Cinquant'anni di solitudine
Philomena Lee (Judi Dench), settantenne irlandese e cattolica fervente, ha un segreto che la tormenta da 50 anni: rimasta incinta ad appena 18 anni, fu reclusa, insieme ad altre "madri svergognate", nel convento di Roscrea e costretta a dare il figlio in adozione ad una coppia di sconosciuti. Per tutto questo tempo, Philomena ha taciuto dell'accaduto con tutti, perfino la figlia ormai adulta, ben consapevole di essere stata giustamente punita per i propri peccati di gioventù; ma adesso, a 50 anni da quegli avvenimenti che per sempre hanno segnato la sua vita, decide di confessare il proprio segreto e di chiedere finalmente aiuto, così da riuscire in quello che tante volte aveva tentato ma senza risultati: ritrovare il figlio Anthony.
Ad aiutarla in questa missione tutt'altro che facile, c'è il riluttante Martin Sixsmith (Steve Coogan), ex giornalista datosi alla politica ma silurato dal governo Blair, che sceglie di dedicarsi a questa vicenda di "interesse umano" per distogliere attenzione dai suoi problemi personali e con la speranza di guadagnarsi i favori di una editor senza scrupoli (Michelle Fairley).
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Chi invece non ha certamente bisogno di alcun tipo di consacrazione è Judi Dench, semplicemente una delle più grandi attrici viventi: se mai ce ne fosse stato bisogno, qui la Dama dimostra che le basta anche solo uno sguardo o un gesto per convogliare mille e più emozioni e che, quando poi è coadiuvata da uno script e dialoghi di questo spessore, non c'è davvero nulla che possa fermarla.
Frears nel 2006, proprio a Venezia, cominciò la straordinaria e vittoriosa cavalcata di The Queen nella awards season che finì col conquistare anche un Oscar con la protagonista Helen Mirren, premiata con la Coppa Volpi al Lido; i Weinstein, che distibuiscono questo nuovo film negli States, si augurano ovviamente un percorso simile se non addirittura migliore, ed effettivamente, anche se è certamente molto presto per questo tipo di previsioni o supposizioni, si tratta di una pellicola che potrebbe avere davvero le caratteristiche giuste per far innamorare l'Academy oltre che i critici di tutto il mondo. Per quel che può valere, la nostra benedizione ce l'ha certamente, e Frears può certamente considerarsi perdonato per i recenti passi falsi.
Movieplayer.it
4.0/5