto materiale da cui attingere dal romanzo di partenza e ovviamente l'autore, Jason Matthew, è un ex agente della CIA ed è stata una grande risorsa per noi, ci ha aiutato a creare una messa in scena autentica. Ho fatto anche delle ricerche per conto mio, ho letto materiale sui poligrafi, come funzionano e sui tecnici che li adoperavano, ho letto biografie di altri agenti, per farmi un'idea del loro ambiente, delle loro storie. Inoltre ho fatto un'enorme mole di ricerca in termini di look, di estetica, per ricreare questo mondo fatto di spie e agenti segreti, e questa è stata la cosa più divertente.
C'è stato qualcosa che ha trovato particolarmente sorprendente nelle ricerche effettuate?
Ci sono delle cose interessanti sui poligrafi e sui tecnici che li usano. È una vera e propria specializzazione, ho imparato le procedure che si seguono quando si sottopone una potenziale recluta al poligrafo. Quello che è davvero interessante nelle biografie che ho letto sono gli aneddoti di eventi reali che sono stati presi e modificati da Jason per il suo libro; si vede che conosce tutte le storie che ci sono in giro ed è riuscito a inserire dei dettagli nel suo romanzo che fanno da specchio a cose realmente accadute.
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Il rapporto con Jennifer Lawrence e il talento di Charlotte Rampling
Ha girato svariati film con Jennifer Lawrence, che cos'è che ammira di lei come attrice e come persona?
È il mio quarto film con Jennifer, dopo tre sequel di Hunger Games. Devo dire che siamo andati d'accordo fin dal principio, si è creato subito un livello di intesa. A lei piace il modo in cui lavoro e io sono assolutamente entusiasta di come lavora lei, è un'attrice fenomenale e guardarla all'opera è sempre un piacere perché è molto istintiva. Non fa molte prove e tende a non pensare troppo a quello che sta per fare, ma quando prende il via diventa incredibilmente viva. È sempre molto divertente da osservare. Da un punto di vista personale, è una persona eccezionale con la quale lavorare perché è molto intelligente e divertente e riesce a staccarsi dal personaggio tra una ripresa e l'altra, quindi c'è da divertirsi quando non siamo impegnati a girare.
È stato un film difficile da girare, dal punto di vista delle scene di tortura e altri momenti del genere?
In realtà è stato un film divertente da girare. C'è ovviamente del materiale molto pesante presente nella pellicola e ci sono stati giorni in cui dovevamo fare attenzione ed essere sensibili e rispettosi nei confronti di quello che stavamo facendo, specie per quanto riguarda Jennifer che si è spinta al limite, come mai prima d'ora. Ma in generale è stato comunque divertente. È stata un po' una sfida riuscire a trovare un equilibrio, ma penso che siamo stati un bel team di filmmakers e che siamo riusciti a mantenere il rispetto dovuto a quanto stavamo raccontando. Nella troupe c'era del personale che abbiamo portato con noi da Hunger Games, quindi c'era questa atmosfera di familiarità che ci ha fatto sentire protetti e rilassati.
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La scelta di non usare gadgets tecnologici è stata voluta, per distanziare il film dalle altre pellicole di genere?
Penso che la parte divertente del film sia proprio questa, il fatto che è saldamente con "i piedi per terra" per così dire, non ci sono gadget in giro su cui fare affidamento. Questo aspetto arriva direttamente dal romanzo, che è povero dal punto di vista tecnologico ed essendo stato scritto da un ex agente della CIA dimostra una verità di base su quello che è lo spionaggio. Ovviamente proprio per questo motivo il film si distingue dagli altri della stessa categoria.
Ci sono tanti attori meravigliosi nel cast, inclusa Charlotte Rampling. Com'è stato lavorare con lei?
Sono sempre stato un ammiratore di Charlotte e del suo lavoro. Ricordo quando stavamo sviluppando la sceneggiatura, l'autore aveva appena visto 45 anni e ci siamo detti "Dobbiamo avere Charlotte!". Le abbiamo inviato lo script e lei ha voluto parlare con noi, così siamo andati a Parigi per incontrarla nel suo appartamento, dove dipinge. Abbiamo parlato del personaggio e lei ci ha aiutato a creare delle nuance da inserire per definirla in modo più approfondito.
C'è una lieve presenza di humor nel film, specie grazie al personaggio di Bill Camp. È qualcosa che sentivate di dover aggiungere?
Non c'è molta leggerezza nel nostro film, ma Bill Camp è un attore fantastico di New York che ha lavorato con Joel Edgerton quattro o cinque volte credo. È stato molto divertente averlo con noi per alleggerire un po' il tono. Anche Mary-Louise Parker riesce a cambiare il tono con la sua presenza e c'è una nuova energia che arricchisce la scena nel terzo atto del film.
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L'ansia e lo stress di una spia
Come pensa se la caverebbe se fosse stata una spia?
Penso che sarei in ansia tutto il tempo! È davvero interessante quando parli con dei veri agenti della CIA, ci siamo ritrovati spesso a parlare con loro e spesso discutono del livello estremo di ansia che c'è in questo lavoro, essere osservati costantemente e dover riuscire a trovare il modo di cavartela in ogni situazione. Inoltre se stai lavorando con un partner si aggiunge lo stress che si prova per la loro sicurezza e questo mi ucciderebbe. Non penso riuscirei a dormire la notte.
Che cosa si può aspettare il pubblico dall'edizione Blu-Ray o DVD del film?
Ho registrato un commento audio per il film e un commento per le scene eliminate in homevideo invece che sono presenti. Penso che in totale dovrebbero esserci sui 15-20 minuti di materiale in più.