Recensione May in the Summer (2013)

Tutto il fascino della Giordania contemporanea in un divertente film in cui nulla è come appare, in cui emerge continuamente il conflitto tra i valori della cultura araba tradizionale e quelli del mondo contemporaneo.

Quattro donne e un matrimonio

May è una donna di successo. E' bella, è intelligente e la sua carriera di scrittrice è ormai decollata. E' nata in Giordania ma vive a New York ed è reduce dal tour promozionale del suo primo libro in cui ha brillantemente reinterpretato proverbi della cultura araba. Alla vigilia delle sue nozze con Ziad, uno stimato docente universitario, May torna nella sua città natale, Amman, per definire gli ultimi dettagli delle nozze e per festeggiare il suo addio al nubilato insieme alle sorelle Dalia e Yasmine, anche loro tornate per l'occasione in città. L'unica persona che si oppone al matrimonio è mamma Nadine che, fresca di conversione alla chiesa cristiano-evangelica e con alle spalle un matrimonio fallito con Edward, diplomatico americano nonché padre delle ragazze da poco convolato a seconde nozze con una donna molto più giovane, non vede di buon occhio l'unione della figlia con un musulmano. Decisa a non partecipare alla cerimonia, Nadine accoglie le tre figlie nella casa di famiglia ma sin dai primi momenti tutte e quattro capiranno che non sarà affatto una convivenza semplice. Tra ripicche, segreti inconfessabili e battibecchi May sarà costretta a fare i conti con le ferite provocate dalla separazione dei suoi genitori, con le sue origini, con la sua terra e con i suoi desideri più profondi. La direzione che sta prendendo la sua vita è veramente quella giusta? E se sì, perché non riesce ad essere felice?

May in the summer è il secondo film diretto da Cherien Dabis, sceneggiatrice e produttrice di tre stagioni della sere tv The L Word nonché pluripremiata regista di Amreeka (vincitore nel 2009 del premio Fipresci alla Quinzaine des Réalisateurs), il primo realizzato nel triplo ruolo che la vede anche assoluta protagonista davanti alla macchina da presa e sceneggiatrice. Tutto il fascino e le contraddizioni della Giordania contemporanea in questo spassosa commedia etnica in cui Caramel incontra E' complicato ed in cui emerge continuamente il conflitto tra i valori della cultura araba tradizionale e quelli del mondo contemporaneo. Ambientato interamente ad Amman, con un'escursione mozzafiato sul Mar Morto e, nel finale, tra i magnifici paesaggi desertici della Giordania, May in the summer mette in luce le difficoltà dell'essere una donna al passo con i tempi nel mondo arabo di oggi. Leggero, emotivamente ricco, ironico ed in alcuni punti melodrammatico, il film mette in luce ancora una volta la stupefacente bravura di Hiam Abbass, che si cimenta in un personaggio tutt'altro che stereotipato sorprendentemente fuori dalle righe. Tutto il resto è un'elegante mescolanza e rielaborazione di cose già viste, un mix di personaggi amabili che si confrontano appassionatamente e con cui si entra subito in sintonia, ma qualche calo di tensione nella narrazione e qualche situazione di troppo presa in prestito dal genere, non riescono a convincere fino in fondo.
Tra battute politicamente scorrette, situazioni paradossali e riflessioni profonde sulla situazione mediorientale, che proprio su queste divergenze di pensiero, di visione e di tradizione affonda le sue radici, filtra come un raggio di sole il talento visivo dell'affascinante e brillante regista di origini palestinesi, un talento da tenere d'occhio e che permette alla cultura araba di raccontarsi ed aprirsi al mondo attraverso il suo lato femminile, quello più sensibile, rivoluzionario, giocoso e sempre pronto a mettersi in discussione.

Movieplayer.it

3.0/5