Flashdance è un'opera che s'inserisce in uno spazio particolare nella storia del cinema. I confini di quello spazio sono determinati dalla fine del musical vecchio stampo e dall'inizio degli anni ottanta, in cui il genere sfocia nel "film musicale": l'elemento canoro, che s'intrecciava alla recitazione, viene sostituito dalla danza. Nel musical nuovo, di cui Flashdance è uno dei primi esempi (dopo Fame, a cui "ruba" la voce di Irene Cara), la musica è al centro e non più il mezzo del discorso. La relazione sentimentale, quello che tocca il cuore del/della protagonista, non è stabilita con un altro essere umano bensì con la danza, linguaggio e pilastro narrativo, significante e significato del film.
Prendendo il testimone de La febbre del sabato sera, le colonne sonore dei musical anni Ottanta finiscono per schiacciare la popolarità dei film da cui provengono. Quello della soundtrack di Flashdance è un caso emblematico, ma in parte motivato dal ruolo che la musica assume nel film. La scena iniziale è annunciatrice: What a Feeling di Irene Cara, primo brano della colonna sonora, fornisce tutte le informazioni che ci servono per inquadrare Alex Owens (Jennifer Beals). Sullo schermo è visibile solo una sagoma nera che si muove su una bicicletta lungo le strade di Pittsburgh, schiacciata sullo sfondo, ma il brano ci consegna tutto ciò che c'è da sapere su Alex. Allo stesso modo, "When I hear the music, close my eyes, feel the rhythm wrap around, take ahold of my heart" anticipa un dialogo in cui la protagonista, danzatrice esotica nei locali notturni, si ritrova a descrivere cosa accade quando deve isolarsi dagli sguardi dei presenti.
Un connubio perfetto: Jerry Bruckheimer e Giorgio Moroder
È il 1982. Una sceneggiatura sulla storia di Alex Owens, giovane donna con il sogno della danza e la paura delle audizioni, comincia a circolare a Hollywood finché non finisce nelle mani del produttore Jerry Bruckheimer. Dopo aver vinto l'Oscar per la migliore colonna sonora nel 1979, con Midnight Express, e dopo la collaborazione con il produttore su American Gigolo, nel 1980, Giorgio Moroder è ancora la prima scelta di Bruckheimer quando si tratta di dover scegliere il compositore della colonna sonora del film in cantiere.
La prima demo consegnata è proprio Flashdance... What a Feeling, che Moroder non svilupperà del tutto finché non avrà l'opportunità di vedere un primo montaggio del film. A Keith Forsey, fidato turnista alla batteria di Moroder, viene poi affidato il compito di scriverne il testo insieme a Irene Cara, che subentra nel progetto quando si comincia ad accarezzare l'idea di una voce femminile a rimpiazzare quella maschile di Joe Esposito, finita invece su un altro brano. Dapprima riluttante per timore di un paragone con Donna Summer, altra star presente nell'album e storica collaboratrice di Moroder, Irene Cara è la chiave di volta e fornisce al pezzo tutto quel che deve avere per suonare, sin dal primo ascolto, come una hit sicura. What a Feeling nasce già compiuta, perfetta, ed è un inno al controllo sulla propria vita, reso con l'allegoria di una ballerina che possiede il totale controllo sul proprio corpo e ambisce alla realizzazione dei propri sogni. Il brano, che convince tutti sin dal primo ascolto, è anche quello che chiude il film con l'happy ending che Alex ha lavorato per ottenere, nella sequenza chiave del provino in cui fa abbagliante sfoggio di ogni stile di danza.
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Un album che cattura tutte le tendenze di un'epoca
La colonna sonora di Flashdance, tuttavia, non si esaurisce nel suo brano d'apertura, che per le prime sei settimane domina sulla vetta della Billboard Hot 100 (spezzando per poco il dominio, fino ad allora incontrastato, del Thriller di Michael Jackson e Quincy Jones), fa vincere un Golden Globe e un altro Oscar a Moroder per la migliore canzone originale e un Grammy, a Cara, per la Female Pop Vocal Performance. In realtà, l'album funziona ancora oggi come disco autosufficiente, anche sottratto al contesto dell'opera cinematografica che sorregge, e come bandiera di un'era musicale di cui cattura ogni tendenza nascente.
Sonorità provenienti da mondi diversi si mescolano in una soluzione omogenea, fra il rock più sfacciato e sperimentazioni elettroniche partorite dal padrino del Munich Sound. He's a Dream di Shandi e Ronald Magness pilota la protagonista, assecondando uno dei più consolidati tropi, nella sequenza di danza più umida (letteralmente) del film. Con Seduce me Tonight i Cycle V forniscono la risposta, in voce maschile, alla Manhunt di Karen Kamon. E Manhunt, poi, è una uptempo pop rock/new wave dai vaghi riferimenti alla "blondiana" Call Me del 1980 (presente in American Gigolo), scritta da Doug Cotler e Richard Gilbert, con commenti di chitarra elettrica che incrociano la voce di Kamon, mentre Cynthia Rodes si dimena su quella che probabilmente è la coreografia più ipnotizzante del film.
Il Love Theme scivola fra accordi minori e maggiori andando a costruire un senso di nostalgia e tensione capace di far presagire uno dei brani successivi, Lady, Lady, Lady, scritto ancora da Moroder e Forsey per quel Joe Esposito che era stato sostituito in What a Feeling.
Comparsa anche come Lady Lady in un album successivo di Moroder, Innovisions non fu una hit all'altezza delle altre: malgrado ciò, l'ultima traccia del lato A rimane un pezzo pop dalla struttura solida che conferma il mestiere dell'autore (Donna Summer, Aretha Franklin e Labelle fra i "suoi" nomi di spicco), pervaso dal synth e dalla malinconia, sulla solitudine, sul bisogno di aprirsi all'altro e di mettere via le maschere dietro cui ci si protegge.
I grandi nomi: Donna Summer, Michael Sembello, Kim Carnes
Il Lato B del disco di Flashdance riesce, se possibile, a custodire le migliori sorprese. Michael Boddicker, jazzista e specialista della musica elettronica (Thriller, Off the Wall, Physical fra i suoi lavori di spicco) compone Imagination con Jerry Hey, Phil Ramone e Michael Sembello. A interpretare il brano, però, è la voce brillante di Laura Branigan (ricordiamola per Gloria, altra canzone contenuta nel disco come traccia non presente nel film), accompagnata dalla chitarra e sostenuta da una poderosa batteria che si avvita a un loop di bassi synth, fissandosi ai reiterati accordi di piano per consegnare uno dei pezzi più elaborati ed entusiasmanti dell'album. Non si poteva chiedere di meno, d'altronde, per la performance delle luci stroboscopiche che avvolgono il corpo della protagonista e quelli degli spettatori in sala insieme.
Un perfetto matrimonio fra pop e l'Hi-NRG di cui Giorgio Moroder fu pioniere e che ritorna, stavolta assoluto, in Romeo; non il brano più memorabile fra quelli interpretati da Donna Summer, ma confezionato in una soluzione particolarmente "catchy" grazie a quel pattern geometrico di hi-hat e linea di basso pulsante che ha fatto la fortuna di pezzi più noti nel genere. Kim Carnes è l'altra grande ospite in I'll Be Here Where the Heart Is, che scrive insieme a Duane Hitchings e Craig Krampf, nelle cui sonorità post-disco sembrano riecheggiare le contemporanee_ She Works Hard For The Money (Summer) e le atmosfere di _Scarface, confermando l'influsso epocale di Moroder sul mondo musicale che si figurava negli inizi della decade.
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Maniac e la sua genesi
Gli anglofoni direbbero che Flashdance "saves the best for last". Ed è vero, in effetti, che il meglio della sua colonna sonora lo si può gustare solo arrivando alla fine; perché è qui che si trova Maniac di Michael Sembello, arrangiatore e strumentista per artisti del calibro di Diana Ross, Michael Jackson, Chaka Khan e Stevie Wonder.
Un'idea plasmata sulla cronaca nera di un notiziario, un titolo preso in prestito da un omonimo film slasher. Una drum machine disco, poi sintetizzatori frenetici e una linea di basso martellante e l'intro di Maniac è già storia. Matkosky al piano, su richiesta di Sembello, ha dovuto solo cominciare a toccare le note più bizzarre che conosceva e, poi, un motivo come Chopsticks al synth si aggancia a un pre-ritornello che rintocca come la sirena di un'ambulanza britannica, ispirato alla "D.O.A." (1971) dei Bloodrock.
A infiocchettare il tutto, consegnando il brano all'eternità, c'è l'assolo di chitarra, suonato da Sembello stesso. Il pezzo è così impeccabile da arrivare in prima posizione alla Billboard Hot 100, ma ciò che è più rilevante è che Maniac cambia l'utilizzo che si farà del videoclip nella strategia di promozione dei film: grazie alla sua perpetua messa in onda su MTV prima dell'uscita di Flashdance nelle sale, Hollywood comincia a considerare il video una delle più efficienti strategie di marketing a disposizione. Matkosky e Sembello vincono un Grammy, mentre Flashdance e Moroder cambiano il volto del cinema. E quello della musica.