È stata per anni un fido accompagnatore nella nostra routine quotidiana, la televisione. Accesa su canali generalisti, il suo vociare si è fatto colonna sonora senza impegno, un testimone parlante, ma mai giudicante, di attività domestiche e/o lavorative. Eppure, per un'anima sola, quella cornice di pixel è molto più di una semplice forma di puro intrattenimento. È un ponte diretto su una dimensione altra, e alternativa; un portale che solleva ed estranea da un'esistenza che si fa peso insostenibile, urlo incessante.
Come sottolineeremo in questa recensione di Quiz Lady, disponibile su Disney+, per la protagonista Anne (Awkwafina) il quiz show Can't Stop the Quiz va al di là del mero appuntamento televisivo; è una boccata di ossigeno momentanea, una sospensione di quella realtà che la vuole figlia di genitori divorziati, sorella di una ragazza ambiziosa ed egocentrica, e bambina chiamata troppo presto a diventare adulta responsabile. Puntata dopo puntata, quel gioco si fa sia fonte di conoscenza, che cura salvatrice e palliativo di un dolore tenuto latente tra strati sempre più spessi di nozioni da apprendere e curiosità da assimilare. E sarà proprio nel contesto di quel costante botta e risposta che il passato di Anne tornerà come un'onda anomala, per esorcizzarsi in una catarsi in formato televisivo.
Quiz Lady: la trama
Anne e Jenny sono sorelle, ma non possono essere più distanti l'una dall'altra. Anne è timida e riservata; Jenny è decisamente più estroversa e caotica. Quando scoprono che la madre ha accumulato un enorme debito di gioco, devono trovare il modo di saldarlo, così da potersi riprendere anche Linguini, il loro adorato cane, tenuto in ostaggio. Le due donne sono squattrinate ma l'unica risorsa che sembrano avere è il talento e la passione che Anne ha per Can't Stop the Quiz, game-show presentato dal suo idolo Terry McTeer (Will Ferrell). La sua eccessiva timidezza però, le impedisce di partecipare, se non fosse per l'intraprendenza e la testardaggine di Jenny che costringe in tutti i modi la sorella a credere in se stessa e darsi una chance. Ora tocca a Anne fare il miracolo e trasformarsi in una campionessa di quiz show così da vincere tutto il denaro di cui hanno bisogno e rinascere dalle ceneri.
Motore, luci... e azione!
Diretto da Jessica Yu e sceneggiato da Jen D'Angelo, Quiz Lady si fa da una parte sguardo drammatico su famiglie disfunzionali illuminate da schermi televisivi sempre accesi - simboli di un'America che ricerca la perfezione, nascondendo il marcio tra le mura di casa - e dall'altra commedia tutta al femminile di due sorelle agli antipodi lanciate in un road-movie che nasce e finisce tra le fila di una casa che si fa zona di comfort e dolore, e studio televisivo elevato a rinascita e catarsi di una sofferenza celata per anni. Ha un che di buddy movie intriso di anni Novanta, Quiz Lady. Con quel dramma famigliare fatto di non detti, segreti e sentimenti tenuti latenti, battute al vetriolo, gag esilaranti e trovate non sempre funzionali (e funzionanti) vivono in esso echi costanti di opere come Rain Man, o La pecora nera di Penelope Spheeris. Ma le tonalità desaturate e vintage di film come quello del 1996, nell'opera della Yu lasciano spazio a colori accesi, illuminati da una luce abbacinante, la stessa di uno studio televisivo avvolto da una spensieratezza solo fittizia, che va a contrastare, in maniera del tutto dicotomica, con le sfumature spente, scialbe e piatte di una donna come Anne.
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Gli opposti si attraggono
È un'anima che intende rimanere anonima, invisibile, quella di Anne, una necessità perfettamente restituita da Awkwafina, con una performance in sottrazione (salvo qualche espressione marcata, soprattutto della bocca) e una prossemica ingobbita, chiusa, a braccia conserte e sguardi rivolti verso il basso. Aspirando a una totale completezza di unione tra Yin e Yang, l'interpretazione di Sandra Oh è invece esuberante, piena di colori, idiosincratica; sulla carta la sua Jenny nasce come il lato visibile di un satellite che ruota attorno a un pianeta-sorella, influenzandolo con le sue maree di narcisistico egocentrismo, e fragile insicurezza. Soggetto facile a scadere nell'overacting, sulla scena la commistione di eccessi che abitano nel personaggio di Jenny, viene gestita dalla Oh con una tale dose di professionalità e irresistibile umorismo, così da salvarla dall'essere respingente, per risultare altresì coinvolgente, irresistibile, ma soprattutto convincente.
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Il disequilibrio del sorriso amaro
In questo scontro continuo tra simbolismi, elementi scenografici e caratteri agli antipodi, Quiz Lady è un gioco di equilibri; ma è proprio in questo percorso tenuto insieme da un filo sottile, che i passi si fanno incerti e la regia della Yu si rende incapace di gestire la natura degli eventi a propria disposizione, venendo meno a quel senso di equilibrio tanto atteso. La commedia e il dramma non sempre vanno a braccetto, ma litigano, vanno in combutta, desiderose entrambe di rubarsi la scena e il predominio di genere. Non più dramedy, Quiz Show è un ibrido da un corpo sostanzioso, forte, tenuto insieme da performance attoriali che come cariatidi sorreggono il peso di un continuo mutamento d'animo, ma deboli interiormente. Un contenuto intenzionalmente multistratificato di emozioni differenti, intervallato e caratterizzato da traumi infantili, disillusioni costanti, sogni infranti, ricordi falsati o congelati nello spazio di una mente cresciuta troppo in fretta, restituiti con fare insicuro dalla regista. Ma se la macchina di Quiz Lady riesce a non cadere giù dal dirupo, è grazie a quell'alchimia invidiabile tra le due attrici protagoniste, presta-corpi e presta-anime di due sorelle diverse, che nel continuo processo di auto-sabotaggio trovano uno spiraglio di salvezza personale e reciproca. Un braccio di ferro evidenziato dalla stessa cinepresa, che le coglie forzatamente unite, sottolineando le dicotomie, rafforzando le divergenze attoriali.
Mima il ricordo, esorcizza il dolore
In un passaggio di testimone compiuto sulla pista del tempo, i momenti slapstick del presente lasciano spazio a flashback dal passato dal contenuto profondo ed emotivamente destabilizzante, inficiati però da una narrazione di primo livello non sempre capace di enfatizzare quella portata sentimentale del passato, retrocedendo tali momenti a meri riempitivi dal punto di vista della narrazione e della totale comprensione dell'opera. Ma è nel momento in cui il passato si incontra, per mescolarsi, al presente, che nel pieno climax del quiz televisivo il film trova il suo punto di forza, raccogliendo nella descrizione di un attimo tutto il bello che è andato a perdersi nel corso del film.
Nel quiz show di Jessica Yu le quiz lady non sono né vincitrici, né perdenti; sono solo due donne che concludono il proprio arco evolutivo con semplice umorismo e umana fragilità, nascondendo dietro espressioni caricate, gesti ampi e abiti reduplicanti il proprio umore, un discorso che dal personale si estende all'universale. Non sarà una risposta esatta e nemmeno vincente, Quiz Lady, ma in esso sopravvive il riverbero costante di una realtà vicina a quella che si vive al di là dello schermo televisivo; una realtà bidimensionale, a cui si affidano ciecamente altre realtà come quelle di Anne; sono esistenze che offrono in dono a quel tubo catodico la propria speranza, la propria sopravvivenza, sospese in un momento unico, aleatorio, eppure così reale, fatto di pura, semplice, salvezza.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Quiz Lady sottolineando come il film diretto da Jessica Yu non riesca a concretizzare gli intenti e le idee che ne stanno alla base. Tra buddy movie on the road, e dramedy sorretta da famiglie disfunzionali, il film perde ben presto il proprio equilibrio, ritrovandosi a vagare in nature molteplici e mutanti, senza scegliere in quali identificarsi e in esse svilupparsi con fare sicuro e concreto. A tenere a galla l'intero prodotto è il duo delle protagoniste, una Awkwafina abile nel restituire l'indole fragile e insicura della sua Anne, e una Sandra Oh che si libera dal fantasma di Cristina Yang di Grey's Anatomy per mostrare il suo lato più esuberante e divertente. Una coppia talmente fresca e in perfetta sintonia da annullare e offuscare le loro spalle maschili, tra cui Will Ferrell e Tony Hale (il Buster Bluth di Arrested Development).
Perché ci piace
- La chimica tra Sandra Oh e Awkwafina.
- L'uso della fotografia che fa della vita di Anne uno studio televisivo abbagliato da una luce che rende tutto visibile, ma aleatorio.
- La scelta di mostrare la TV come rimedio palliativo contro le sofferenze e i traumi della vita.
- La performance di Sandra Oh.
- La colonna sonora.
Cosa non va
- La performance di Jason Schwartzman un po' sopra le righe.
- La regia contratta e quasi insicura di Jessica Yu.
- La poca armonia tra commedia e dramma.