Meccanismi di morte
Arthur Bishop (Jason Statham) è un assassino di professione, inafferrabile e gelido calcolatore le cui imprese non rischiano mai di essere sovvertite da un cedimento morale o sentimentale. Le regole e i principi del freddo messaggero di morte vengono meno quando riceve l'incarico di uccidere un vecchio amico, il suo mentore Harry McKenna (un grande Donald Sutherland), colpevole di "sapere" decisamente troppo. Un assassinio programmato nei minimi dettagli, che Arthur porterà a termine come tanti altri ma che, in maniera inaspettata, andrà a sfiorare le corde più profonde del suo animo. Divorato dal senso di colpa e dai rimorsi, Arthur decide di prendere sotto la sua ala protettiva il figlio sbandato dell'amico appena ucciso, Steve McKenna (Ben Foster) che, scevro da ogni sospetto, chiede ad Arthur di essere addestrato in modo da veicolare tutta la sua sete di vendetta per la barbara uccisione del padre.
Non era semplice riuscire a dar vita ad una nuova versione di un classico degli anni '70 come Professione Assassino e trasformarlo in un prodotto destinato ad un pubblico di spettatori moderni, ma David Winkler e Bill Chartoff, figli del leggendario team di produttori del film originale Irwin Winkler e Robert Chartoff hanno impiegato tanta fatica e oltre quindici anni per lo sviluppo di questo rifacimento con risultati più che soddisfacenti.
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Jason Statham è monocorde e 'meccanico' anche a livello di recitazione come il collega Charles Bronson, ma volutamente meno controllato a livello emozionale nei momenti di maggiore pathos. C'è da dire che Ben Foster, nella seconda parte del film, scalza letteralmente il collega dalla scena prendendo in mano le redini della storia e mostrando una personalità e un'abilità interpretativa davvero straordinarie.
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Ottima la regia di Simon West che non lascia un momento di respiro e non fa rimpiangere l'elegantissimo e prezioso lavoro dietro la macchina da presa del regista de Il giustiziere della notte Michael Winner, imperdibile il cammeo di Donald Sutherland che a settantasei anni suonati sembra non aver ancora perso la grinta e il suo inconfondibile piglio attoriale.
Vogliamo concludere la nostra recensione con una rilevazione piuttosto curiosa: possibile che in un'ora e mezza di inseguimenti, omicidi, bombe, agguati e sparatorie non si intraveda mai nemmeno l'ombra di un poliziotto?
Movieplayer.it
3.0/5