La Disney è un'azienda colossale la cui influenza va ben oltre il peso economico che esercita, detenendo anche un potere creativo senza precedenti. Tale direzione creativa va ben oltre i vari prodotti d'intrattenimento e ci sono molti altri elementi che certificano questa particolare autorevolezza della Disney nel mondo dell'arte, uno su tutti Disneyland. Il concetto stesso di entrare, in modo tangibile, nel regno de La Casa di Topolino, tra spettacoli ad hoc, aree tematiche, merchandise a profusione e, soprattutto, tante attrazioni originali, è una macchina emotiva senza freni che è difficile da fermare.
Parlando delle attrazioni, molte di queste sono state create proprio in seguito alla distribuzione di determinati film Disney, anche se molte altre sono nate in maniera del tutto indipendente, facendo il salto opposto, ovvero ispirando pellicole dedicate, sicuramente uno scenario più interessante. Considerando la recente riscoperta di questi titoli da parte dell'azienda, dal recente Jungle Cruise al reboot de La casa dei fantasmi, è opportuno analizzare questo fenomeno dal punto di vista commerciale, ripercorrendo dall'inizio tutta questa operazione strategica.
Le origini
Il primo film Disney che traspone su schermo un'attrazione di Disneyland è Fantasmi da prima pagina (in lingua originale, Tower of Terror), arrivato nel 1997 nelle sale. Il titolo trae ispirazione dalla celebre Tower of Terror, attrazione a caduta libera ambientata nel fittizio The Hollywood Tower Hotel, vittima di un incidente temporalesco che ha aperto casualmente un varco in una nuova dimensione. La prima caratteristica che emerge in questo progetto, così come nei due lungometraggi successivi ovvero Mission to Mars e I mattacchiorsi, rispettivamente ispirati alle attrazioni Mission to Mars e Country Bear Jamboree, è che non c'è nessuna ambizione di espansione in qualcosa che va al di là di un singolo progetto, ma c'è solo la volontà di riproporre, in chiave filmica, queste ambientazioni, ovviamente modificando leggermente la storia di partenza e dandogli una struttura più cinematografica. All'apparenza, quindi, i primi tre lungometraggi di questo filone non rispondono ad alcuna esigenza strategica, ma sono stati un semplice e comodo sistema per riciclare intelligentemente alcune idee dei parchi Disney.
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Pirati dei Caraibi, il punto di svolta
Tutto cambia nel 2003, quando la Disney fa una scommessa decisamente ambiziosa che si rivela un trionfo: in quest'anno esce La maledizione della prima luna, pellicola ispirata alla dark ride acquatica Pirati dei Caraibi, prendendo come ispirazione solo alcune scene e il background generale, creando qualcosa di totalmente nuovo. Già di per sé il fatto di trasporre solo genericamente l'ambientazione di partenza, passando poi alla sperimentazione pura sul piano registico e narrativo, è fuori dagli schermi, ma quello che realmente colpisce è che, in seguito al successo del film, è stata realizzata una saga dedicata dal grande fascino (anche se ad ora naviga in cattive acque, come abbiano sottolineato in un articolo dedicato). Ecco che in questo caso la fama del franchise ha trasceso l'attrazione stessa, a tal punto che nei vari Parchi è stata modificata con l'inserimento di alcuni elementi dei lungometraggi, come la presenza di Jack Sparrow, ad esempio.
Il rilancio con Jungle Cruise
Negli anni seguenti, il caso Pirati dei Caraibi è rimasto purtroppo isolato anche perché i successivi progetti portati su schermo ovvero La casa dei fantasmi (in originale, Haunted Mansion) e Tomorrowland - Il mondo di domani, rispettivamente ispirati alle attrazioni omonime, non hanno ricevuto un'accoglienza calorosa e ciò probabilmente ha spinto la Disney a chiudere un qualsiasi ponte con il futuro per tali pellicole. Non solo: dal 2015, anno di uscita di Tomorrowland, sono serviti ben 6 anni per ripartire con Jungle Cruise, che, sfruttando il tema piuttosto neutro e "vuoto" della ride originale, splendido sul piano estetico, ma in parte deficitario sul piano narrativo, ha proposto un classica avventura esplorativa con tanti elementi nuovi che hanno decretato il successo del progetto, dando finalmente un volto ad alcuni protagonisti e rendendo la trama più elaborata. Una riproposizione che, alla fine, ha raccolto i suoi frutti, visto il sequel in lavorazione, il primo seguito ufficiale di un titolo di questo tipo tralasciando il già citato franchise piratesco.
Il futuro, tra reboot e prodotti "originali"
Jungle Cruise è stata una pellicola importante perché ha tracciato, finalmente, una possibile strada per questa tipologia di progetti, riaccendendo da un lato le aspettative e la curiosità del pubblico, dall'altro ripartendo, probabilmente, con un nuovo spirito. Non è probabilmente un caso il fatto che il più recente film è proprio il reboot de La casa dei fantasmi, quasi un tentativo di cancellare il passato e tentare un nuovo futuro. Sulla falsariga di questo lungometraggio c'è per l'appunto il reboot di The Tower of Terror, diretto da Taika Waititi, ancora in pre-produzione, mentre all'orizzonte ci sono nuovi titoli ispirati ad altrettante attrazioni come Space Mountain, Big Thunder Mountain e Journey into Imagination. L'obiettivo a lungo termine della Disney è semplice: trovare un nuovo Pirati dei Caraibi e se con Jungle Cruise sembra esserci riuscita, non è sufficiente per rafforzare il potere creativo della company che, come sappiamo, ultimamente sta perdendo qualche colpo, almeno a livello di percezione degli spettatori.
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L'esigenza di rinnovamento
Creare nuove saghe, però, potrebbe non funzionare ed è evidente che il mercato richiede un rinnovamento marcato da questo punto di vista. Tralasciando, quindi, almeno per un attimo, l'ipotesi saghe, quello che viene in mente è che i progetti filmici ispirati alle attrazioni, in futuro, potrebbero interagire maggiormente tra loro, mostrando l'appartenenza ad un unico universo condiviso. D'altro canto, però, il vero problema che sta a monte di questo discorso è che Disney continua a non riuscire a fare un passo in avanti, continuando a sfoggiare il proprio potere artistico investendo continuamente su IP già consolidate della sua cerchia, senza realmente proporre qualcosa di diverso. Forse la via perfetta potrebbe essere lanciare inedite attrazioni con la creazione conseguente di nuovi film: in questo modo, perlomeno, si garantirebbe una ripartenza di nuove idee sul mercato, senza dover necessariamente ancorarsi a qualcosa di già esistente. In conclusione, sembra che la suggestione delle attrazioni non sia più sufficiente e la company deve autoimporsi un cambiamento, sia esso strategico o contenutistico, per dare un nuovo valore a questi lungometraggi.