L'anima virtuale
Will Caster è un ricercatore di successo, ma il cui lavoro è controverso. Le sue ricerche nel campo dell'intelligenza artificiale, e la sua fiducia nel progetto di creazione di un essere senziente e dotato di autocoscienza, che possa replicare fedelmente l'uomo, lo hanno infatti esposto a critiche, e messo nel mirino di gruppi estremisti che si oppongono alla tecnologia. Proprio uno di questi, durante un convegno, mette in atto un'azione che ferisce gravemente Will, oltre ad uccidere alcuni suoi colleghi e a distruggere parte del suo laboratorio. Il ricercatore viene colpito da una pallottola con del polonio, che lentamente rilascia nel suo corpo radiazioni che nel giro di un mese lo porteranno alla morte. La moglie di Will, Evelyn, e il suo collega e amico Max Waters, non si rassegnano alla fine: i due mettono le mani su un progetto sperimentale dello scienziato, finalizzato a trasferire integralmente la coscienza di un individuo in un calcolatore. Il proposito è ai limiti della follia, ma è anche l'unico modo per far sopravvivere Will: Evelyn e Max caricano su un elaboratore l'intero contenuto della mente dello scienziato, poco prima della morte del suo corpo. La "trascendenza" di Will riesce: ma la sua versione virtuale rivela una brama di potere sconosciuta al suo alter ego umano. L'entità che ha preso il posto dello scienziato acquisisce sempre maggior potenza, duplicando se stesso nella Rete e alimentandosi dell'energia di tutti i centri di calcolo mondiali. Troppo tardi, Evelyn si accorgerà che il "doppio" virtuale di suo marito è una creatura inumana e pericolosa.
Visioni trascendenti
Wally Pfister, regista esordiente di questo Transcendence, è stato direttore della fotografia di quasi tutti i film di Christopher Nolan; e, a livello visivo, l'influenza del regista di Inception (qui produttore esecutivo) è evidente. La complessa costruzione visiva e scenografica di Nolan, la composizione dell'inquadratura ai limiti del formalismo, l'esplorazione della coscienza (e dell'inconscio) e la sua trasposizione in immagini: impegnato per anni a interpretare e dar consistenza alle visioni del collega, Pfister rivela qui di esserne stato decisivamente influenzato, rielaborandone la sostanza in un plot sci-fi con una lunga tradizione alle spalle. La creazione di esseri senzienti, e i problemi etici ad essa legati, è un tema vecchio quanto la fantascienza stessa, che ne attraversa tutta la storia (letteraria e cinematografica) risultandone uno dei principali topoi: ma il regista, qui, sposta la sua ricerca sul tema dell'individualità, sulle basi di ciò che viene chiamato coscienza, sull'esistenza o meno di un'anima e sulla possibilità di catturarne e perpetrarne l'essenza. Temi che letteralmente "trascendono" il genere, resi in un cotè visivo elaborato e affascinante, che non conosce la misura ma trae proprio da questa bulimia visiva il suo fascino: fin dalle prime inquadrature, è evidente la scelta di puntare sul contrasto tra la messa in immagini del mondo naturale e l'invisibile, pervasiva presenza della tecnologia, tra un'idea new age di utopico ritorno alla natura e la realtà di un universo ormai misurato nei minimi dettagli e replicabile elettronicamente. Alcune soluzioni, che potrebbero apparire gratuito sfoggio di gusto estetizzante (come il dettaglio sulla goccia d'acqua) acquistano senso narrativo col procedere del film.
Suggestioni multiple, in equilibrio precario
Il demone (virtuale) sotto la pelle
Movieplayer.it
3.0/5