Recensione Riddick (2013)

Ritorna Richard B. Riddick a sette anni dal deludente The Chronicles of Riddick, seguito del fenomeno Pitch Black, con Vin Diesel che tenta di rilanciare la saga, con un sequel che è piuttosto un reboot, sempre diretto da David Twhoy. Il film cerca in tutti i modi di recuperare lo spirito da B-movie dell'originale, al punto tale a tratti di sembrare una sorta di remake, meno riuscito e molto più trash.

Pitch Back

Nel Febbraio del 2000 usciva in sordina negli Stati Uniti un film di fantascienza low budget chiamato Pitch Black, scritto e diretto da David Twohy. Partito senza grandi ambizioni, il film si rilevò un inatteso successo divenendo in breve tempo una sorta di cult grazie al passaparola, ma soprattutto imponeva al mondo intero la pelata, i muscoli e la voce che squaglia il cemento di Vin Diesel, finalmente protagonista con il personaggio cucito su misura per lui del criminale spaziale, assassino solitario e antieroe Richard B. Riddick. A distanza di quattro anni, le regole del marketing imposero un inevitabile seguito, dalle ambizioni smisurate e soprattutto dal budget decisamente più impegnativo: The Chronicles of Riddick, sempre diretto da Twohy, però non fu decisamente il successo sperato, "Riddikoulous" uno degli epiteti che gli sono stati affibbiati all'epoca, schiacciato in primis dalla sua stessa ambizione. Il personaggio di Riddick, visto il deludente risultato delle Cronache, sembrava ingloriosamente archiviato, ma Vin è uno tosto e quando si mette in testa una cosa evidentemente prima o dopo la realizza. Per cui a ben sette anni di distanza eccolo tentare di resuscitare personaggio e saga riportando alla luce il suo Riddick, a detta sua in debito con i milioni di fan che ne invocavano a gran voce il ritorno. E sin dal titolo l'intento appare piuttosto chiaro, di tornare alle origini recuperando gli elementi e l'essenza del Pitch Black originale, rinnegando le ambizioni e la monumentalità delle Cronache che ne avevano a suo modo snaturato lo spirito.


Tradito da Necromonger, di cui era diventato il leader, ritroviamo Riddick abbandonato e lasciato in fin di vita a morire su un pianeta desolato, in lotta per la sopravvivenza in un luogo ostile popolato da letali predatori alieni. Scampato alla morte un'ennesima volta, si rende conto che il pianeta nasconda una minaccia pronta a scatenarsi e che neanche lui sarà in grado di fermare, ed è costretto a servirsi di una base abbandonata per inviare un messaggio nella spazio e attirare così sul pianeta i più pericolosi cacciatori di taglie della galassia che lo vogliono morto, chi per la taglia chi per antiche questioni personali. Sarà l'unico modo per Riddick di avere a disposizione delle astronavi da poter rubare e giocarsi la possibilità di sopravvivere eliminando gli avversari uno ad uno e lasciare il pianeta scampando alla minaccia aliena che incombe, nella speranza di tornare finalmente su Furya, il suo pianeta natale.
Vin Diesel era ampiamente legittimato nel suo desiderio di far rinascere la saga, oltre al debito coi fans, anche dal precedente del 2009 quando ha ripreso i panni di Dominic Toretto in Fast and Furious - Solo parti originali, che ha incassato più di tutti i capitoli precedenti e ha rilanciato la franchise verso incassi stellari fino al record dell'ultimo episodio. L'intento di ripartire dallo spirito dei Pitch Black è talmente evidente che il film per certi versi è quasi un reboot più che un sequel, addirittura quasi un remake nella seconda parte, talmente si cerca l'aderenza all'originale riprendendo lo spirito del survivor movie nelle situazioni e negli elementi, dagli alieni da combattere, i cacciatori di taglie prima nemici e poi alleati, l'obiettivo finale di far ripartire l'astronave per salvarsi e sopravvivere.
Il film, ancora sceneggiato e diretto da David Twohy, e un'operazione è riuscita solo a metà. Da una parte è un godimento riscoprire insieme a Riddick la sua natura selvaggia, dopo che lui stesso ammette di aver commesso il peggiore dei crimini, ovvero di "essersi civilizzato", con chiaro riferimento alle precedenti Cronache rinnegate. Contro la natura ostile del pianeta e le sue varie e letali creature, animate da un più che lodevole CGI, assistiamo alla rinascita dell'antieroe i cui occhietti furyani che vedono al buio tornano a essere quelli del predatore rapido e mortale acquattato nella notte. La seconda parte, che prelude alla caccia all'uomo dove inevitabilmente la preda diventa predatore, quando entrano in scena i cacciatori di taglie con il solito campionario di umanità stupida e ottusa pronta a fare la prevedibile finaccia, per mano di Riddick prima e degli alieni poi, la narrazione inciampa in più di qualche dialogo imbarazzante e stanche situazioni di umorismo involontario dove la storia a tratti perde ritmo e si affloscia parecchio. Capire quanto la virata sul trash sia voluta (su questo pochi dubbi secondo noi) ma soprattutto fino a che punto voglia osare in questa direzione, è forse la chiave di lettura. Nel senso che il film si sgonfia nei momenti in cui tutto e tutti sembrano prendersi sul serio, e si riaccende quando invece sembra appunto che l'umorismo non sia più involontario ma il film voglia veramente far ridere più che spaventare o creare tensione (vedi la decapitazione da applausi dello sgradevole Jordi Mollà, quando scopriamo che è possibile usare un machete anche coi piedi). In sostanza un'operazione volta a restituire a Riddick la sua originale natura dark e soprattutto il suo carisma, con una strizzata d'occhio ai B-movie e al cinema di genere. Questo ce lo fa piacere un pochino di più, anche se nel complesso forse non basta per rilanciare la saga, nonostante il finale aperto lasci pensare il contrario.

Movieplayer.it

3.0/5