Papillon: toccata e fuga in tono minore

Punta tutto sul cast questo nuovo adattamento del memoriale di Henri Charrière a firma del danese Michael Noer, che chiama due attori dalle caratteristiche incredibilmente simili a quelle di McQueen e Hoffman a dare nuova vita a una storia entrata nell'immaginario collettivo.

Il memoriale Papillon di Henri Charrière, racconto dettagliato e avvincente dei suoi anni di prigionia nella Guyana francese, vide la luce nel 1969 e fu un dei più grandi bestseller degli anni '70. Nel 1973 le avventure del ladruncolo Charrière, chiamato "Papillon" per via della farfalla che aveva tatuata sul petto, approdarono dunque sullo schermo cinematografico per la regia di Franklin J. Schaffner e con due attori all'apice della loro fama nei ruoli principali: Steve McQueen nei panni dell'irriducibile Papillon e Dustin Hoffman in quelli del suo sodale, il milionario in disgrazia Louis Dega.

Leggi anche: Dustin Hoffman: 10 ruoli di culto di un 'laureato' senza età

Papillon: Rami Malek, Charlie Hunnam e Michael Socha in una scena del film
Papillon: Rami Malek, Charlie Hunnam e Michael Socha in una scena del film

Proprio sul casting punta tutto questo nuovo adattamento (basato sia sul libro del '69 sia sul successivo Banco, pubblicato nel 1972) a firma del danese Michael Noer, che chiama due attori dalle caratteristiche incredibilmente simili a quelle di McQueen e Hoffman a dare nuova vita a una storia entrata nell'immaginario collettivo: Charlie Hunnam, il bellissimo e carismatico eroe di Sons of Anarchy, già pentito di non aver accettato il ruolo di Mr. Grey nella torrida (?) saga delle sfumature, e il talentuoso, enigmatico e vulnerabile Rami Malek di Mr. Robot.

Leggi anche: "Dimmi che lo vedi anche tu!": la Top 10 dei maggiori colpi di scena di Mr. Robot

Fuga dall'inferno tropicale

Papillon: Rami Malek e Charlie Hunnam in una scena del film
Papillon: Rami Malek e Charlie Hunnam in una scena del film

Le analogie fisiche e temperamentali tra le due coppie di interpreti - anche se Hunnam e Malek non hanno certo lo starpower che vantavano allora McQueen e Hoffman - fanno pensare a un remake più che a un nuovo adattamento delle memorie di Charrière, ma in realtà la sceneggiatura di Aaron Guzikowski non ricalca pedissequamente quella di Dalton Trumbo e di Lorenzo Simple jr. per il Papillon del '73 ma cerca di avvicinarsi al vissuto del protagonista. Anche l'approccio di Noer alla gestione del racconto si allontana abbastanza drasticamente dall'impostazione di Schaffner, tutta basata sull'atmosfera e sui tempi dilatati per riflettere l'inerzia della detenzione, la ripetitività e il logorio dei lavori forzati e le condizioni disumane in cui vivevano i prigionieri tra la colonia penale di Cayenne, l'isola di St. Joseph, dove i detenuti che tentavano la fuga venivano chiusi in isolamento per anni, e la più piccola, infame isola del Diavolo.

Papillon: Rami Malek in una scena del film
Papillon: Rami Malek in una scena del film

La buona notizia è che il regista danese si guarda bene anche dal proporci un Papillon postmoderno che sarebbe stato difficile da digerire dopo aver recentemente visto Hunnam nel King Arthur - Il potere della spada di Guy Ritchie: ma questa versione della storia ha ritmi molto convenzionali, e anche il suo sguardo non ha granché di distintivo e fa inevitabilmente rimpiangere la calma grandiosa e assolata della visione di Schaffner. L'attenzione alle performance, tuttavia, è apprezzabile e Hunnam e Malek riescono a rinverdire l'alchimia tra Papillon e Dega in maniera piacevolissima: elemento chiave dell'avventura è infatti questa improbabile amicizia che nasce da un'urgenza utilitaristica, con il navigato e pugnace Charrière che si offre di proteggere l'altro, più fragile e inerme, in cambio del finanziamento dei suoi piani di evasione. Uno degli elementi più accattivanti di questo Papillon, assai meno ambizioso e memorabile del predecessore, è il rapporto tra due uomini di estrazione tanto diversa che muta, si rafforza, e sopravvive al passare del tempo e a prove molto difficile.

Leggi anche: King Arthur: (Ri)nascita di un mito

La farfalla che doveva volare

Se l'amicizia è la pietra angolare narrativa di Papillon il suo motivo principale è l'insopprimibile anelito alla libertà di un uomo che non si lascia piegare dalle avversità e dal sadismo di un intero sistema. E se suona come un cliché è perché probabilmente lo è, ma è un cliché affascinante, come sapeva bene Charrière, che ammise di aver condensato nel suo racconto le sofferenze, gli aneddoti e i rocamboleschi tentativi di fuga di diversi compagni di prigionia.

Papillon: Charlie Hunnam in un momento del film
Papillon: Charlie Hunnam in un momento del film

Se la fattura un po' anonima e la mancanza del respiro epico del film del '73 ne fanno una visione senz'altro da evitare per gli estimatori del film di Schaffner, Papillon resta un film imperdibile per quelli di Hunnam, autore di una prova fisica notevole e dotato di una presenza scenica fuori dal comune. Abbastanza da reggere il confronto con l'icona Steve McQueen.

Movieplayer.it

3.0/5