Il Piccolo Popolo in volo
Mary Katherine, 17 anni e un lutto ancora da elaborare per la perdita di sua madre, sta per tornare nella casa di campagna del padre. L'uomo, un eccentrico scienziato che studia la foresta, negli ultimi anni ha trascurato la sua famiglia per dedicarsi ossessivamente alle sue ricerche. Il padre di MK (così la ragazza ama farsi chiamare) è infatti convinto che i boschi che circondano la sua casa siano popolati da minuscole creature antropomorfe: l'uomo ha predisposto un complicato sistema di telecamere e strumenti di rilevazione, nella speranza di trovare finalmente la prova delle sue teorie. MK, al suo ritorno, nota con amarezza che l'atteggiamento del genitore non è cambiato: suo padre è svagato e assente, sempre perso dietro a quelle che la ragazza ritiene fantasticherie. MK decide così di lasciare la casa, ma mentre passa per la foresta accade l'incredibile: la ragazza incappa in un minuscolo essere caduto dal cielo, una donna in miniatura in punto di morte, che porta con sé un oggetto dal valore vitale che decide di affidare proprio a lei. MK, sbalordita, si rende così conto che suo padre aveva ragione su tutto: ma il contatto con l'oggetto magico, un misterioso bocciolo, fa rimpicciolire il suo corpo riducendolo alla statura dei piccoli esseri. La ragazza si ritrova così coinvolta in uno scontro mortale, tra le forze degli eroici Leafmen, che vogliono preservare la vita della foresta, e quelle dei malvagi Bogan, che puntano invece ad annientarla...
Dopo il successo planetario della saga de L'era glaciale (di cui ha diretto il primo episodio) e la produzione di Rio, Chris Wedge con la sua Blue Sky cambia temi e registro. Epic si ispira infatti (liberamente) a un romanzo per bambini di William Joyce, a sua volta debitore di una lunga tradizione quale la leggenda celtica del Piccolo Popolo. Il mito dei minuscoli abitanti della foresta, da sempre fonte di suggestione per fiabe e leggende, era già approdato più volte al cinema: tra i prodotti di animazione più recenti, ricordiamo la saga di Arthur e il popolo dei Minimei di Luc Besson, ma anche, spostandosi a Oriente, l'affascinante Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento, prodotto dallo Studio Ghibli. Collocandosi nel solco di queste opere, il film di Wedge sceglie tuttavia un registro narrativo più classico e fiabesco: se nel film scritto da Hayao Miyazaki la meraviglia stava nella scoperta di un mondo incantato, che l'occhio dell'infanzia sapeva cogliere e decodificare, qui tale componente è volutamente sacrificata. Il film di Wedge, infatti, ha il suo nucleo centrale nell'eterno scontro tra bene e male: quella in cui la giovane protagonista si ritrova catapultata è una battaglia interna a forze (sovra)naturali, archetipicamente collegate alle idee di vita e morte, senza che la componente umana vi abbia alcun ruolo. In questo senso, è totalmente fuori luogo l'etichetta di film "ecologista" che qualcuno ha volto affibbiare a questa pellicola, probabilmente a seguito di una semplice, distratta lettura della trama. Tutto ciò, beninteso, non è necessariamente motivo di demerito, specie per un film pensato per il grande pubblico. Non si può tuttavia fare a meno di notare come, in un canovaccio che più volte ammicca a una componente "animista", trascendente e quasi vitalistica della foresta (e dell'universo che la contiene) la manichea divisione di luce e oscurità sottragga un po' di fascino. Le suggestioni visive del film, rese da un comparto tecnico di altissimo livello, e da un 3D sicuramente efficace, rimandano spesso ai prodotti della stessa Ghibli e a un film come Avatar: ma il lirismo degli uni, e il potere ammaliante delle immagini dell'altro, restano lontani. Quello che in Epic intrattiene, comunque efficacemente, è l'azione e il ritmo: sequenze tese e dall'alta spettacolarità, mirabolanti evoluzioni aeree in sella a colibrì e ad altri volatili, esaltate dal buon senso di profondità trasmesso dalla stereoscopia. Le scelte cromatiche colpiscono e affascinano, ma restano ben lungi dal trasmettere poesia: ciò che la trama presenta è una struttura narrativa sicura e collaudata, in cui si inseriscono (superficialmente) temi come l'armonia familiare, la capacità di sognare (stavolta appannaggio di un genitore rimasto bambino nell'animo), la voglia di ribellione e la necessità della crescita e dell'assunzione di responsabilità, riassunti dal personaggio dell'eroe Nod. Nel mezzo, la componente più comica e sdrammatizzante, incarnata dalle due simpatiche lumache Mub e Grub, nonché dal saggio bruco Nim Galuu: parenti, questi ultimi, dei personaggi sopra le righe della più nota saga creata da Wedge. Per intrattenere un pubblico di tutte le età (che troverà, tra le altre, la voce di Maria Grazia Cucinotta a dar vita alla regina dei Leafmen, e quella del duo composto da Lillo e Greg a doppiare i due simpatici molluschi) è sicuramente sufficiente.
Movieplayer.it
3.0/5