"Giunse una donna per vivere in questo mondo, in ogni momento della sua breve vita lei cercò splendore nel riso, nelle lacrime, nella gioia e nella rabbia." In questo modo Taketori monogatari, Il racconto di un tagliabambù, narra la vicenda di Kaguya, una minuscola creatura arrivata dalla luna e custodita all'interno di un flessuoso bambù fino al suo ritrovamento da parte di un anziano tagliatore. Ed è proprio da queste origini antichissime che prende vita l'animazione La Storia della Principessa Splendente, realizzata, dopo quasi 55 anni di attesa, da Isao Takahata.
Accolta come una figlia dai due anziani coniugi, la misteriosa creatura inizia a crescere a vista d'occhio, portando dentro di se il mistero della sua venuta ed una colpa da espiare mai specificata. Proprio grazie alla sua natura lunare, diventando donna, riesce ad affascinare la fantasia di molti pretendenti con una bellezza leggendaria e mai vista da occhio umano. Così, dopo aver abbandonato la campagna ed essersi trasferita in città per diventare una vera principessa, Kaguya attira le attenzioni di molti pretendenti facoltosi, pronti a tutto pur di conquistare i suoi favori. Ma il cuore della ragazza sembra essere impermeabile a qualsiasi lusinga. Anzi, con furbizia, impone ai suoi corteggiatori delle prove impossibili da superare per testare la purezza del loro animo e la forza dell'amore dichiarato.
Tanta è la sua indifferenza che anche l'Imperatore non riesce ad imporre il suo volere, vedendosi rifiutato come qualsiasi altro partito. Dietro questi rifiuti, però, non c'è una natura capricciosa, ma un animo che anela alla felicità delle piccole cose e, forse, ad un sentimento giovanile mai conosciuto veramente. Per questo motivo e per il mistero che l'ha condotta sulla terra, la principessa splendente non sembra destinata a rimaner tra gli uomini, nonostante le passioni umane l'abbiano definitivamente contaminata.
Un'antica promessa
Il primo incontro tra Isao Takahata e La Storia della Principessa Splendente è avvenuto esattamente più di cinquanta anni fa nella società Toei Animation. All'epoca, quello che sarebbe diventato il regista di grandi serie animate di successo come Heidi, Lupin III e Anna dai capelli rossi, era poco più di un nuovo arrivato che il maestro Tomu Uchida aveva invitato, come gli altri giovani dello studio, a presentare un progetto di sceneggiatura per trasformare in immagini Il racconto di un tagliabambù. Quel progetto non venne mai realizzato e lo stesso Takahata non si preoccupò mai di far visionare la sua personale interpretazione della vicenda. Nonostante questo, però, il personaggio della principessa splendente e il suo misterioso arrivo sulla terra, per rispettare un'antica promessa, ha continuato a vivere nella fantasia di Takahata per tutto questo tempo.
Almeno fino a quando, alcuni anni fa, non sono iniziati i lavori per portarlo finalmente sul grande schermo. E non è sbagliato utilizzare il termine "lavori", visto che l'evoluzione del progetto ha richiesto grande impegno e la forza di superare numerose difficoltà. La pianificazione non è mai andata liscia e per arrivare ad una sceneggiatura ci sono voluti ben 18 mesi. In questo modo, dopo cinque anni dall'inizio, si è arrivati ad avere finalmente 30 minuti di storyboard. In tutto lo Studio Ghibli ha impiegato ben otto anni per coinvolgere il regista e, soprattutto, metterlo nella condizione di realizzare la sua visione che trasporta in un sogno pittorico fuori dai confini di qualsiasi mondo conosciuto. La storia della principessa non è sicuramente un prodotto di "massa", adatta ad una fruizione ampia ma dimostra come lo storico studio di animazione sia tutt'altro che morto, almeno dal punto di vista creativo. Takahata, infatti, insieme a Osamu Tanabe e Kazau Oga, ha realizzato dei veri e propri acquerelli in movimento in cui la tecnica pittorica e il tratto, sempre visibile, sono il cuore di una poetica che si sviluppa attraverso le sfumature del colore come dell'animo.
Heidi e Kaguya
Chi ha più o meno quarant'anni può vantare un'adolescenza forgiata da prodotti televisivi diretti da maestri come Takahata e disegnati niente meno che da Hayao Miyazaki. Certo, la consapevolezza di questa eccezionalità è arrivata solo con gli anni e la conoscenza di alcuni elementi narrativi ed estetici che, ora, tornano a mostrarsi in tutta la loro chiarezza dai remoti ricordi d'infanzia. Questo per dire che se, durante la visione de La principessa splendente, vi sembra di ritrovare elementi narrativi legati alla vicenda di Heidi, sentitevi pure liberi di aver ragione. Ad unire le due eroine sono dei particolari precisi come l'amore e il rimpianto per la montagna, la libertà provata nei primi anni dell'adolescenza, il rigore imposto dalla città, l'educazione dettata da un'irrinunciabile signorina Rottermaier che, almeno per l'occasione, evita occhiali e bustini per indossare la rigida eleganza di un kimono. Entrambe le protagoniste, poi, hanno alle spalle dei racconti tradizionali che non scavano in profondità nella loro psicologia, cosa che Takahata, invece, ha evidenziato fin dal primo momento, mentendo in evidenza i movimenti emotivi, nonché cause ed effetti alla base delle loro scelte. Unico aspetto che le allontana è proprio il tratto del disegno. Nel caso de La storia della principessa splendente, si prende ispirazione dalla tradizione nipponica rinunciando allo stile più europeo che ha caratterizzato l'intera opera di Miyazaki.
Conclusione
Dopo ben otto anni di lavorazione Takahata porta sullo schermo la sua principessa splendente, costruendo un'avventura magica ed emotiva nata a metà strada tra la sua personale visione e la tradizione nipponica. A completare questo viaggio, poi, una bellezza estetica che sembra trarre le sue risorse dalla delicatezza di innumerevoli acquarelli in movimento.
Movieplayer.it
4.0/5