Recensione Liberaci dal male (2014)

Dopo l'ottimo Sinister, Scott Derrickson fa una commistione tra il noir poliziesco e il genere della possessione demoniaca, traendo spunto da un libro che si dice ispirato a fatti reali.

Ralph Sarchie, sergente di polizia del Bronx, è stato testimone di orrori e brutalità di ogni tipo sulle strade cittadine. Dotato di una strana sensibilità, che gli consente di captare in anticipo quelli che saranno i casi più complessi e oscuri, il poliziotto si trova ora a indagare su tre eventi che apparentemente non presentano alcun collegamento tra loro: il brutale pestaggio di una donna da parte del suo violento marito, il tentato omicidio di un neonato ad opera dalla mentalmente instabile madre, e il misterioso ritrovamento di un cadavere nella cantina di un'abitazione privata, che i proprietari dichiaravano essere infestata dagli spiriti.

Nella loro ricerca di un testimone chiave del tentato omicidio, ovvero l'imbianchino dello zoo in cui l'evento ha avuto luogo, Sarchie e il suo collega Butler si rendono conto che l'uomo conosceva tanto l'autore del pestaggio della donna, quanto l'uomo ritrovato nella cantina, apparentemente suicida. Un'entità oscura, incontrata durante la missione militare che i tre hanno condiviso in Iraq, sembra averli irrimediabilmente contagiati, spingendo poi la giovane madre al suo gesto insensato. Quella stessa entità che ora sta minacciando lo stesso Ralph, sua moglie Jen e sua figlia Christina...

Orrori metropolitani

Deliver Us From Evil: un preoccupato primo piano di Eric Bana
Deliver Us From Evil: un preoccupato primo piano di Eric Bana

Dopo l'ottimo Sinister, Scott Derrickson cambia registro con questo Liberaci dal male, pur restando nominalmente ancorato al genere che gli ha fornito finora le maggiori soddisfazioni. Ispirato a un libro che racconterebbe, secondo il suo autore, fatti reali, scritto dallo stesso poliziotto che ne fu protagonista, il film di Derrickson innesta il tema della possessione demoniaca su un canovaccio dalla tipica matrice poliziesca. È proprio questa contaminazione di generi e atmosfere a rappresentare l'elemento più interessante, ma anche in un certo qual modo il limite principale, di questo nuovo lavoro del regista statunitense. Dopo il breve prologo ambientato in Iraq, Derrickson immerge la storia in un'atmosfera tipicamente e squisitamente noir, con al centro la figura del poliziotto cinico e indurito interpretato da Eric Bana. Un personaggio la cui presentazione non è esente dai rischi di stereotipi e didascalismi di ogni genere, ma che lo script riesce a rendere bene sottolineandone il carattere tormentato, le difficoltà di sopravvivenza in un contesto dominato dalla violenza, con la famiglia come estremo rifugio dagli orrori quotidiani, ma anche come inevitabile anello debole. Famiglia che sarà il prevedibile bersaglio dell'orrore ultraterreno che inizierà a perseguitare l'uomo, annunciato da quella sorta di "luccicanza" (per dirla alla Stephen King) di cui solo ora lui stesso inizia a capire la natura.

Demoni interni ed esterni

Liberaci dal male: Eric Bana perseguitato dal Male in una scena dell'horror
Liberaci dal male: Eric Bana perseguitato dal Male in una scena dell'horror

Ai demoni sepolti nel passato del protagonista si aggiungeranno così, in qualche modo alimentandosi dei primi, quelli ultraterreni ma concreti nella loro minaccia, che lo costringeranno a recuperare una fede da tempo sopita. Suo alleato, in questo, sarà il Joe Mendoza interpretato da Edgar Ramirez, un prete sui generis dal passato altrettanto tormentato, la cui originale figura rappresenta un altro punto di forza del film. Il carattere speculare dei due personaggi costituisce un elemento narrativo di sicuro interesse, anche laddove finisce per mettere in ombra (condannandola anzitempo all'oblio) la figura del collega del protagonista, a cui la sceneggiatura sembrava inizialmente voler dare altro e maggiore peso. La vicenda si dipana, nelle sue due ore di durata, muovendosi costantemente tra la tensione della detection e gli inserti più propriamente horror, esprimendo un equilibrio obiettivamente fragile e non sempre gestito al meglio. In questo senso, l'interessante commistione tra i due generi diviene anche un limite per il film di Derrickson: che sembra, per larghi tratti, muoversi tra i due registri non riuscendo ad abbracciare pienamente nessuno dei due. Ad esserne sacrificata maggiormente, invero, è proprio la componente più orrorifica; componente comunque ben gestita in quei passaggi in cui il regista, col suo indubbio talento visivo, decide di affidarvisi completamente. Alcune soluzioni (le aggressioni notturne alla piccola Lulu Wilson, con l'inquietante compendio dei suoi giocattoli, la musica dei Doors come elemento diegetico in alcune delle sequenze più tese) risultano azzeccate e d'effetto.

"Io ti caccio via!"

Questa curiosa espressione, risultato di una non esattamente felice scelta dell'adattamento italiano (memore forse del ben più efficace "Il potere di Cristo ti espelle!" presente ne L'esorcista) viene ripetuta più volte dal personaggio del prete, nell'esorcismo che rappresenta il momento cardine del film. Dopo le sue tante oscillazioni di registro, lo script si concentra quindi saldamente sul versante sovrannaturale, in una sequenza che porta a compimento il climax della storia, rappresentando anche lo sbocco della singolare simbiosi tra i due protagonisti. A conti fatti, finale compreso, Liberaci dal male si fa ricordare più per le sue implicazioni di natura etica e filosofica (di cui l'argomento religioso rappresenta solo una componente) che per un sovrannaturale che stenta a decollare, e che raramente, con l'eccezione di singole, riuscite sequenze, riesce davvero a suscitare paura. Nel suo tentativo di innestare il genere demoniaco su un tessuto narrativo improntato al realismo, Derrickson ha creato un oggetto cinematografico interessante, ma inevitabilmente incompleto, mancante di equilibrio e coesione.

Conclusioni

Liberaci dal male, che gode della produzione di un Jerry Bruckheimer qui alla sua prima incursione nel genere, rischia di lasciare delusi i fan del moderno cinema dell'orrore, ma anche chi aveva apprezzato il lavoro del regista (coadiuvato da una più attenta fase di scrittura) nel suo film precedente. In questo, Scott Derrickson ha sicuramente fatto un passo indietro. Resta, il suo, un lavoro da non bocciare in toto, per la sua indubbia pregnanza narrativa e per il talento visivo mostrato dal regista, ben visibile anche laddove si rivela sacrificato.

Movieplayer.it

2.5/5