Recensione Singolarità di una ragazza bionda (2009)

L'intento moralistico che trapela a tratti, sottolineando con una recitazione poco naturalistica frasi e motti, viene stemperato nell'abbondante uso dell'ironia che traspare anche nei momenti più drammatici donando una leggerezza inusuale, una piacevolezza nei toni che rende uniche le opere di Oliveira.

Tutto per una ragazza

Ha 103 anni, due nuove pellicole in preparazione e un'energia inesauribile. Grazie a _ Mediaplex Film_ il maestro Manoel De Oliveira torna ad allietarci con una nuova arguta opera a metà tra dramma e commedia: il garbato Singolarità di una ragazza bionda. Il film, tratto da un racconto di José Maria Eça de Queirós, è trasposto in epoca contemporanea. Al di là della presenza dei numerosi oggetti della modernità come treni, telecamere di sorveglianza e automobili, il Portogallo di De Oliveira continua a presentare i tratti di un paese da fiaba, perso in un tempo sospeso in cui uno zio può impedire al nipote Macario di sposare la bella sconosciuta scorta dalla finestra del suo ufficio, pena il licenziamento, e dove una comprensiva vicina di treno è pronta ad ascoltare la triste storia d'amore di Macario perché, come sostiene un antico detto, "ciò non diresti mai a tua moglie o a un amico raccontalo a uno sconosciuto". Il giovane, impiegato presso la ditta di famiglia, è costretto a lasciare il lavoro dopo che lo zio gli ha impedito di sposare la bella Luisa e a cercare fortuna a Capo Verde. Dopo essere tornato in Portogallo con un bel gruzzoletto, perderà il denaro in maniera rocambolesca per farsi garante di un amico truffaldino e dovrà ricominciare tutto da capo, ma la sorpresa peggiore arriverà quando tutti i problemi sembrano ormai superati.


Il cinema di Manoel De Oliveira, negli anni, si è fatto sempre più riconoscibile grazie a uno stile registico unico fatto di lunghi piani fissi, di un'attenzione estrema ai dettagli e di una spiccata teatralità, ma anche della presenza costante dei "suoi" attori a cominciare dal nipote Ricardo Trepa che stavolta presta il suo volto pulito all'ingenuo Macario. L'intento moralistico che trapela a tratti, sottolineando con una recitazione poco naturalistica frasi e motti, viene stemperato nell'abbondante uso dell'ironia che traspare anche nei momenti più drammatici donando una leggerezza inusuale, una piacevolezza nei toni che rende uniche le opere di Oliveira. Stavolta, a immergerci nell'esperienza della visione ci pensa una lunga sequenza iniziale ambientata su un treno dove i lenti movimenti di un controllore vengono seguiti dalla macchina da presa fino al loro esaurimento completo, nel pieno rispetto del tempo di svolgimento naturale dell'azione. In un lavoro della durata di poco più di sessanta minuti trova posto anche una lunga scena in cui, dopo l'esibizione di un'abile arpista, l'attore Luís Miguel Cintra recita un poema di Alberto Caeiro, uno dei tanti eteronimi creati dal grande Fernando Pessoa.

La poesia, la giustizia, la riflessione sul bene e il male e sulla complessità della natura umana si mescolano in Singolarità di una ragazza bionda all'azzardo nel gioco e nella vita. In fin dei conti anche l'amore è un azzardo, bastano un ciuffo di capelli biondi e uno sguardo malizioso celato da un antico ventaglio per far perdere la testa a un uomo rivoluzionando la sua esistenza. Alla fine ciò che resta sono un mucchio di cocci da rimettere insieme confidandosi con chi è capace di comprendere senza giudicare.

Movieplayer.it

3.0/5