Oren Little è odioso. Certo, è un agente immobiliare di talento, che non perde un colpo, ma se si tratta di avere delle relazioni con il prossimo, diventa improvvisamente malvagio, superficiale, gretto, acido. Quando il figlio Luke, ex tossicodipendente, gli chiede di badare alla figlia Sarah, nell'attesa che esca dalla prigione, Oren si dimostra subito insensibile e poco disposto.
L'arrivo della piccola viene salutato con interesse solo dalla dolce vicina di casa di Oren, Leah, una cantante ancora distrutta dalla morte del marito Eugene. La donna è affabile e affettiva nei confronti della bambina e se ne prende cura senza pensarci su due volte. Giorno dopo giorno, Sarah saprà conquistare il nonno e anche Leah scoprirà che il suo fascino può ancora essere esercitato su un uomo, anche il più antipatico.
Il tocco di Rob
L'ultima volta che abbiamo visto al cinema il faccione rassicurante di Rob Reiner, stava litigando con Leonardo DiCaprio in The Wolf of Wall Street; motivo del contendere, l'alto costo raggiunto dai contorni e il loro utilizzo nella cura del cancro. Figlio del grande attore Carl Reiner, a sua volta interprete di grande duttilità (debuttò nella parte del genero polacco di Arcibaldo nell'omonima sitcom di culto degli anni '70), Reiner è quello che si dice un autore dalle spiccate qualità, prima fra tutte la capacità di non essere mai invadente nei suoi film, pur mantenendo una propria originalità. Caratteristica, questa, che lo ha portato ad essere tra i registi più apprezzati di Hollywood, soprattutto (ma non solo) nel campo della commedia sentimentale. E' proprio in questo genere così rischioso che Reiner ha dato il meglio di sé e lo ammette senza mezzi termini:
Fondamentalmente faccio sempre lo stesso tipo di film, la donna è sempre ad uno stadio più sviluppato ed è emotivamente matura. E l'uomo è un idiota che va in giro cercando di risolvere tutto, fino a quando non si rende conto che dovrebbe stare insieme alla donna.
Ed è tutto qui il cuore della sua ultima fatica, Mai così vicini, ennesimo esempio di un'arte che riesce a mantenere sempre a standard molto alti. Reiner è l'uomo che assieme a Nora Ephron ha costruito il successo di un cult come Harry, ti presento Sally e con ogni probabilità non riuscirà più toccare le vette di grazia e umorismo di quel film, ma se una cosa sa fare è quella di adattare uno script, scritto da Mark Andrus, autore di quel gioiello di film che è Qualcosa è cambiato, alle peculiarità dei suoi interpreti.
Casa Keaton-Douglas
Michael Douglas e Diane Keaton sono una coppia perfetta, a ulteriore dimostrazione che serve una buona sceneggiatura per non sprecare le capacità di un grande attore. Vedere e sentire la Keaton cantare come in Io e Annie e Radio Days è un balsamo per ogni sofferenza del cuore; allo stesso modo scrutare Douglas che non fa nulla per nascondere la sua anzianità (a differenza ad esempio di quanto successo in Last Vegas) getta su di lui una nuova luce e ne mette in evidenza l'irresistibile ironia. Certo il suo personaggio, modellato quasi sul Grinch, è uno di quelli "facili" e può contare sull'indubbio fascino che sprigiona la redenzione del cattivo; ciò non vuol dire che non risulti efficace nel suo percorso di trasformazione, reso possibile da un lungo elenco di "no" che gli ha saputo dire la sua dolce metà.
Amo e sono giovane
L'amore senile è stato uno dei temi più gettonati e affrontati negli ultimi tempi, con risultati non sempre soddisfacenti. In questo caso, il copione rispetta la natura dei due protagonisti, arcigno lui, accogliente lei, e in più ne esaltata la goffaggine adolescenziale, quasi fossero tornati ragazzini davanti a quell'imprevisto sentimento. Deliziosa la scena di seduzione di Douglas che sbaglia tutto ciò che è possibile sbagliare per strappare alla Keaton il tanto sospirato sì; eppure, nonostante questo, viene amato senza riserve da questa donna bellissima.
La strategia dell'amore
A voler guardare in profondità, difetti nel film se ne trovano, ad esempio il fatto che fatichi a carburare e che certi snodi narrativi siano stati risolti troppo in fretta, ma questo è uno di quei casi in cui si chiude volentieri un occhio e si preferisce apprezzare il valore di una storia che, pur se indirizzata da subito sui binari dell'ottimismo, sa rivelare cose buone e sa parlare di trasformazione senza paura di sembrare troppo dolce. Anche perché a bilanciare gli eccessi zuccherini ci sono dei battibecchi niente male e ci riferiamo a quelli tra Douglas e la sua segretaria Claire (Frances Sternhagen), una delle poche che sa tenergli testa, in virtù di un linguaggio comune. Parlare di affetti, del profondo legame che unisce le persone, al di là del vincolo familiare, del dolore per la perdita di una persona amata, della gioia per aver ritrovato quelle sensazioni che si credevano perdute, è un'operazione quanto mai difficile, perché si rischia puntualmente la deriva verso il sentimentalismo più bieco. Reiner è uno di quei registi che sa giocarsi le sue carte e non si sottrae alla tenerezza, se vogliamo anche esibita certe volte, ma riesce nell'intento di non pilotare le emozioni, lasciando che scaturiscano naturalmente dalla situazione raccontata.
Conclusione
Mai così vicini è un film di gran classe, che ad una regia attenta e misurata unisce una storia di buoni sentimenti e "trasformazione", interpretata da un duo di protagonisti divertitenti nei rispettivi caratteri. Non è una commedia formato famiglia, ma un prodotto di qualità che non deluderà gli estimatori del cinema di Rob Reiner.
Movieplayer.it
3.5/5