Recensione L'assalto (2014)

In onda il 3 febbraio su Rai 1 L'assalto, la fiction con Diego Abatantuono incentrata sull'infiltrazione della'ndragheta in un Nord prostrato dalla crisi economica

L'assalto, fiction Rai sul crimine organizzato al Nord

Il geometra Ferraris è uno dei pochi self made man del Paese, uno che ha sfondato lavorando duro. Niente raccomandazioni e favoritismi, il suo cantiere edile non è l'azienda comodamente ereditata da papà ma una sua creatura, nata da trent'anni di sforzi e sacrifici. La crisi economica che ha investito il settore edilizio al Nord - Ferraris è del milanese - mette a repentaglio il futuro della sua azienda e quello di sua figlia: non è colpa sua, lui non ha mai fatto debiti, al contrario, sono gli amici cui ha prestato dei soldi e lo Stato che non gli corrisponde i pagamenti a gettarlo sul lastrico. Caduto nel tranello di un giovane manager rampante al soldo dello zio mafioso, accetterà un sostanzioso prestito e finirà stritolato dalle spire del ricatto (di mezzo l'appalto di un palazzetto dello sport e rifiuti illegali), prima di trovare la forza per denunciare il patriarca 'ndranghetista Crea.

La fiction di Rai 1 L'assalto, lungometraggio didattico che vuole rifarsi alla tradizione del cinema sociale in onda il 3 febbraio in prima serata, nasce dal desiderio dal regista Ricky Tognazzi e degli sceneggiatori Monica Zapelli, Claudio Fava e Francesco Ranieri di far luce su un fenomeno allarmante, quello dell'infiltrazione della'ndragheta al Nord. Ferraris ha origini pugliesi, ma è un imprenditore del nord fatto e finito; onesto ma realista, messo alle strette si persuade che non ha altra scelta se non cedere alle lusinghe del malavitoso Crea, cullandosi addirittura nell'idea di poterne uscire vincente. Interpretato da un Diego Abatantuono dal volto di cuoio tornato alle scuderie Rai dopo una decennio di assenza, Ferraris è un uomo sveglio e attento che però sceglie, più o meno consciamente, di non rendersi conto che il distinto collega in vena di favori gli sta tendendo un tranello. L'imprenditore si avvicina a una realtà fuori dal tempo, quella del sibillino Crea, dinosauro della mafia che si è trasferito al Nord trent'anni prima portandosi dietro famiglia e modelli arcaici di una'ndragheta di efficienza antica inspiegabilmente innestatasi come un corpo alieno resiliente nei territori padani.
Con i figli in galera, a Crea non resta che affidarsi al nipote Giovanni (Paolo Mazzarelli), yuppie degli Anni Dieci spigliato e affascinante cui l'autorità parentale e l'arretratezza della famiglia d'origine pesa terribilmente. Sospeso tra due mondi - lui è nato al Nord e si sente a ragion veduta più milanese che calabrese - è un cattivo in crisi: manipolatore e bugiardo, seduce la figlia di Ferraris per la quale ha un'affezione autentica, nascondendole la verità e proiettando l'immagine dell'uomo che vorrebbe essere. Federica (l'elegantemente diafana Camilla Semino Favro, un po' improbabile come figlia di Abantantuono) ha sofferto un unico e grande dolore nella sua vita - la dipartita della madre - ma ha vissuto il resto della sua esistenza nell'agiatezza, serena e in salute, viziata da un padre che la venera e le fa trovare la scrivania bella pronta in ufficio il giorno stesso della laurea. Il suo idealismo senza compromessi, mai sfiorato dalla crudeltà esiziale della realtà fuori dal piccolo mondo creato da papà, è lo strumento della riscossa del genitore, che vi attinge per trovare il desiderio di riscatto dopo che Federica scopre la verità con l'aiuto del capocantiere Franco (il bravo Ninni Bruschetta).
L'assalto è un manuale composto per insegnare come riconoscere i primi segni di una trappola della 'ndragheta, come ribellarsi e venirne fuori, recuperando l'ideale dignità. Evitando di indugiare nel momento degli inevitabili timori dell'imprenditore pentito circa le conseguenze della denuncia, sfodera un finale aperto dall'ottimismo allarmante, scegliendo di disertare una visione realistica del futuro di Ferraris e della figlia (i due sono verosimilmente destinati a una vita sotto copertura, nel caso migliore, o prossimi a essere abbandonati senza protezione dallo Stato e finire vittime della vendetta mafiosa). Ci ha scherzato in conferenza stampa Abatantuono, che ha auspicato un seguito atto a illustrare il futuro dei Ferraris dopo la denuncia, ma senza negare la preoccupazione che L'assalto nasca come corso di sopravvivenza alla corruzione mafiosa senza il capitolo più importante - il prezzo da pagare - e muoia con un finale pericolosamente ingenuo.