Recensione Stai lontana da me (2013)

Una recitazione sempre tenuta sotto controllo, anche se mai trattenuta, tra cadute, incidenti casuali, cicogne sfrattate da un incendio improvviso e coppie alla ricerca di un equilibrio inesistente in natura, contribuisce a costruire un'atmosfera da sofisticated comedy destinata a perdere d'efficacia solo verso l'epilogo della vicenda.

Quando l'amore porta sfortuna

Non esiste uomo che, almeno una volta nella vita, non abbia chiuso burrascosamente una relazione sentimentale sentendosi definire dalla sua ex come una disgrazia, un evento nefasto molto vicino alla iattura. Quando, però, i casi cominciano a non essere isolati e casuali il soggetto in questione dovrebbe iniziare a porsi delle legittime domande sviluppando una certa auto consapevolezza delle proprie caratteristiche. In breve, e molto chiaramente, sarebbe il caso di analizzare il principio stesso di sfortuna applicandolo alla propria esistenza. Un'attività cui Jacopo, terapista di coppia, è campione indiscusso visto che, anno dopo anno, ha assistito inerme agli effetti devastanti che il suo amore ha avuto sulle sventurate compagnie di vita. In questo caso, però, non si parla di ferite emotive ma di veri e propri attentati all'incolumità fisica delle malcapitate. Perché, nonostante una natura gentile e romantica, per le donne della sua vita Jacopo è stato l'equivalente di un gatto nero che ti attraversa la strada, del vetro rotto con successivi sette anni di disgrazie e del sale caduto preannunciando infinite disgrazie. Insomma, con lo sguardo dolce e la voce suadente, suo malgrado quest'uomo è una fonte di sfiga senza fine per chiunque osi innamorarsi di lui. Un particolare, questo, che non ha certo agevolato la sua vita sociale, relegandolo ad una solitudine sentimentale irreversibile fino all'arrivo dell'ignara Sara.


Tra di loro è amore a prima vista ma, nonostante tutti gli scongiuri del caso, la cattiva sorte non smette di colpire. Jacopo la porta su di sé quasi come una tara congenita, una sorta di maledizione risalente, forse, ai primi anni dell'infanzia di cui la fidanzatina dell'epoca Simona sembra essere la causa primaria. Spesso, però, dietro ciò che noi chiamiamo cattiva sorte e sfortuna c'è solo il timore di diventare responsabili delle nostre azioni esponendosi al rischio dei sentimenti. Un intreccio, questo, che pur non brillando d'innovazione è stato capace di decretare il successo al box office in patria del francese Per sfortuna che ci sei. Alla base di un risultato così positivo c'è sicuramente la scelta da parte del regista Nicolas Cuche di utilizzare gag non stereotipate e di lasciare ampio spazio a un umorismo apparentemente casuale. Dunque, se una formula ha funzionato perché rischiare il tutto per tutto mutandola completamente? Questo è la teoria che da sempre accompagna l'attività del remake e che ha guidato anche i passi di Alessio Maria Federici per la sua seconda regia dopo Lezioni di cioccolato 2. Così, strizzando l'occhio ai cugini d'oltralpe, il giovane regista riadatta la vicenda da un punto di vista italico e da vita a Stai lontana da me. In questa traduzione di gusto e stile, la natura stessa della comicità rimane intatta, proponendo un insieme di azioni/reazioni efficaci all'interno delle quali Enrico Brignano e Ambra Angiolini si muovono agilmente, dando vita a dei personaggi mai macchiettistici.

Questa recitazione sempre tenuta sotto controllo, anche se mai trattenuta tra cadute, incidenti casuali, cicogne sfrattate da un incendio improvviso e coppie alla ricerca di un equilibrio inesistente in natura, contribuisce a costruire un'atmosfera da sofisticated comedy destinata a perdere d'efficacia solo verso l'epilogo della vicenda. Qui, discostandosi definitivamente dall'originale, il film sente la necessità di specificare e dare una spiegazione anche all'indefinito e imponderabile usando la ben nota tecnica dei buoni sentimenti. Dunque, come scongiurare la sfortuna e allontanarla definitivamente dalla propria esistenza per condurre una vita finalmente soddisfacente dal punto di vista sentimentale? Semplice, basta partire per un lungo viaggio, incontrare l'artefice originale di tutte le nostre disgrazie, farsi liberare dall'anatema e cedere al peso piacevole delle responsabilità chiedendo in moglie la, finalmente, fortunata prescelta. Se ad allietare il tutto, poi, arriva anche un erede, si può dire che l'italian style sia stato servito perfettamente.

Movieplayer.it

3.0/5