Indietro non si torna
"La cosa più prestigiosa della lista di registi che hanno vinto la Palma d'Oro è la lista di registi che non l'hanno vinta" ha detto Quentin Tarantino durante una speciale conferenza stampa organizzata appositamente per lui nella penultima giornata della 67esima edizione del Festival di Cannes: di certo lui ha meritato ampiamente l'onorificenza per Pulp Fiction ottenuta nel 1994, esattamente venti anni fa, un evento che verrà festeggiato insieme ai protagonisti Uma Thurman e John Travolta con una speciale proiezione aperta a tutti al Cinéma de la plage, ovvero il grande schermo allestito sulla spiaggia lungo la Croisette.
Il regista però è intervenuto al Festival non solo in veste di autore ma per presentare, in chiusura della manifestazione, la copia restaurata del capolavoro di Sergio Leone, Per un pugno di dollari, che cinquant'anni fa ha dato il via a una nuova tipologia di film, i cosiddetti spaghetti western, un filone che ha generato una miriade di film ambientati nel lontano e desolato west. Durante la conferenza, il regista ha anche ricordato le sue origini italiane e il suo amore per il nostro cinema "pur avendo origini italiane non sono stato cresciuto con quella cultura, come ne I Soprano - scherza - anzi se ci penso un po' mi spaventa! Però sono sempre stato attratto molto dal cinema italiano, in particolare dalla sua grandezza, anche quando si tratta solo di film di serie B... mi hanno sempre coinvolto e penso che sia una reazione dovuta al mio DNA italiano!".
Tarantino ha poi iniziato a parlare del motivo della sua presenza a Cannes: "per me non è soltanto la celebrazione del cinquantesimo anniversario della nascita di questo genere, ma anche il cinquantenario della nascita dell'action genre, di questo tipo di film infuso di energia cinetica, dove la musica non è soltanto uno strumento di sottofondo, descrittivo, ma un elemento chiave, protagonista, al punto che il film fu montato seguendo la musica, una decisione mai presa fino a quel momento in sala di montaggio, tranne che in rarissime circostanze come in Infedelmente tua del '48" ha detto l'autore, che ha citato in relazione a questa evoluzione, il suo film preferito, Il buono, il brutto, il cattivo "l'ho visto che avevo quattro, cinque anni, un film lunghissimo che mi ha catturato interamente, anche se ovviamente la prima volta non ne ho colto il significato. Ancora oggi lo proietto per la mia troupe prima di metterci all'opera su un nuovo film, e loro portano i figli a vederlo che ne rimangono affascinati e quello che li ammalia è proprio il montaggio, anche se loro non ne hanno idea..." Per un pugno di dollari ha cambiato le cose e una volta raggiunto un risultato del genere, non si poteva tornare indietro "è il motivo per cui Leone può essere mostrato agli studenti di cinema, è un filmmaker contemporaneo".
L'imitazione è la più alta forma di complimento
Tutte le scopiazzature, tutte le parodie, ogni tentativo di "ispirazione" a Pulp Fiction, sono considerati un omaggio da Tarantino che dice "alcuni mi piacciono più di altri... a dire il vero penso che molti di questi film che sono stati etichettati in questo senso non siano necessariamente copie, penso piuttosto che siano il risultato dell'atmosfera generale di quel periodo. Ci sono molti film che sono venuti subito dopo Pulp Fiction che non potevano essere stati "ispirati", si tratta quasi di un movimento artistico dell'epoca". Tarantino continua, con molta umiltà dicendo che il momento era quello giusto "io sono stato solo fortunato ad essere stato tra i primi a debuttare e ne ho beneficiato lautamente". Anche Sergio Leone ha dato il via a un nuovo tipo di cinema e tutti gli altri spaghetti-western che sono seguiti non sono altro che il testamento del suo contributo alla settima arte "e forse per un po', una decina d'anni, anche io ho avuto la mia influenza, sul genere crime".
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Il lusso dell'aspettativa
Tarantino è, indubbiamente, un autore di successo e come spesso accade quando ci abituiamo a qualcosa di buono, tendiamo a darlo per scontato. Ma come ci si sente dall'altra parte della barricata? C'è molta pressione per l'aspettativa del pubblico, che accoglie ogni nuovo film con la certezza che si tratterà dell'ennesimo capolavoro? Beh, Tarantino considera quel tipo di pressione un "lusso", qualcosa che comprende molto bene in prima persona, da come si evince dal suo atteggiamento quasi da fan nei confronti di Brian De Palma ad esempio: "non mi crea nessun problema sapere che il pubblico ha delle grosse aspettative da me, anzi, mi gratifica sapere che c'è gente a cui piacciono le mie opere, lo considero un lusso e io faccio altrettanto. Quando De Palma presentò Scarface, una settimana prima che uscisse io ho cominciato il conto alla rovescia, ogni giorni dicevo "mancano cinque giorni a Scarface, mancano quattro giorni... " e poi cominciavo a fare sogni su Scarface, sono andato al primo spettacolo, il primo giorno, da solo perché dovevo gustarmelo in tranquillità, poi ci sono ritornato con i miei amici a mezzanotte... capisco molto bene quella sensazione e non vorrei cambiarla per niente al mondo, sarebbe un disastro se fosse il contrario, fare un film di cui non interessa a nessuno! Sarebbe davvero orribile!".
Una vita da accademico
Interrogato sulla sua vasta collezione di film in 35mm, Tarantino ha risposto di non sapere esattamente quante pellicole ha in suo possesso - è meglio non dare spago a questo tipo di ossessione - ma non si tratta soltanto di un hobby per il filmmaker, anzi, per lui è quasi come se si trattasse di un corso di studi "sono stato fortunato e ho una carriera che mi ha permesso la possibilità di vivere quasi come un accademico; guardo film in continuazione, che si tratti di un nuovo autore, di un regista che voglio riscoprire, di un genere a cui voglio riabituarmi, è come se mi stessi preparando per diventare professore in questa materia, ma ovviamente mi congederò dagli studi solo quando sarò morto. Il fatto di poter vedere i film in 35mm nella mia sala privata, a 24 fotogrammi al secondo, è una gioia per me, visto che siamo nell'era del digitale e non esistono più film in pellicola". Tarantino non ha fatto mistero del suo dispiacere per questa pratica, anzi.
La guerra è perduta
"Per me il digitale rappresenta la morte del cinema per come lo conosco, il fatto che i film non vengano più presentati in 35 mm sta a significare che la "guerra" è perduta. Per come la vedo io la proiezione digitale è come guardare la TV: se un film viene proiettato in digitale, come sull'home theatre di casa mia, perché dovrei prendermi il disturbo di andare in sala? I DVD e i Blu-ray di oggi sono fatti così bene, gli impianti casalinghi sono fantastici, che senso avrebbe andare a vedere la stessa cosa su uno schermo più grande? E' come guardare la TV però fuori casa. Si vede che al pubblico sta bene così, ma quello che io conoscevo come cinema è morto ormai". Continuando su questo tono, l'autore si augura che la prossima generazione - questa è senza speranza ormai - rinsavisca e pretenda un ritorno alle origini, un po' come gli album musicali in vinile che, seppur lentamente, stanno ritornando di moda "speriamo che siano più intelligenti e capiscano quello che hanno perso".
Vent'anni nel passato
E se fosse possibile per Tarantino vedere Pulp Fiction oggi, con vent'anni di esperienza? Cosa mai avrebbe pensato l'autore della sua controparte ancora ai primi passi? Ancora una volta il regista risponde in maniera divertita e con allegra ironia "io faccio i miei film principalmente per me, tutti gli altri sono invitati e se il film piace ancora meglio, ma sapendo che ho fatto Pulp Fiction per una mia esigenza personale, sono sicuro che l'avrei adorato anche se l'avessi visto oggi per la prima volta!". E' molto possessivo Quentin sulle sue opere e infatti ha anche spiegato perché non ingaggia mai un compositore per le sue colonne sonore "e io dovrei affidare l'anima di mio figlio a uno sconosciuto con cui non ho mai lavorato, che non conosce la mia opera? Assolutamente no, è mio e sono io a scegliere la sua anima e che sia ben chiaro, e per quelli che se lo sono chiesto, tutte le musiche di Ennio Morricone che ho preso per i miei film, non le ho rubate! Le ho pagate tutte!" ha commentato ridendo.
L'amore per i suoi "figli" è palese per Tarantino, che non esita a fermarsi su un canale se in TV stanno trasmettendo una delle sue opere "quando sento alcuni registi dire che non possono riguardare i loro film perché si sentono in imbarazzo mi sento male per loro. Se per me fosse doloroso riguardare i miei film smetterei di farli. Io li riguardo continuamente quando sono a casa. A volte ne riguardo solo una parte... a volte mi metto lì e lo riguardo tutto fino alla fine dei titoli di coda. E mi sento molto gratificato", e che sia ben chiaro, la versione del film che il regista consegna per la distribuzione è quella definitiva, non ci sono ripensamenti o rimpianti e non ci saranno, in futuro, versioni diverse di Pulp Fiction o Le iene: "non sono un fan delle edizioni speciali. A me piacciono le versioni originali dei film. Mi piace mettere su il DVD e ritrovare dei vecchi amici. Per quanto riguarda i miei film, il mio director's cut è quello che vedete la prima volta al cinema".