Senza far torto a nessuno, bisogna riconoscere che la grande curiosità della stampa per l'uscita italiana di Alla ricerca dell'isola di Nim, pellicola ispirata allo scoppiettante racconto per ragazzi di Wendy Orr, era in gran parte dovuta al ritorno di Jodie Foster a Roma. Ebbene, la star di Los Angeles ha confermato ancora una volta il suo feeling con la Capitale, presentandosi alla Casa del Cinema in forma smagliante.
Giornalisti una volta tanto discreti hanno accolto, con qualche isolato dissenso, l'invito rivolto loro a non tartassare la Foster con domande troppo personali, specialmente a riguardo delle dichiarazioni più o meno recenti rilasciate dalla star sulla propria sessualità.
Del resto gli argomenti da trattare non erano certo pochi, con Jodie impegnata qui in un ruolo che ha saputo metterne in risalto le doti comiche, ancora poco esplorate; e difatti l'attrice, con l'humour e l'intelligenza di cui è largamente provvista, ha dribblato ogni insidia soffermandosi ove richiesto sui motivi che l'hanno spinta ad accettare questa parte insolita, in cui la volontà di interpretare un personaggio brillante si fonde con l'adesione a ideali ecologisti.
La sua partecipazione al film è assai divertente, come dimostra l'esilarante scena girata in aeroporto, e allora perché rimane difficile vederla in una commedia?
Jodie Foster: Diciamo che è da parecchi anni, almeno una quindicina considerando il tempo trascorso dalla realizzazione di Maverick, che cerco di fare un film un po' più leggero che abbia però le credenziali giuste, ma finora non avevo trovato niente per cui ne valesse la pena. Quando poi ho letto questa sceneggiatura ho bussato sonoramente a più di una porta, intenzionata a dimostrare di essere adatta alla parte.
Nel film vi è un meccanismo narrativo che funziona molto bene, quello che ricorda un po' il film interpretato da Woody Allen, Provaci ancora, Sam, con Gerard Butler al posto del fantasma di Bogart. Come ha impostato queste scene?
Jodie Foster: Mi è piaciuto molto come si è lavorato sull'idea dell'alter ego, che mi vede duettare col personaggio di Gerard Butler. In realtà non pensavo molto alla pellicola interpretata da Woody Allen, ma io e Gerard ci siamo divertiti lo stesso all'idea di giocare con i rispettivi ruoli; lui, abituato a portare sul grande schermo soggetti dallo spirito intraprendente e avventuroso, ed io, invece, pronta a lottare contro le paure dei miei personaggi.
Insomma, ci è piaciuto prendere un po' in giro i nostri ruoli abituali, penso poi che non sarà un problema, almeno per me, tornare a interpretare personaggi drammatici.
Dopo pellicole come Il buio nell'anima, finalmente un film da poter vedere con i propri figli... concorda con tale prospettiva?
Jodie Foster: Assolutamente. Questa volta sono potuta andare all'anteprima con i miei figli e vedere il film insieme a loro, inoltre sono potuti venire a trovarmi sul set e non soltanto durante le pause della lavorazione come accadeva in passato, quando a film completato era persino impensabile che ne vedessero il trailer.
In questo caso, invece, i ragazzi avevano letto il libro prima ancora che io girassi il film, così hanno potuto calarsi facilmente nei personaggi e nel loro rapporto con gli animali.
Lei si considera un tipo avventuroso o è vittima di particolari fobie, come il personaggio cui da vita in Alla ricerca dell'isola di Nim?
Jodie Foster: Sono l'esatto contrario di Alexandra, difatti non ho grosse fobie, magari posso non amare particolarmente i serpenti ma credo che questo sia ampiamente compensato dal genere di attività, assai movimentate, che sono solita praticare: mi piace un po' di tutto, da andare sugli sci a fare immersioni subacquee.
Come ha lavorato sui tempi comici? Nella scena della caduta dal tapis roulant è proprio lei o ha fatto ricorso alla controfigura?
Jodie Foster: Di sicuro i tempi della commedia sono diversi, tendono ad essere circolari. Io però mi muovo soprattutto in base all'istinto, se uno ci pensa troppo non è più credibile. Per quanto riguarda invece la scena del tapis roulant mi sarebbe piaciuto interpretarla senza ricorrere alla controfigura, ma sono stata bloccata dalla produzione, visto che in effetti andare a sbattere con la faccia sul metallo poteva rappresentare un problema non trascurabile.
Anche ripensando agli esordi della sua carriera, le ha fatto piacere lavorare con Abigail Breslin, la bambina prodigio di Little Miss Sunshine?
Jodie Foster: Abigail è una bambina fantastica, eccezionale, e comunque mi piace lavorare con quei bambini che mi riportano a quando avevo la loro età e mi comportavo sul set alla stessa maniera, col desiderio di apprendere quanto più possibile.
Tornando a Abigail, la considero una bambina speciale con una grande famiglia alle spalle, se ci si sofferma poi sui personaggi che interpretiamo, trovo che siano in qualche modo speculari: entrambe le eroine del film sanno affrontare situazioni difficili, ma hanno anche bisogno di appoggiarsi a qualcuno che le protegga.
È vero che passerà un po' di tempo, prima di rivederla in un altro film?
Jodie Foster: Negli ultimi dieci, quindici anni ho deciso di far passare più tempo tra un'interpretazione e l'altra, anche perché sento il bisogno di concedere uno spazio maggiore al rapporto con i miei figli. Di film quest'anno ne ho fatti ben due, e mi è sembrato anche troppo. Perciò non ho intenzione di rimettermi subito a recitare, mentre l'idea è quella di prendermi tutto il tempo necessario per un altro progetto cinematografico, di cui vorrei curare la regia-
Quale messaggio vorrebbe che arrivasse ai ragazzi, attraverso Alla ricerca dell'isola di Nim?
Jodie Foster: Credo che il film contenga un messaggio fantastico, e cioè che bisogna farsi tutti paladini della salvaguardia del nostro pianeta. Il discorso è che se noi ci prendiamo cura degli animali, loro si prenderanno cura di noi, un po' come si vede nel film. Accanto a questo ritengo che ci sia un'altra idea importante, che riguarda l'universo femminile: le donne, e le ragazzine in particolare, devono imparare a prendersi cura di se stesse, senza dipendere necessariamente da una figura maschile. Valgono da esempio le scene in cui si vede la giovanissima protagonista aggiustarsi qualcosa da sola, o adattarsi a mangiare cibi che possono apparire repellenti, pur di tirare avanti in un determinato ambiente. Si va così in direzione di modelli che, anche nel mondo post-femminista di oggi, faticano ad affermarsi.
Secondo lei è in atto qualche cambiamento profondo, nel sistema cinematografico americano?
Jodie Foster: Sono ben 42 anni che recito, come dire che dalla fine degli anni '60 a oggi ho potuto osservare la situazione da un punto di vista privilegiato, e più che di cambiamenti penso si possa parlare di fasi destinate a ripresentarsi, essendo legate principalmente a fattori economici, finanziari. Si creano così quelle situazioni che possono creare maggiori opportunità per un certo tipo di film, o magari abbondanza di proposte per determinati ruoli.
Negli ultimi tempi, ad esempio, si è riproposta da parte delle major la tendenza a sostenere quelle piccole produzioni indipendente, che possono ugualmente trovare il loro pubblico e creare i presupposti di un ritorno economico.