Recensione Tatanka (2011)

Stupefacente per tecnica e spettacolarità il lavoro del giovane cineasta riesce nel difficile intento di dosare nel migliore dei modi il grande impatto visivo ed emotivo di un campione vero come Clemente Russo, poco esperto di recitazione ma bravissimo a mettersi al servizio di una storia dolorosa e intensa.

Pugni chiusi contro la camorra

Aveva già piacevolmente sorpreso nel 2006 confezionando La vera leggenda di Tony Vilar, il film che si metteva sulle tracce dell'emigrante calabrese divenuto famoso in Sud America per la canzone Quando calienta el sol poi sparito dalla circolazione senza lasciare traccia. A cinque anni di distanza il talentuoso Giuseppe Gagliardi, regista cosentino classe 1977, torna sul grande schermo con un altro ritratto a tinte forti che non è solo quello del giovane protagonista ma quello di un'intera generazione che prende a pugni la vita prima che questa sferri il cazzotto decisivo.
Tratto dal racconto breve Tatanka Skatenato, inserito nella bellissima raccolta La bellezza e l'inferno di Roberto Saviano, il film non segue come per Gomorra lo stesso percorso indicato dallo scrittore ma il testo viene usato piuttosto come fonte di ispirazione e trampolino di lancio per dar vita ad una storia che va assai più a fondo, che va a esplorare con un realismo d'altri tempi la realtà quotidiana dei ragazzi delle periferie campane tenute in pugno dalla camorra.


Ragazzi che tentano di sfuggire alle grinfie della malavita grazie allo sport più fisico del mondo, il pugilato che si 'studia' sin da piccoli nelle palestre storiche di Marcianise e della provincia di Napoli, in cui coach, come balie, allevano i campioni sin da bambini insegnando loro i valori della fatica, del sudore, della disciplina e della lealtà sportiva. E' con anni di allenamenti duri e di rigoroso insegnamento tecnico che i 'maestri' preparano questi ragazzi all'incontro con le regole più ancestrali della carne, quelle che pongono ogni uomo che sale sul ring con indosso i guantoni davanti alle sue possibilità materiali, perchè è solo con la forza delle mani che si può dimostrare il proprio valore, perchè come dice Saviano "quando combatti non conta il diritto, non conta la morale, non conta niente se non il tuo perimetro di carne, le tue mani e i tuoi occhi. Perchè non puoi mentire nel contatto fisico. Non puoi chiedere aiuto. Se lo fai accetti la sconfitta".

E' questa la storia del giovane atleta protagonista Michele, un boxeur davanti alla macchina da presa di Gagliardi ma anche nella vita reale, perchè a prestare la carne e il cuore a questo personaggio è niente meno che Clemente Russo, uno dei pugili italiani più talentuosi che dopo l'oro al mondiale e l'argento olimpico di Pechino l'anno prossimo sarà sicuramente il fiore all'occhiello della nostra nazionale alle Olimpiadi di Londra. Sono il suo volto scolpito e il suo corpo, massiccio e agile allo stesso tempo, a dare l'immagine vivida dell'arcaica ed epica bellezza dei combattimenti corpo a corpo, sono i suoi occhi a racchiudere lo sguardo di tutti quei giovani che sono scampati alle mani avide della criminalità organizzata. Sarà proprio grazie all'incontro con la boxe che Michele riuscirà ad emanciparsi, ma il viaggio alla scoperta di se stesso e alla ricerca del riscatto sociale sarà lungo e tortuoso. Dalla solitudine e dal nulla della periferia di Caserta arriverà fino alle Olimpiadi passando per l'inferno dei ring clandestini di Berlino sferrando e incassando pugni che smettono di essere unicamente dei gesti sportivi, ma diventano simboli.

Ed è sulla figura e sulle imprese del protagonista che si incentra tutto il film, un'opera classica di genere nella sua concezione 'sportiva' che riesce con un realismo straordinario e una delicatezza inaspettata a coniugare azione, introspezione e analisi antropologica agendo nel complicato contesto di una delle realtà più devastate del nostro tessuto sociale. Come un gladiatore dal volto familiare, Michele prova a metter all'angolo chiunque lo sfidi con un unico scopo: vincere. Sempre e comunque. Perchè in questo territorio uno come lui smette di essere solo uno sportivo e diventa un eroe, uno che non lotta più per i soldi, per se stesso, per il titolo mondiale o per dare soddisfazione all'allenatore, ma lotta per tutti, anche e soprattutto per quelli che non ce l'hanno fatta.

Splendide le musiche di Beppe Voltarelli, elegante e discreta nel delineare la bellezza e l'inferno della realtà di Marcianise la regia di Gagliardi. Stupefacente per tecnica e spettacolarità, il lavoro del giovane cineasta riesce nel difficile intento di dosare nel migliore dei modi il grande impatto visivo ed emotivo di un campione vero come Clemente Russo, poco esperto di recitazione ma bravissimo a mettersi al servizio di una storia dolorosa e intensa che non parla semplicemente delle sue imprese o dei suoi successi, bensì di come si possa riuscire ad essere qualcuno anche quando cresci nel degrado, quando non ti fidi di nessuno di quelli che hai intorno, quando è sempre tutto in salita. Piccoli grandi uomini che hanno muscoli e velocità, guardo fiero, un grande coraggio che pulsa nelle loro viscere e che portano nei loro pugni tutta la rabbia della loro terra.

Movieplayer.it

4.0/5