Ci sono tutti per presentare Il passato è una terra straniera. A partire dall'autore del libro, Gianrico Carofiglio, e dal regista, Daniele Vicari.
Sfilano poi i due protagonisti, Elio Germano e Michele Riondino, oltre a tutto lo splendido cast femminile: Chiara Caselli, Valentina Lodovini, Maria Jurado e Romina Carrisi Jr..
Una storia forte, che ha avuto bisogno di una mano ferma nella direzione e di un grande cast nel gestirla.
"Il romanzo mi ha colpito profondamento - ci dice Vicari - un racconto sui chiaroscuri della società. Mi ha trasmesso qualcosa di antico, mi ha ricordato alcuni dei romanzi dell'800. Era presente fortemente la questione dell'identità personale, ed è questo il motivo fondamentale per cui io ho pensato di fare il film a partire da questo libro. Il tema è universale, non è localizzabile, narra di una vicenda a cavallo tra due momenti fondamentali della vita. Un film non schiacciato sul piano narrativo su racconti pedissequi di fatti, ma con ampie possibilità di esprimersi".
Ma guai a parlare di "film di genere" per la pellicola, che effettivamente mostra segnali evidenti in quella direzione.
"Non mi parlate più di generi - supplica il regista - La questione credo che sia superata dopo più di un secolo di storia del cinema. I generi si mescolano tra di loro ormai. Il problema vero di un racconto è se produce senso nel suo svolgersi, alcuni film di genere non producono nessun senso. Bisognava fare delle scelte a partire dal racconto, ho lavorato con degli sceneggiatori, che per fortuna sanno fare il loro mestiere".
Ovviamente, l'operazione di trasposizione richiedeva qualche taglio: "Il romanzo era complesso - dice Massimo Gaudioso, uno degli sceneggiatori - dovevamo sacrificare qualcosa. La scelta più difficile era quella di operare tagli netti. Il principale è stato quello di rinunciare all'indagine poliziesca presente nel libro, per concentrarsi sul rapporto tra i due ragazzi".
A differenza dei tanti che si dissociano dai film tratti da un proprio scritto, Carofiglio sostiene a spada tratta la pellicola di Vicari: "Quando ti presti ad un'operazione del genere, bisogna accettare che la sceneggiatura sia diversa dal romanzo; se si è restii in questo è meglio rimanerne lontani. Io questa regola l'ho accettata fin dall'inizio, guardando poi il film come uno spettatore comune, provando a scordare la paternità del romanzo".
Carofiglio, però, a differenza del regista, è affascinato dalla valorizzazione dei film di genere. "La questione del genere è interessante. La scrittura vale la pena solo se dà ordine a qualcosa che di per sè non ha senso. In questo il genere è uno strumento. Sciascia usava proprio il genere del giallo come strumento per coinvolgere il lettore. L'idea era quella di offrire uno schema di lettura avvincente. Io in qualche modo seguo il suo insegnamento".
Occorre dunque, perchè l'operazione non rimanga come uno sterile esercizio di stile, un grande lavoro sui personaggi.
"Io però non ho lavorato nel senso di costruire un personaggio - spiega Elio Germano - ma lo volevo decostruire, per lasciare il personaggio colpito e stupito da quello che gli accadeva intorno. Non volevo fare un'analisi approfondita del personaggio a priori, non volevo giudicare, dare un taglio morale all'interpretazione".
Nonostante ciò, un complesso lavoro è stato fatto soprattutto nel preparare le scene di violenza subite da alcune delle protagoniste femminili.
Su questo punto si racconta Valentina Ludovini: "Il clima era molto sereno, per fortuna. Avevo due compagni straordinari sul set, che mi hanno accolto sin da subito. Ad un certo punto però subentrata una tensione, perchè mi sono immersa in quello che accadeva "qui ed ora". Le scene di violenza sono molto pericolose in un certo senso. Siamo stati tutti e tre da un maestro d'armi a prepararle, ed è stato molto piacevole girarle, in un modo paragonabile a quello che si usa in teatro in qualche modo, per le molte prove che abbiamo fatto".
"Mi sono posto il problema su come girare scene d'azione - ammette Vicari - Le scene violente o sono studiate come si studia la danza, o non funzionano. Gli attori sono stati capaci di imparare i passi di una danza con una assoluta precisione. Laddove non ha funzionato le scene sono riuscite male. Questa danza invece porta ad un'armonia della scena, danno emozione".
E proprio per le scene di cruda violenza, il film sarà vietato in sala ai minori di 14 anni. "Trovo l'istituto della censura una cosa da medioevo, presente però nel nostro oggi. Su questi film vietati mi sono formato cinematograficamente. Bisognerebbe discutere a fondo di questi argomenti. Se ancora sentiamo il bisognio di proteggere gli scemi, perchè evidentemente tali consideriamo i nostri cittadini, il nostro paese è davvero in difficoltà".
Sorpreso anche Riondino, spalla di Germano come protagonista del film: "L'umanizzazione che abbiamo infuso nei nostri personaggi è stata fondamentale. I due rappresentano i due opposti, si scambiano i ruoli, non sono figure che possono essere lette solo come negative".
"Sicuramente non è un romanzo di formazione - aggiunge Elio - Ma è un film che riguarda tutte le persone, non solo quelle di una certa fascia di età, perchè puoi vivere esperienze del genere anche a 60 anni. Racconta il viaggio di una mente".
Una parola conclusiva Riondino la vuole spendere anche sulla sua terra, la Puglia, nella quale il film è girato: "E' un film scuro, notturno. Quale città migliore che quella dei vicoli di Bari, che è una città scura, dove ci si sente osservati, senti rimbombare i passi quando cammini. La claustrofobia che si respira in città mi ha aiutato tanto".