Si è concluso lo scorso sabato nella città romagnola celebre per i suoi mosaici bizantini un festival alla sua prima edizione, forse ancora piccolo ma giovane, frizzante, coraggioso e già importantissimo per la sua scelta di campo. Stiamo parlando del Ravenna Nightmare Film Fest, manifestazione che colma un grande vuoto nel panorama festivaliero italiano, quel vuoto che dalla scomparsa del Mystfest di Cattolica riguardava l'attenzione al cinema di genere e all'horror in particolare. E quindi è stato l'horror il protagonista assoluto di una settimana - quella dal 18 al 25 ottobre - nel corso della quale il direttore artistico Franco Calandrini e gli altri organizzatori hanno proposto al pubblico e alla stampa un programma ampio, variegato e molto bel strutturato, che esplorava il complesso universo del genere in tutte le sue sfumature, che vanno dal fantastico allo splatter, dal thriller psicologico al pulp, dall'erotico al demenziale.
Punta di diamante di questo programma è stato ovviamente il concorso: un concorso internazionale al quale hanno partecipato 10 pellicole provenienti da tutto il mondo (dal Cile alla Spagna, dalla Gran Bretagna al Giappone, passando per la Serbia e gli Stati Uniti), tutte in anteprima nazionale. Ma oltre al concorso il festival offriva una serie di rassegne di grande interesse artistico e concettuale. Tra di esse vale la pena di segnalare quella chiamata Spaghetti Horror - Paure invisibili, dove trovavano posto sei pellicole che hanno fatto grande il cinema horror e di genere italiano negli anni 60 e 70: film importanti e magari sottovalutati proprio da noi in Italia come Danza macabra di Antonio Margheriti, L'ultimo uomo sulla terra di Ubaldo Ragona, Il mulino della donne di pietra di Giorgio Ferroni ed altri. E ancora quella intitolata I Vampiri apocrifi, dove sono stati esaminati film che hanno ritratto in maniera insolita i vampiri ed il vampirismo, da Rabid, sete di sangue di David Cronenberg a Vampyr di George A. Romero, o ancora il bellissimo Il buio si avvicina di Kathryn Bigelow. A completare il programma, una retrospettiva sul maestro del genere fanta-erotico Jean Rollin, una raccolta di capolavori dell'espressionismo tedesco, due documentari che invece di orrori fittizi raccontano quelli tristemente reali del Medioriente, la proiezione della copia restaurata dell'horror padano di Pupi Avati, Zeder, in occasione del suo ventennale, ed eventi speciali con film in anteprima europea come Visitors di Richard Franklin e House of the Dead di Uwe Boll.
Tutto questo testimonia la ricchezza di un'offerta che a Ravenna è stata in grado di soddisfare sia gli appassionati ed esperti del settore che il pubblico più vasto, e che era espressione diretta della passione e della competenza di quanti hanno dato il loro contributo all'allestimento del Festival.
Sul versante della cronaca vanno ricordiamo i risultati del concorso, che prevedeva due premi: uno scelto dal pubblico, che poteva votare ogni film attraverso le schede che venivano consegnate al momento dell'ingresso in sala, ed uno assegnato invece da una molto più "tradizionale" giuria; entrambi i premi sono stati assegnati nel corso di una cerimonia improntata alla più totale informalità, condotta con brio dal VJ di MTV Paolino.
Il premio del pubblico - consistente consiste nell'Anello, una creazione in oro del maestro orafo ravennate Marco Gerbella raffigurante un uccello notturno, del valore di 3.500 euro - è andato al giapponese Alter Ego, di Takashi Shimizu e Issey Shibata. Un film che ha rappresentato un ottimo esempio della nuova tradizione del cinema fantastico giapponese e che rappresentava una interessante variazione sul classico tema - horrorifico ma non solo - del doppio.
Dal canto suo, la giuria - composta da Jean Rollin, da Sergio Stivaletti, dai giornalisti Manlio Gomarasca e Massimo Lastrucci e dal produttore Gianluca Curti - ha assegnato due menzioni speciali: una allo stesso Alter Ego ed una al divertentissimo fumettone neo-pulp Bloody Mallory, diretto dal francese Julien Magnat. Il primo premio, consistente in 10mila euro, è andato al film serbo-montenegrino T.T. Sindrom, di Dejan Zecevic, uno slasher claustrofobico che dedica grande attenzione anche ai lati psicologici della vicenda che racconta. A ritirare il premio è stato il giovane produttore Predrag Milojevic, presente a Ravenna nelle giornate conclusive.
Tracciando un bilancio di questa prima edizione del festival, realizzato anche in tempi decisamente brevi, questo non può che essere decisamente positivo. Il direttore Franco Calandrini, che ha organizzato il tutto in collaborazione con l'Assessorato alla cultura di Ravenna, e che si è avvalso (oltre che della collaborazione di uno staff giovane, energico e competente) di un comitato scientifico di prestigio - comprendente nomi come quelli di Valerio Evangelisti, Franco La Polla, Roy Menarini e Alberto Farina, ha vinto la sua scommessa, per la felicità di un pubblico composto da appassionati giovani e non e da curiosi convertiti in nuovi adepti al genere.
L'appuntamento per gli appassionati dell'horror nuovi e vecchi è quindi per il prossimo anno a Ravenna, per una seconda edizione di un Nightmare Film Fest che già scalpita per venire alla luce sotto le ceneri della prima appena conclusasi