La gente è proprio buffa, vista da quassù... piccole formiche. A volte penso penso che pochi esseri abbiano uno scopo, ma probabilmente uno scopo esiste per tutti, in disegni misteriosi.
"Il grido uscì strozzato come un sussurro. Vide con orrore che tutt'e tre le sue compagne sparivano rapidamente dietro il monolito. - Miranda! Torna indietro! - Mosse pochi passi incerti verso la salita e scorse come ultima cosa una manica bianca che scostava i cespugli davanti a sé". In questa manciata di righe, tratte dal terzo capitolo del romanzo di Joan Lindsay, è sintetizzato il mistero alla radice di Picnic ad Hanging Rock: un caldo pomeriggio dell'estate australiana e tre fanciulle dall'abito bianco che, in silenzio, si inoltrano fra i macigni di Hanging Rock, sotto lo sguardo sgomento dell'inerme Edith e le sue urla di terrore. Una sequenza riprodotta superbamente all'interno del film che avrebbe rivelato il talento di un cineasta trentenne di nome Peter Weir.
Originario di Sydney, Peter Weir aveva debuttato dietro la macchina da presa nel 1971 con il mediometraggio Homesdale, a cui aveva fatto seguito nel 1974 la commedia horror Le macchine che distrussero Parigi. Il suo stile grottesco colpisce l'attenzione della produttrice Patricia Lovell, che aveva acquistato i diritti del libro di Joan Lindsay e decide dunque di affidare a Weir il compito di dirigerne una trasposizione per il cinema. Proiettato per la prima volta in Australia l'8 agosto 1975, Picnic ad Hanging Rock si rivela un fenomeno senza precedenti in patria; tra la fine del 1976 e i primi mesi del 1977 approderà anche nel resto del mondo, diventando il film-manifesto della cosiddetta New Wave australiana.
I segreti di Hanging Rock
Picnic a Hanging Rock è innanzitutto il titolo del romanzo pubblicato dalla Lindsay nel 1967: un romanzo che travalica le barriere dei generi, innestando in una struttura da mystery novel riferimenti all'esoterismo, suggestioni da Australian Gothic, introspezione psicologica e affresco storico-sociale. Elementi che Peter Weir e lo sceneggiatore Cliff Green conservano scrupolosamente, realizzando una sorta di atipico giallo con convenzioni e regole del tutto nuove: un giallo legato alla "roccia sospesa" del titolo, un'imponente formazione vulcanica che domina il selvaggio bush australiano. Hanging Rock è la meta della gita organizzata, nell'assolato sabato di San Valentino dell'anno 1900, dall'Appleyard College, una scuola privata femminile gestita con piglio severo da Mrs. Appleyard.
Nel primo pomeriggio, mentre le altre stanno terminando il loro picnic, quattro ragazze decidono di esplorare il complesso roccioso. Guidato dalla ragazza più carismatica del collegio, Miranda St. Clare, ammantata da una grazia botticelliana, il piccolo gruppo si dirige quindi verso la sommità di Hanging Rock, lasciandosi rapire dal fascino ancestrale di quel luogo. Come spinte da un richiamo silenzioso, Miranda, Marion e Irma avanzano in una fessura tra i massi; la quarta di loro, Edith, inizia a gridare e fugge precipitosamente. Qual è la sorte delle tre ragazze e di una delle loro istitutrici, Miss Greta McCraw, che sparirà poco dopo in maniera altrettanto inspiegabile? Quale segreto si cela fra i sassi di Hanging Rock?
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Le realtà nascoste
Lo spettatore, così come il lettore del libro di Joan Lindsay, è messo dunque di fronte a un mistero che sembra ricollegarsi alla prima dicotomia alla base del racconto: quella fra la civiltà, simboleggiata dalle ampie sale dell'Appleyard College e dalle sue ferree norme di comportamento, e la natura, colta da Weir nei suoi lati più ammalianti e sublimi, come animata da antiche forze ctonie. Ma leggere Picnic ad Hanging Rock soltanto in questa prospettiva, per quanto probabilmente la più diretta e immediata, sarebbe riduttivo: la potenza della storia (e quindi del film), il suo incanto ipnotico e talvolta sinistro, accentuato dal flauto di Pan di Georghe Zamfir, risiedono in una pluralità di spunti e di possibilità lasciate aperte, in una dimensione polifonica priva di un autentico protagonista, in una narrazione circolare imperniata sulle ellissi e sul "non detto".
Non a caso vari personaggi si trovano a fare i conti con una realtà rimossa o sottaciuta: l'attaccamento dell'allieva Sara Waybourne per l'adorata Miranda si esprime attraverso poesie o frasi criptiche ("Conosce cose che pochi altri conoscono"); Irma pronuncia un oscuro presagio nei confronti di Sara ("La morte negli occhi. Anche Sara, poverina, è come se avesse le stesse cose scritte in fondo agli occhi... molto in fondo"); la giovane Irma Leopold ricompare all'improvviso, ma non riesce a spiegare cosa sia accaduto a lei e alle sue compagne, suscitando la furia delle altre allieve in una scena delirante e intimamente spaventosa. Una scena in cui la diga della razionalità viene abbattuta dalla furia dionisiaca di quelle ragazze che, come se per qualche istante fossero state tramutate in baccanti, si avventano rabbiose contro Irma.
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Sfidando l'ignoto
Ecco, dietro la sua sensualità languida e trattenuta (che influirà non poco sul cinema di Sofia Coppola), al di là del calore voluttuoso della fotografia di Russell Boyd, Picnic ad Hanging Rock è percorso da una vena di delirio latente: pulsioni e sentimenti tenuti a freno dietro buone maniere, abiti candidi e crinoline, ma pronti ad esplodere da un momento all'altro, travolgendo i rigorosi equilibri del collegio e scardinando quella compostezza vittoriana che pretenderebbe di controllare ogni aspetto dell'esistenza. E benché l'impostazione sia quella dell'opera corale, Peter Weir ci offre comunque due punti di vista privilegiati sulla vicenda, che corrispondono a due personaggi appartenenti al sistema 'civilizzato', ma disposti tuttavia a metterlo in discussione: Michael Fitzhubert, un rampollo di buona famiglia appena giunto dall'Inghilterra, e Mademoiselle Dianne de Poitiers, l'insegnante di francese.
La scelta di queste due figure non è casuale. Michael, interpretato dal diciottenne Dominic Guard (il protagonista di Messaggero d'amore di Joseph Losey), si lascia irretire dal mistero di Hanging Rock e ha il coraggio di sfidarlo, improvvisandosi detective con l'aiuto del suo cocchiere, Albert Crundall; l'importanza del personaggio viene però ridimensionata nella director's cut del 1998, da cui Weir eliminerà diverse scene relative a Michael e al suo idillio romantico con Irma. Da parte sua, Mademoiselle de Poitiers (l'attrice Helen Morse) dimostra un genuino affetto per le allieve dell'Appleyard College e una particolare premura per Sara, in aperta opposizione a Mrs. Appleyard.
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Un sogno dentro un sogno
E proprio la direttrice del collegio, a cui dà vita la grande attrice gallese Rachel Roberts, costituisce un'altra figura emblematica: la garante e la portavoce di una società chiusa e repressiva, in cui non sono ammesse violazioni della norma e in cui le differenze di censo si trasformano in barriere invalicabili (da qui la sua acrimonia per Sara, in quanto povera e senza protezioni familiari). Mrs. Appleyard, incarnazione della rigidità vittoriana e della mentalità colonialista dell'Impero britannico, è quanto di più distante dalla natura indomabile e dalla sacralità 'pagana' di Hanging Rock: incapace anche solo di concepire il suo arcano potere di fascinazione, la donna ne sarà al contrario la vittima indiretta da quando la scomparsa delle allieve incrinerà la stabilità e l'ordine dell'Appleyard College.
Scossa dal timore di uno scandalo e da turbamenti ancora più profondi, Mrs. Appleyard abbasserà la guardia, si darà all'alcol e si abbandonerà ai ricordi del defunto marito. Il racconto si chiude su di lei, su un suo spettrale primo piano, mentre una voce fuori campo ci informa della tragica sorte che attende la donna da lì a poco, con un'ultima terribile ellissi (nelle pagine del romanzo, invece, la sua fine è ben più dettagliata e include un elemento orrorifico). E in conclusione, come in un sogno, si ritorna a quel picnic di San Valentino, alle immagini eteree delle ragazze vestite di bianco e distese sull'erba, in procinto di addentrarsi in un mistero senza risposta. Se non, forse, la frase sibillina pronunciata da Miranda davanti alla sommità della roccia: "C'è un tempo e un luogo giusto perché qualsiasi cosa abbia principio e fine".
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