Polemiche e tensioni per la prima de Il sangue dei vinti

Urla, fischi, applausi, contestazioni. La prima proiezione de Il sangue dei vinti, film tratto dal discusso libro di Pansa, divide il pubblico, con reazioni e commenti che vanno ben oltre a quello che ci si aspettava.

Roma, 26 ottobre 2008. All'Auditorium, in sala Sinopoli, è di scena la première de Il sangue dei vinti, nuovo film di Michele Soavi, ma soprattutto adattamento del libro di Gianpaolo Pansa che tanto ha fatto discutere in questi anni.
In realtà, e su questo sono un pò tutti d'accordo, a livello di tessuto narrativo, di storia, il libro è servito solamente da vaga e confusa ispirazione. Eppure il giornalista dell'Espresso pare aver gradito.
Il pubblico, al contrario, si divide. Già quando viene annunciato il dibattito che seguirà alla proiezione, appena il nome di Gasparri, capogruppo del PdL in Senato, viene pronunciato dall'annunciatrice, la sala mugugna.
Ma è sui titoli di coda che, per la prima volta quest'anno, il pubblico si fa sentire con una certa insistenza: per circa due minuti si rincorrono urla di disapprovazione ed applausi, in una continua gara a sorpassarsi. L'aspetto politico del film è talmente caldo e sentito che qualcuno si mette a discutere animatamente, ai limiti del consentito, fin quasi ad arrivare alle mani.

E' l'autore del libro a capire per primo il clima di tensione che si percepisce nell'aria. "Ringrazio le tantissime persone presenti, ho sentito la loro tensione, gli sono due volte grato, sia perchè hanno applaudito, sia perchè hanno avuto il coraggio di contestarlo".
Nei titoli di coda il giornalista appare come uno degli autori della sceneggiatura. "Non è del tutto esatto - sottolinea - In questo mi ritrovo con quel che ci dicevamo prima con Gasparri, vale a dire che il film è totalmente diverso dal libro. Non capisco però quale sia il problema, visto che una cosa non ostacola l'altra. Alla fine si parla sempre dei morti, e vanno seppelliti tutti, ricordati tutti".
Per un istante Pansa sembra prendere le distanze da una pellicola che dal libro trae appena lo spunto perchè "molte cose non mi convincevano, ed alcune non sono state sistemate". Poi in qualche modo ritorna sui suoi passi, elogiando il protagonista, Michele Placido "che rappresenta in modo così vero lo smarrimento di tanti italiani in quegli anni", e definendo la pellicola di Soavi - che, presente in sala per la proiezione, si defila, nonostante fosse stato annunciato, dal dibattito - "un grande fi_lm", augurandosi che esca al più presto nelle sale.
Placido anche attacca con una certa durezza, pur rispondendo al pubblico definendosi "_uomo di sinistra
", per cui al di sopra di possibili sospetti. Condanna però una cultura dominante "che non mi ha fatto studiare queste verità dolorosissime, che nei libri di storia non sono state raccontate".
Getta ulteriore sale su ferite aperte Savino Pezzotta, figlio di un deportato in campo di concentramento, individuando la colpa nell' "impiantarsi del regime in Italia". Dopo avere incassato gli applausi, fa nomi e cognomi, individuando nel fascismo e in casa Savoia i responsabili ultimi del clima d'odio di quegli anni. "Non si possono fare confusioni - conclude - Non si possono mettere tutti sullo stesso piano".

L'intervento di Pezzotta scalda nuovamente gli animi. Ma non finisce qui. L'intervento di Gasparri viene continuamente interrotto dalle proteste, pretestuose o meno, della sala.
Pretestuose quando il senatore riflette sul fatto che "i politici dovrebbero entrare meno in questi dibattiti, e far ragionare piuttosto gli storici".
Con possibili ragioni quando però sostiene che "occorrerà Il sangue dei vinti 2! Va infatti raccontata tutta la parte che va dal 46 al 47, in cui si massacrò gente che non c'entrava nulla, e va fatto - prosegue alzando la voce per coprire i fischi - anche se dà fastidio a qualcuno".
Gasparri si spazientisce, ma il giusto che conviene a quella che è comunque una serata di festa per il cinema, e di riflessione per la politica.
Calmatasi un pò gli animi, sta a Pansa tirare le fila di quello che è stato uno dei momenti più caldi di tutto il festival.
"Il film che auspica Gasparri non sarà mai fatto. Almeno non credo che la Rai o qualche altro produttore faranno un film sulla guerra civile. I grandi organismi istituzionali sono infettati dalla pressione dei partiti. Comunque Spero che serva tutto, anche le tensioni di questa sera, a rompere il muro di idee vecchie e incrostate su quel che è accaduto in Italia in quegli anni".
Visto il clima da stadio, le tifoserie che si opponevano vicendevolmente in una placida serata dell'ottobre romano, questo obiettivo sembra lontano...