Quella 'divina' risata non può attendere

Ninotchka vive nel mito della prima (o presunta tale) risata sul grande schermo della "divina" Greta Garbo. Ma al capolavoro di Ernst Lubitsch sono legati anche curiosi aneddoti e segreti risvolti.

C'è un gustosissimo aneddoto raccontato da Marcello Garofalo nella sua biografia dedicata a Sergio Leone che dimostra l'attaccamento del grande regista italiano al capolavoro di Ernst Lubitsch. Durante un pranzo di lavoro con due sceneggiatori, il discorso cadde sulla commedia brillante. Leone citò come modello insuperato la sequenza di Ninotchka in cui i tre goffi "bolscevichi" vengono irretiti dal Conte d'Algout all'interno di una sala da soggiorno. Noi vediamo solo l'aprirsi e lo chiudersi della porta principale (anche Blake Edwards farà tesoro di questa scena), nonché l'andirivieni di camerieri e di procaci cameriere in minigonna. Le uniche cose a cui partecipiamo attivamente sono le risa e gli "oooh!" d'approvazione della sgangherata delegazione russa. I due sceneggiatori sminuirono quella scena e il regista andò su tutte le furie cominciando ad inveire contro di loro.

Quattro nominations all'Oscar senza aggiudicarsene alcuno (l'anno è quello dell'asso pigliatutto Via col vento e la nomination a Greta Garbo è anche l'ultima della sua straordinaria carriera senza vittorie, almeno in questo senso), la fama di Ninotchka è (ingiustamente) legata alla sua frase di lancio "Garbo laughs!". Che addirittura sembrerebbe essere un falso d'autore, considerando che già nel 1933 con La regina Cristina la Garbo concesse al suo pubblico uno sfuggente sorriso. Inoltre la leggenda narra che la Garbo, pur ridendo a crepapelle dopo la caduta di Léon, in realtà non riuscì ad emettere alcun suono: nella versione originale la risata che udiamo è clamorosamente doppiata! Per il resto del film la "divina" si riscatta invece appieno, apparendo coraggiosamente senza trucco per le scene in cui impersona la rigida (e frigida) ispettrice russa prima maniera, e abbandonandosi con romantica enfasi dopo la "caduta" delle remore imposte dal rigido protocollo stalinista. Oltre alla famosa frase di lancio citata ce n'è comunque un'altra, molto ironica, che si riferisce al complicato nome del film: "Non pronunciarlo - Guardalo!".

Il ruolo del Conte d'Algout, secondo i quotidiani americani, doveva essere di Spencer Tracy ma fu poi assegnato (e con pieno merito) allo straordinario Melvyn Douglas che, curiosamente, era un militante anticomunista anche nella vita di tutti i giorni: fu tra i fondatori dell'Americans for Democratic Action. La Gran Duchessa Swana è interpretata dalla brava Ina Claire, che con Ninotchka corona una carriera vissuta un po' in sordina ma sempre con grande professionalità nella Hollywood d'inizio secolo. Da notare, infine, la presenza di Bela Lugosi (Il primo Dracula cinematografico della storia) nella piccola e riuscitissima parte dell'inflessibile Commissario Razinin.